18/06/2025 di redazione

L’AI può raddoppiare la crescita delle Pmi italiane, ma non senza aiuti

Uno studio di I-Com e TeamSystem evidenzia come (con adeguato supporto delle istituzioni) le aziende italiane potrebbero generare in cinque anni 1.300 miliardi di euro di ricavi aggiuntivi.

(Immagine di Freepik)

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Una bella spinta al PIL italiano: questo può essere l’intelligenza artificiale, se adottata su larga scala dalle aziende del nostro Paese. Lo avevano già detto, facendo per primi una stima, Microsoft e The European House Ambrosetti, quando si cominciava a parlare insistentemente di Large Language Model e AI generativa. Ora una nuova ricerca condotta dall’Istituto per la Competitività (I-Com) in collaborazione con TeamSystem afferma che, se il 60% delle oltre 246mila imprese italiane con più di dieci addetti adottasse almeno una tecnologia di AI, entro il 2030 verrebbero generati 1.300 miliardi di euro di ricavi aggiuntivi.

Detto in altre parole, il settore imprenditoriale italiano (escludendo le microimprese da meno di dieci addetti) potrebbe raddoppiare la crescita di fatturato rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Ma solo a certe condizioni, e la semplice volontà di adottare l’AI, da sola, non basta. Come evidenziato durante la presentazione dello studio alla Camera dei Deputati, la carenza di competenze digitali rimane il tallone d’Achille delle nostre aziende. 

Questa lacuna è stata citata come un problema dal 67,4% delle aziende già utenti di intelligenza artificiale. Apena il 2,2% del campione d’indagine pensa che la propria azienda abbia un livello di competenze “molto buono”, mentre oltre la metà ha un livello “scarso” o “molto scarso”.

Partiamo, inoltre, da livelli di adozione dell’AI ancora bassi se confrontati con quelli europei. Secondo i dati Istat, nel 2024 solo l’8,2% delle imprese italiane medie e grandi aveva già integrato l’IA nei propri processi, percentuale distante dal 13,5% di media dell’Unione Europea e dal target del 60% previsto dalla strategia europea “Decade Digitale”. 

“Lo studio che abbiamo realizzato nell’ambito dell’iniziativa condotta insieme a TeamSystem mostra come sia senz’altro in aumento l’interesse e la sperimentazione dell’AI a livello aziendale”, ha commentato il presidente di I-Com, Stefano da Empoli, “ma d’altro canto, agli attuali ritmi, non riusciremo a raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati al 2030 nell’ambito della strategia digitale europea. E questo significherebbe precludere alle imprese italiane e in particolare a quelle sotto i cinquanta dipendenti, che costituiscono più del 90% della platea aziendale nazionale, un’opportunità storica di sviluppo, per sé stesse e per il nostro Paese. Per dare un’accelerazione al percorso di adozione dell’AI da parte del nostro sistema produttivo servono incentivi pubblici dedicati ma sono almeno altrettanto necessari percorsi di accompagnamento e formazione rivolti in primis ai piccoli imprenditori”.

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Le azioni necessarie per supportare le Pmi

Nella loro ricerca, I-Com e TeamSystem sottolineano anche la necessità di politiche pubbliche mirate, tra cui anche incentivi fiscali e programmi di accompagnamento che possano aiutare le piccole e medie imprese nella digitalizzazione. E indicano alcune misure particolarmente urgenti: la semplificazione delle agevolazioni legate al Piano Transizione 5.0; l’introduzione di incentivi coerenti con il modello “as-a-service” semplici e pienamente accessibili anche per le Pmi; azioni di formazione e consulenza da parte di centri di competenza e dei Digital Innovation Hub, per migliorare l’alfabetizzazione digitale dei manager d’azienda.

“L’intelligenza artificiale rappresenta una delle sfide più importanti e, al tempo stesso, una delle opportunità più straordinarie per il futuro del nostro sistema produttivo”, ha dichiarato Luigi Gusmeroli, presidente della Commissione Attività produttive, Commercio e Turismo presso la Camera dei Deputati (promotore del convegno durante il quale è stata presentata la ricerca). “I dati presentati parlano chiaro: se il 60% delle Pmi italiane adottasse soluzioni di AI entro il 2030, potremmo generare ricavi aggiuntivi per oltre 1.300 miliardi di euro. Ma per raggiungere questo traguardo servono politiche pubbliche mirate, incentivi semplici e strumenti formativi efficaci”.

Gusmeroli ha anche ribadito l’impegno della Commissione a “costruire un ecosistema normativo e istituzionale che favorisca la transizione digitale delle imprese, valorizzando il ruolo dell’IA come leva di competitività e crescita. L’Italia ha tutte le carte in regola per essere protagonista di questa trasformazione: dobbiamo solo creare le condizioni giuste perché ciò accada”.

“L’intelligenza artificiale”, ha commentato Daniele Lombardo, direttore marketing, comunicazione e relazioni istituzionali di TeamSystem, “rappresenta per le Pmi una leva concreta per aumentare l’efficienza, migliorare la capacità decisionale e accelerare l’innovazione. Ma affinché il suo potenziale si traduca in valore reale, è fondamentale creare le condizioni giuste per favorirne l’adozione. Tra queste, un ruolo centrale spetta alle politiche pubbliche. Occorre puntare su strumenti semplici, mirati e coerenti con le esigenze delle imprese: dagli incentivi alla formazione, fino al sostegno per l’adozione di soluzioni in modalità as a service, che stanno dimostrando di essere le più accessibili per le realtà meno strutturate”.

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