24/10/2025 di redazione

La pace è un valore misurabile: una startup italiana aiuta a promuoverlo

Trending Peace ha sviluppato un indice che considera centinaia di variabili per mappare la “propensione alla pace” delle aziende.

Se la pace è un valore universale, la “propensione alla pace” è un valore misurabile, che può avere impatti concreti sul business delle aziende: è una visione allo stesso tempo etica e utilitaristica quella proposta da Trending Peace, una startup italiana che mette insieme tecnologie di analytics, ricerca scientifica e consulenza.

I suoi fondatori sono Raffaella Lebano, che porta con sé oltre vent’anni di esperienza manageriale e di innovazione nei media e nel terzo settore, e Beniamino Saibene, che ha alle spalle un percorso consolidato nella cultura e nell’impresa sociale. Trending Peace si appoggia anche a una decina di collaboratori e a un piccolo comitato scientifico di ricercatori, consulenti ed esperti dei diversi ambiti che compongono le categorie dell’indicatore sviluppato dalla startup.

Si parte da un dato di fatto: la pace è un valore non soltanto sociale, etico e umanitario ma anche economico, nel macro e nel micro e anche a livello di singola azienda. Un sondaggio commissionato da Trending Peace a Ipsos, condotto su un campione rappresentativo di italiani, ha evidenziato che la pace è “in cima ai pensieri” dell’83% dei consumatori e che molti di loro sono pronti a modificare le abitudini di acquisto in base a quanto un’azienda è impegnata oppure no su questo fronte.

Trending Peace sposa la visione promossa dall’Hiroshima Business Forum for Global Peace 2025, in merito alla necessità di integrare la pace con i criteri di sostenibilità ambientale, sociale e di governance, passando dall’acronimo Esg all’Esgp (Environment, Social, Governance and Peace).

L’indice messo a punto dalla startup, il TP Index, considera ben 350 variabili per identificare i punti di forza, aree di rischio e opportunità: Il risultato sono una serie di Kpi e una mappa delle lacune e delle leve strategiche su cui intervenire. La pace viene considerata secondo il concetto di pace positiva, ovvero non come la semplice assenza di conflitto ma come uno stato di benessere sociale, sostenuto da una serie di fattori e dalle istituzioni. 

Tre le aree principali considerate nell’indice: le performance e strategie aziendali rispetto alla pace positiva; il contesto socio-economico (stabilità istituzionale, coesione sociale, eccetera) dei Paesi e mercati in cui l’azienda opera; la Corporate Peace Responsibility e l’impatto diretto, interno ed esterno, sulla costruzione e diffusione della pace (vengono esaminate le azioni concrete dell’azienda, le pratiche organizzative, la cultura, il coinvolgimento degli stakeholder). L’analisi sfocia in una mappa che evidenzia punti di forza, aree di rischio e opportunità, e che definisce obiettivi misurabili.

“Essere peace-driven significa costruire valore in modo consapevole, ridurre rischi, rafforzare la reputazione e l’attrattività sui mercati globali, integrando la pace come criterio strategico a fianco dei tradizionali criteri Esg”, ha commentato Raffaella Lebano. “Il TP Index misura quanto un’azienda contribuisce alla pace positiva, trasformando le azioni concrete in un punteggio numerico. La Pace Positiva non è solo l’assenza di conflitto come ha sottolineato il sociologo Johan Galtung, ma un insieme di condizioni strutturali, culturali e istituzionali che permettono a società e imprese di prosperare. Sulla base di questo score, Trending Peace supporta le aziende con indicazioni pratiche per colmare i gap rilevati, migliorando performance, Ebitda, attrattività e capacità di innovare”.

Secondo il “Global Peace Index 2025”, elaborato dall’Institute for Economics and Peace, nel 2024 gli impatti negativi delle guerre sul PIL mondiale sfiorano i 20mila miliardi di dollari, principalmente legati a incertezze economiche, tensioni politiche e alterazioni delle supply chain.

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