Per Amazon Web Services il cloud computing è come un elefante. O meglio, è come l’elefante della parabola di origine buddista in cui un gruppo di uomini ciechi, che mai hanno conosciuto pachidermi, si ritrovano a tastare l’enorme animale: ognuno di loro ne ricava un’esperienza limitata e parziale, senza poter comprendere ciò che ha di fronte.
“Il cloud potrebbe essere per voi come questo elefante”, ha detto Julien Groues, country manager per l’Italia in carica dallo scorso settembre, aprendo le danze dell’Aws Summit milanese dello scorso 22 giugno. “Qualcuno di voi ha iniziato a usarlo per ridurre i costi, qualcuno per avere maggiore flessibilità, altri perché erano alla ricerca di una maggiore sicurezza. L'obiettivo di oggi è accendere la luce nella stanza e fare in modo che possiate vedere l’intero elefante”.
E il cloud di Aws, indiscutibilmente, ha dimensioni paragonabili a quelle dell’animale protagonista della parabola. Non solo Amazon è stata una pioniera dell’Infrastructure as-a-Service ma oggi vanta un’offerta di oltre duecento servizi di IaaS, PaaS e SaaS, dal database all’apprendimento automatico, rafforzata da innumerevoli partnership e integrazioni tecnologiche. Se questi aggettivi paiono esagerati, basti pensare che il summit milanese ha raccolto seimila registrazioni tra partner tecnologici, di ecosistema, clienti, giornalisti e semplici curiosi.
In una fase storica dominata dal multicloud e da necessarie riflessioni sulla spesa IT (innescate sia dall’inflazione sia dal rialzo dei costi energetici), una fase in cui la competizione tra i fornitori hyperscaler va accentuandosi, Aws ribadisce i propri punti di forza. Innanzitutto, la capillarità della rete di data center, con tre zone di disponibilità nella sola Italia (su 99 availability zone attive a livello mondiale) e due location “dirette” per il servizio Direct Connect ubicate nel capoluogo lombardo.

Julien Groues, country manager di Aws Italia
A metà 2022 Aws ha annunciato per l’Italia un investimento di 2 miliardi di euro, da spalmare su un periodo di sette anni e da destinare al potenziamento della regione cloud centrata su Milano. Si stima che il progetto avrà una ricaduta positiva sul PIL italiano pari a 3,7 miliardi di euro nell’arco dei sette anni. I numeri da capogiro sono anche quelli dell’ecosistema, che conta 1.200 partner, e delle certificazioni, 3.400 quelle erogate finora in Italia.
“Noi ci focalizziamo sull’infrastruttura in modo che voi possiate focalizzarvi sull’innovazione e sul vostro lavoro”, ha sottolineato Holly Mesrobian, vice president of serverless compute di Aws, citando le oltre tremila novità introdotte lo scorso anno (tra nuovi servizi e aggiornamenti di funzionalità). “Abbiamo più di duecento servizi e so che non li userete tutti, ma è bello sapere che sono a disposizione qualora ne abbiate bisogno”.
La strategia commerciale e tecnologica di Aws è innanzitutto una data strategy, centrata sui dati, e basata su tre pilastri: la completezza dell’offerta, pronta a soddisfare qualsiasi caso d’uso; l’integrazione con il maggior numero possibile di software e fonti dati, anche di terzi; e la governance end-to-end, ovvero il pieno controllo sui dati, che significa anche sicurezza e compliance. “La sicurezza è da sempre la nostra prima priorità”, ha dichiarato il country manager. "Abbiamo sempre creduto che il cloud possa realizzare il suo pieno potenziale solo se i clienti hanno totale controllo dei propri dati.
Groues ha anche ribadito che con Aws “non avrete la necessità di scegliere tra competitività, sicurezza e sostenibilità, potete avere tutti e tre insieme”, e che migrando in cloud è possibile risparmiare, in media, il 30% dei costi IT di un assetto on-premise. "Quando parliamo di competitività parliamo di innovazione, di agilità e di startup, ma anche di aziende di grandi dimensioni, che hanno bisogno del cloud come motore dell'innovazione e anche per le applicazioni mission-critical”, ha spiegato il country manager, ricordando la quindicennale collaborazione con Sap e citando clienti come Ferrarelle, Gruppo Miroglio e Loacker, che utilizzano Sap su Aws.

Holly Mesrobian, vice president of serverless compute di Aws
Dalle strade, ai mari, allo spazio
Tra i clienti italiani della società di Seattle c’è anche Infocert, autorità di certificazione che eroga servizi digitali a oltre duemila clienti in 20 Paesi e gestisce oltre 800 milioni di transazioni con firma elettronica all’anno. L’azienda ha spostato tutti i dati dei documenti di conservazione elettronica sul cloud aws di Milano, circa 15 petabyte di dati, completando la migrazione in sole 16 settimane.
Cortilia, invece, utilizzando gli algoritmi di Aws riesce ad affinare le proprie previsioni di vendita e quindi a ordinare le giuste quantità di prodotto, evitando le rotture di stock e limitando all’1% il surplus di ordini. C’è poi Iveco Group, che ha costruito su Aws una piattaforma di connected-vehicle per erogare servizi a valore aggiunto, come il monitoraggio dei veicoli e la diagnosi dei problemi da remoto.
Un’altra collaborazione di peso è quella con Fincantieri, che con Aws ha affrontato un percorso di digitalizzazione doppio: nei cantieri (che sono 18, distribuiti in quattro continenti) e nell’esperienza di navigazione di clienti, personale e utenti (l’azienda produce imbarcazioni per il settore militare, navi da crociera e offshore).
“Davanti abbiamo molte sfide, tra cui due molto importanti”, ha raccontato Piero Azzalini, Cio di Fincantieri. “La prima è il raggiungimento del net zero per le nostre navi entro il 2035, e per ottenerlo dobbiamo ridurre i consumi energetici sia della parte propulsione sia della parte ospitalità. L’altra sfida è quella dell'eccellenza operativa, che implica l’uso dell’innovazione e di molta tecnologia digitale in tutti i nostri processi. Tutto questo non si può fare senza un approccio tecnologico molto orientato al futuro, e noi lo stiamo portando avanti con Aws”.
In soli otto mesi la società ha migrato su Amazon S3 più di 1 petabyte di dati (inclusivo di 10 TB di dati critici Sap), che vengono elaborati su un centinaio di istanze EC2. Dismettendo due data center proprietari in favore del cloud Fincantieri ha velocizzato del 30% la creazione di nuove macchine virtuali e del 70%la velocità di elaborazione batchh, ma soprattutto ha migliorato del 16% l’efficienza energetica (Data Center Infrastructure Efficiency, Dcie). Il contributo di Aws nel percorso di riduzione dell’impatto ambientale di Fincantieri non si ferma a questo. “Il nostro approccio molto orientato al digitale e al green è possibile solo con una strategia dati end-to-end”, ha rimarcato Azzalini. “Senza i dati, per esempio, la gestione digitale dei cantieri con digital twin non potrebbe avvenire. Inoltre se il digital backbone non è solido la data strategy è destinata a fallire”.
Salendo dai mari allo spazio, dalle navi ai satelliti, fra i clienti italiani di Amazon Web Services c’è anche D-Orbit, società lombarda che effettua servizi di logistica e trasporto ad alta quota. “Siamo la consegna dell’ultimo miglio per i satelliti”, ha detto Luca Rossettini, Ceo e fondatore dell’azienda, la quale attualmente ha giò completato 13 missioni e spostato in orbita oltre 120 payload.
“I pilastri della space economy sono la logistica nello spazio ma anche il cloud computing nello spazio e, di conseguenza, anche la cybersicurezza”, ha spiegato. “Ma la space economy non potrà stare in piedi senza un principio di base, che chiamo l’economia circolare nello spazio”. D-Orbit vuole anche supportare il riciclo e il riuso della “immondizia spaziale”, che può avere una seconda vita in successive missioni (come lo sbarco su Marte, che la Nasa sogna da decenni). L’obiettivo è quello di costruire un’infrastruttura logistica operativa tra la Terra, la Luna e Marte. “Avremo bisogno di veicoli molto grandi che non costruiremo a terra ma direttamente in orbita”, ha proseguito Rossettini, “e anche le materie prime dovremo trovarle nello spazio. In orbita c’ molta immondizia e allora abbiamo bisogno di veicoli autonomi che recuperino i rottami e li porti alle stazioni di riciclo. Per questi veicoli serve il cloud”.
Il “cloud spaziale” è anche prezioso per poter elaborare i dati raccolti dai satelliti senza doverli inviare a terra. Una procedura altamente inefficiente e lenta, che comporta la perdita di larghissima parte dei dati inizialmente raccolti. “Solo una piccola parte arriva a terra, per essere distribuita e usata da numerosi settori”, ha sottolineato il Ceo di D-Orbit. L’idea è quella di utilizzare i camioncini che muovono i satelliti anche come nodo infrastrutturale cloud, per raccogliere ed elaborare tutti gli input senza perdita di informazioni.