16/07/2025 di Valentina Bernocco

Gpu, la nuova libertà di Nvidia in Cina a qualcuno fa paura

Dopo lo stop forzato degli ultimi mesi, l’azienda di Jensen Huang potrà tornare a vendere in Cina le proprie Gpu Hopper H20. Nel Congresso serpeggia un malcontento bipartisan.

nvidia-gpu-h20-cina.jpg

Nvidia ritrova un po’ di libertà commerciale in Cina, dopo il giro di vite dato dal Dipartimento al Commercio statunitense con le ulteriori restrizioni all’export scattate dallo scorso aprile. Restrizioni che avevano interessato le Gpu Hopper H20, componenti di calcolo grafico avanzati e ottimizzati per l’intelligenza artificiale. Data l’importanza del mercato cinese per l’azienda di Jensen Huang, secondo diverse indiscrezioni in parte confermate Nvidia in questi mesi si è impegnata a cercare delle alternative, come lo sviluppo di versioni di “downgrade” di questi o altri componenti. 

Ora potrebbe non averne più bisogno, a meno di ulteriori dietrofront del governo statunitense. All’interno delle negoziazioni sul commercio di terre rare tra Stati Uniti e Cina è stata, infatti, ammessa la ripresa delle vendite di Gpu H20 nella Repubblica Popolare. "Abbiamo inserito questo punto nell’accordo commerciale sui magneti", ha ha dichiarato a Reuters il Segretario al Commercio, Howard Lutnick.

La gentile concessione potrebbe essere opera dello stesso Donald Trump, che nei giorni scorsi ha incontrato l’amministratore delegato di Nvidia in vista del viaggio di quest’ultimo in Cina. Una volta a Pechino, Jensen Huang ha potuto dare la felice notizia: “Oggi vi annuncio che il governo statunitense ha approvato la nostra richiesta di licenze per cominciare a distribuire le H20”, ha detto in conferenza stampa.

Una nota scritta di Nvidia ha poi ufficializzato il fatto: “Il governo statunitense ha assicurato a Nvidia che le licenze saranno concesse e speriamo di cominciare presto con le consegne”, si legge in un blog post.

Jensen Huang, Ceo di Nvidia (Immagine: Nvidia)

Jensen Huang, Ceo di Nvidia (Immagine: Nvidia)

Le Gpu nella contesa geopolitica

La decisione di “liberare” le H20 da un divieto di export durato pochi mesi ha subito innescato la reazione bipartisan di rappresentanti del Congresso, gli stessi che in primavera avevano approvato la restrizione sulle Gpu di Nvidia. A detta del deputato democratico Raja Krishnamoorthi, membro del Comitato Selezionato della Camera sulla Cina, la nuova decisione “non solo consegnerebbe ai nostri avversari stranieri le nostre tecnologie più avanzate, ma è anche pericolosamente incoerente con la posizione precedentemente espressa da questa Amministrazione sul controllo delle esportazioni verso la Cina”. Di incoerenze, d’altra parte, da quando è tornato alla Casa Bianca Donald Trump ne ha già prodotte in gran numero, e più che indagare le motivazioni della sua scelta è interessante chiedersi se la già vincente Nvidia (che recentemente ha superato la soglia dei 4.000 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato) diventerà ancora più forte sul mercato dei semiconduttori.

Possiamo chiederci, inoltre, se le sue Gpu potranno davvero fare la differenza per gli sviluppatori e fornitori cinesi di tecnologie di intelligenza artificiale, e nella fattispecie di Large Language Model. Si sta profilando una dinamica un po’ paradossale in cui non è tanto il puro software (cioè i modelli di AI) a fare la differenza per la capacità di innovazione e supremazia tecnologica di una nazione. Sebbene al momento OpenAI detenga ancora il primato dei modelli più evoluti, non pare poi così incolmabile la distanza da concorrenti come Google, Anthropic, Meta e anche la cinese DeepSeek. Più che sui modelli, la grande partita mondiale dell’AI oggi sembra giocarsi sui semiconduttori, che sono un concentrato di hardware e software ed entrambi elementi a valore aggiunto per un’azienda come Nvidia. 

Che siano timori esagerati oppure no, nel Congresso serpeggia la paura di un ulteriore sprint delle intelligenze artificiali cinesi, favorite dalla nuova possibilità di accesso a tecnologie Gpu evolute. “L’H20 è un chip potente che, secondo la nostra indagine bipartisan, ha giocato un ruolo significativo nell’ascesa di aziende cinesi di AI come DeepSeek", ha dichiarato il deputato repubblicato John Moolenaar. "È fondamentale che gli Stati Uniti mantengano la leadership e tengano i chip AI avanzati fuori dalla portata del Partito Comunista Cinese”.

scopri altri contenuti su

ARTICOLI CORRELATI