Il 17 settembre di quest’anno è stata approvata la Legge n.132/2025, “Disposizioni e deleghe al Governo in materia di intelligenza artificiale” ovvero la prima legge quadro nazionale sull’IA. Questa stabilisce principi di trasparenza, tutela dei diritti fondamentali e responsabilità, demandando al Governo il compito di emanare i decreti attuativi. Di fatto, è il complemento italiano all’AI Act europeo, con cui condivide la visione di un’AI “human-centric”.
Le sue conseguenze non sono scontate e per questo è interessante per gli addetti al settore legale la seconda edizione del Forum Legale organizzata da Wolters Kluwer in collaborazione con AIRIA – Associazione per la Regolazione dell’Intelligenza Artificiale.
Tenutasi a Milano il 7 ottobre scorso nella sede di Milano di Microsoft, ha riunito professionisti, accademici e rappresentanti delle istituzioni, compreso il Viceministro della Giustizia, per discutere l’impatto dell’AI nel contenzioso e nella pratica forense perché
Microsoft: competenze e governance per una trasformazione consapevole
Secondo Vincenzo Esposito, Amministratore Delegato di Microsoft Italia, l’adozione dell’AI nel settore legale è anche una questione di competenze e cultura digitale e nel suo intervento ha ribadito come l’AI generativa rappresenti “un motore di trasformazione, efficienza e competitività per tutte le organizzazioni”, proponendo una visione aziendale molto concreta: “I professionisti legali” – ha detto – “svolgono un ruolo strategico nell’assicurare un’adozione responsabile dell’AI. Sono chiamati a garantire che le imprese rispettino la normativa e, allo stesso tempo, a favorire un dialogo costruttivo con i regolatori per accelerare l’innovazione.”
Secondo il manager, l’obiettivo non è soltanto sviluppare nuovi strumenti tecnologici, ma abilitare competenze digitali in grado di tradurre le potenzialità dell’AI in valore tangibile per studi e clienti.
Per questo Microsoft investe nella formazione e nella “responsible AI governance”, aiutando le organizzazioni a comprendere limiti, rischi e implicazioni etiche dell’automazione decisionale.
Google e AIRIA: una rivoluzione giuridica trasversale
Un punto di vista più ampio è arrivato da Carmelo Fontana, Senior Regional Counsel di Google e Presidente di AIRIA, che ha messo in evidenza la portata sistemica della trasformazione in corso. “L’intelligenza artificiale sta cambiando in profondità il nostro tessuto economico, sociale e anche il sistema giuridico, influenzando la protezione dei dati, la proprietà intellettuale, i diritti dei consumatori e la responsabilità civile e penale.”
Per Fontana, l’AI non deve essere letta solo come una tecnologia, ma come un nuovo paradigma regolatorio e culturale che richiede competenze specialistiche unite a una visione d’insieme. Secondo lui, solo un approccio coordinato tra istituzioni, accademia e imprese potrà garantire che l’innovazione tecnologica proceda di pari passo con la tutela dei diritti.
L’analisi più giuridica è arrivata da Giusella Finocchiaro, professoressa di Diritto di Internet e dell’Intelligenza Artificiale dell’Università di Bologna, che ha delineato la complessità normativa del settore. “Le regole sull’IA formano un sistema multilivello che comprende il Regolamento europeo, la legge italiana e una serie di principi già presenti nel nostro ordinamento. Non esiste una risposta unica, ma serve un approccio pragmatico, orientato ai casi d’uso reali.”
Finocchiaro invita studi legali e imprese a spostare l’attenzione dalla teoria alla pratica: definire policy interne, contratti e protocolli operativi capaci di gestire i rischi specifici delle applicazioni AI.
Solo così – ha spiegato – si potrà evitare che la complessità normativa si traduca in incertezza operativa.
Piattaforme che promuovono l’uso responsabile e antropocentrico dell’IA nel settore legale
Secondo Giulietta Lemmi, CEO di Wolters Kluwer Italia (azienda che produce tra gli altri anche software per studi legali), la normativa rappresenta un punto di svolta: “Promuove un uso antropocentrico e trasparente dell’IA, che può assistere ma non sostituire l’essere umano nelle decisioni critiche, come quelle giudiziarie. È un equilibrio delicato tra innovazione e garanzie.”
Le piattaforme One AI e Kleos AI di Wolters Kluwer, per esempio, integrano modelli di intelligenza artificiale generativa nel software legale per migliorare produttività e accuratezza, mantenendo il controllo nelle mani del professionista.
Per Lemmi, il punto chiave è la fiducia: solo regolando l’AI in modo responsabile sarà possibile sfruttarne il potenziale, evitando derive che potrebbero intaccare diritti e libertà.
Un nuovo paradigma per la leadership legale
Dalle riflessioni dei relatori emerge un messaggio che non suona nuovo a chi segue l’evoluzione dell’IA in altri settori: l’intelligenza artificiale non sostituisce l’avvocato, ma ne amplifica la capacità di analisi e decisione.
Chi saprà integrarla nel proprio modello di lavoro, mantenendo etica e trasparenza come pilastri, conquisterà un vantaggio competitivo.
Il futuro delle professioni legali sarà definito dalla capacità di coniugare conoscenza giuridica e padronanza tecnologica, in un ecosistema dove la formazione continua, la governance dei dati e la responsabilità sociale diventano elementi fondanti della leadership.