29/11/2024 di redazione

Dati ceduti a OpenAI: il Garante della Privacy avverte Gedi dei pericoli

L’applicazione di OpenAI potrà indicare le fonti delle notizie, grazie a un accordo con grandi gruppi editoriali. Ma il Gpdp non approva e ha inviato un avvertimento formale a Gedi.

https://www.freepik.com/free-photo/homepage-concept-with-search-bar_26538696.htm#fromView=search&page=3&position=26&uuid=8113c5e8-00f3-44a2-b6c3-2f1fbe9b494b

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Con la nuova funzione chiamata SearchGpt, ChatGpt aspira a diventare anche un aggregatore di notizie, con tanto di fonti riportate, andando a far concorrenza ancora di più ai motori di ricerca. Ma il recente accordo stretto da OpenAI con una serie di grandi gruppi editoriali e agenzie di stampa non piace a tutti: il nostro Garante della Privacy ha inviato un avvertimento formale a Gedi a a tutte le controllate (Gedi News Network Spa, Gedi Periodi e Servizi Spa, Gedi Digital Srl, Monet Srl e Alfemminile Srl)  invitando a fare “attenzione a vendere i dati personali contenuti nell’archivio del giornale a OpenAI perché li usi per addestrare gli algoritmi”.

Oltre a Gedi, hanno stretto alleanza con OpenAI per alimentare SearchGpt anche  Associated Press, Reuters, Axel Springer, Condé Nast, Dotdash Meredith, Financial Times, GEDI, Hearst, Le Monde, News Corp, Prisa (El País), The Atlantic, Time e Vox Media.

La ex Società Editrice L'Espresso, ribattezzata Gedi nel 2017, ha tra le proprie pubblicazioni i quotidiani nazionali Repubblica e La Stampa, le testate locali La Provincia Pavese e La Sentinella del Canavese, oltre a periodici come National Geographic, Limes, Le Scienze e altri, e a emittenti radiofoniche (e relativi canali Tv) come Radio Deejay, Capital ed m2o, e ancora testate online e portali come HuffPost Italia e Kataweb. Controlla, inoltre, la principale concessionaria di pubblicità italiana, la Manzoni & C.

Da tutti questi canali transitano le informazioni e le storie di “storie di milioni di persone, con informazioni, dettagli, dati personali anche estremamente delicati che non possono essere licenziati in uso a terzi per addestrare l’intelligenza artificiale, senza le dovute cautele”, scrive il Gpdp.

In base all’accordo firmato lo scorso 24 settembre, la vasta produzione editoriale e giornalistica del gruppo Gedi potrà essere usata da ChatGpt per fornire risposte e contenuti agli utenti. Ma secondo il Garante italiano sono state sottovalutate tutte le implicazioni di privacy e di natura giuridica connesse a tale accordo, quindi al trattamento, da parte di OpenAI, dei dati di cui entra in possesso. Il principale rischio è che l’azienda di Sam Altman possa cedere tali dati a soggetti terzi, che li useranno per addestrare modelli di intelligenza artificiale.

“Sulla base delle informazioni ricevute, l’Autorità ritiene che le attività di trattamento sono destinate a coinvolgere un grande volume di dati personali, anche di natura particolare e di carattere giudiziario, e che la valutazione d’impatto, svolta dalla società e trasmessa al Garante, non analizzi sufficientemente la base giuridica in forza della quale l’editore potrebbe cedere o licenziare in uso a terzi i dati personali presenti nel proprio archivio a OpenAI, perché li tratti per addestrare i propri algoritmi”, si legge nella nota emessa dal Gpdp.

Inoltre, a detta del garante, non sono stati “sufficientemente adempiuti gli obblighi informativi e di trasparenza nei confronti degli interessati”, e inoltre il gruppo editoriale non sarebbe nelle condizioni di garantire agli utenti alcuni dei diritti previsti dal Gdpr, come il diritto di opposizione al trattamento dei dati.

Ora la palla passa a Gedi, che potrà decidere di recedere dall’accordo o dimostrare l’assenza dei rischi paventati dal Garante: in gioco ci sono non solo la credibilità ma possibili sanzioni salate per la mancata compliance al Gdpr. 

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