12/02/2024 di redazione

Il 5G può valere migliaia di miliardi di dollari, ma l’Europa è in ritardo

Uno studio di Vodafone stima l’impatto dell’ammodernamento delle reti di telecomunicazioni sull’economia e sulla società europea. Dall’industria ai trasporti, alla sanità.

Le telecomunicazioni fanno la differenza e per l’Europa il solo 5G è un’opportunità da migliaia di miliardi di dollari. Così sostiene Vodafone in un report che stima l’impatto dell’ ammodernamento delle reti con il 5G su settori come l’industria e i trasporti e più in generale sulle imprese del Vecchio Continente. Secondo lo studio, titolato “Why Telecoms Matters”, dalla sola digitalizzazione dell’industria secondo il modello 4.0 deriverebbe un valore stimato di 2.000 miliardi di dollari all'anno per il solo settore manifatturiero. E per la cosiddetta quarta rivoluzione industriale, come noto, il 5G è essenziale. E le piccole e medie industrie spesso non possono permettersi di realizzare reti 5G private a proprio uso e consumo, dovendo fare affidamento sul 5G standalone (5GSA).

Ma connettività e digitalizzazione potranno essere un motore per la produttività di molti settori, non solo il manifatturiero, e per l’economia europea nel suo complesso. Solo il 27% delle piccole e medie aziende europee vanta alti livelli di adozione del digitale (contro il 54% delle imprese più grandi) e quasi tutte, il 94%, potrebbero arginare il rischio investendo in digitalizzazione. E servirebbero, in particolare, prodotti e soluzioni già pronti all’uso e prezzi accessibili, sottolinea Vodafone.

Nella sanità, in particolare, il 5G è essenziale per i servizi di telemedicina e monitoraggio remoto dei pazienti, oltre che per applicazioni più futuristiche come la formazione medica in realtà aumentata. Nell’agricoltura, invece, la digitalizzazione basata su Internet of Things può aiutare nello studio e nell’ottimizzazione dei raccolti. Inoltre le applicazioni di connettività intelligente,  come lo smart metering, e le soluzioni per la gestione del consumo energetico dell’edilizia possono contribuire a ridurre le emissioni di gas inquinanti.

Lo studio di Vodafone calcola che per ciascun Paese dell’Unione Europea un aumento del 10% del punteggio dell'Indice di Economia e Società Digitale (Desi) comporterebbe a sua volta un aumento del PIL pro capite dello 0,65%. Se tutti gli Stati membri raggiungessero un punteggio Desi pari a 90 entro il 2027, il Pil pro capite in tutta l’Ue aumenterebbe del 7,2% e il Pil dell’Unione Europeo aumenterebbe di oltre mille miliardi di euro.

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Obiettivo: accelerare l’adozione del 5G

Questa è la posta in gioco, ma in Europa l’adozione del 5G standalone (5GSA) procede a rilento, specie a causa di investimenti pubblici insufficienti. Siamo lontani dall’obiettivo della copertura 5GSA estesa all’81% delle popolazione entro il 2030, come previsto dalla strategia Decennio Digitale della Commissione Europea. Nell’ultima relazione si legge, inoltre, che il 5G “è ancora al di sotto della qualità per quanto riguarda le aspettative degli utenti finali e le esigenze dell'industria, così come nell'affrontare il divario tra aree rurali e urbane”. Considerando la continua crescita della sfera Internet of Things (si passerà dai 15,1 miliardi di oggetti IoT conteggiati nel 2020 a oltre 29 miliardi nel 2030), ci sarà ancora più bisogno di reti mobili a supporto di questi dispositivi e delle applicazioni collegate.

Da qui l’appello, anche politico, di Vodafone, “Il mandato quinquennale dei prossimi Parlamento e Commissione Europea deve consentire all’Europa di correggere il tiro, riavviando le esistenti norme sulle telecomunicazioni e creando un framework di mercato unico che attrae gli investimenti necessari per distribuire il 5GSA a ritmo sostenuto”, ha dichiarato Joakim Reiter, chief external & corporate affairs officer di Vodafone. Oltre alle normative e agli investimenti, un terzo pilastro per l’adozione estensiva del 5G sono le competenze digitali, sia quelle di base sia quelle avanzate. Secondo le stime della Commissione Europea, oggi sono metà dei professionisti detiene competenze digitali, ma entro il 2030 il 90% delle posizioni lavorative le richiederà. Inoltre al momento l’Unione Europea copre solo al 47% il fabbisogno di professionisti Ict delle proprie imprese e pubbliche amministrazioni, stimato intorno ai 20 milioni di persone.

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