18/06/2025 di Valentina Bernocco

Uno storage multiforme (e non commodity) per un mondo in evoluzione

Grazie a investimenti strategici, DataCore oggi può archiviare e gestire dati di diverso tipo, dal “core” all’edge, dall’iperconvergenza ai container.

Lo storage è cambiato, sta cambiando e continuerà a farlo. Ci sono state delle vere rivoluzioni in questo mercato, capaci di scardinare le dinamiche tecnologiche e commerciali: l’all-flash, la virtualizzazione, la logica software-defined, il boom dei dati non strutturati, la migrazione in cloud. E oggi, tra i fenomeni che impattano sulla rotta dei vendor e sulle scelte delle aziende utenti, ci sono i container, le architetture a microservizi e, naturalmente, le necessità dell’intelligenza artificiale. Una società come DataCore Software, che è sul mercato da oltre un quarto di secolo (è nata nel 1998 a Fort Lauderdale, Florida), ha attraversato tutti questi cambiamenti e in molti casi ne è stata anche artefice.

Da sinonimo di storage a blocchi, utile soprattutto per i dati strutturati dell’Erp, oggi è diventata anche altro. “DataCore era posizionata sulla crescita dei dati primari, quelli dell’Erp, i database SQL, i dati a valore per l’azienda, che hanno bisogno di più sicurezza”, ha detto in conferenza stampa Rémi Bargoing, country manager per l’Italia. “Il problema è che questi dati non crescevano in modo sostanziale. L’aumento dei dati è legato a quelli secondati, come i dati dell’IoT. Con il tempo i dati secondari hanno richiesto lo stesso livello di sicurezza di quelli primari, e pensiamo ai sistemi di videosorveglianza di aeroporti, che con la direttiva Nis2 devono garantire la conservazione dei dati per molti anni. Questo ci ha permesso una crescita enorme, ma le tecnologie di storage di oggi non sono le stesse del passato”.

Un punto di svolta, nella storia di DataCore, è stato il passaggio del testimone da George Teixeira, fondatore dell’azienda e suo Ceo per vent’anni, al nuovo amministratore delegato Dave Zabrowski, in carica dal 2018. “L’idea del nuovo management”, ha raccontato Bargoing, “era di trovare nuova onda da sfruttare per tornare alla crescita significativa, dopo che lo storage era diventato ormai una commodity”.

Rémi Bargoing, country manager per l’Italia di DataCore Software

Rémi Bargoing, country manager per l’Italia di DataCore Software

Un percorso di acquisizioni

Le onde che DataCore ha saputo sfruttare sono, in realtà, più di una e l’azienda le ha cavalcate grazie a investimenti e acquisizioni strategiche. Si è partiti nel 2021 con la texana Caringo, che ha permesso di allargare l’offerta con una tecnologia per l’object storage, Swarm, indicata per gestire dati secondari come quelli della videosorveglianza o i dati video delle media company. L’anno successivo l’acquisizione di MayaData ha aperto le porte di un mercato che allora era di nicchia, ovvero l’archiviazione per container Kubernetes (MayaData è lo sviluppatore originario della tecnologia cloud-nativa OpenEBS).

Nel 2023 è stata la volta di Object Matrix, un fornitore di tecnologie per l’archiviazione a oggetti, rivolte soprattutto alle media company: da qui l’apertura di una nuova divisione di DataCore, Perifery, focalizzata su questo segmento di clientela. Forte di un’iniezione di capitale da 60 milioni di dollari, arrivata dal fondo Vistara Growth nel 2024, quest’anno DataCore ha messo a segno altre due operazioni societarie: prima Arcastream, che ha aggiunto il tassello del file storage, e poi StarWind Software. Un’azienda ucraina, quest’ultima, che ha permesso a DataCore di portare il block storage e l’iperconvergenza a contesti edge, filiali e piccole medie imprese, per clienti come banche, catene della Gdo e anche compagnie di navigazione.

Dati diversi, storage differenti

"Poiché il dato è complesso, non può essere gestito con una singola tecnologia”, ha osservato il country manager. “Servono diverse tecnologie per diversi tipo di dato, e per questo abbiamo fatto acquisizioni”. Oggi DataCore si qualifica come società di storage software-defined, che permette di archiviare dati ovunque, nel “core”, nell’edge e nel cloud, senza problemi di incompatibilità né compartimenti stagni. “Le lacune sull’edge e sul cloud che avevamo sono state recentemente riempite e siamo orgogliosi, oggi, di presentare qualcosa che consideriamo unico”, ha detto Bargoing. “Con le nostre tecnologie oggi abbiamo, penso, un portafoglio unico sul mercato e, senza apparire prepotenti, posso dire che abbiamo il portafoglio più completo sullo storage nel mondo. Potete andare da Dell, Da Pure, da Hp, ma nessuno oggi ha un’offerta così completa e consistente sui diversi tipi di dato. Parallelamente a questo abbiamo anche il futuro, i container. Sappiamo che domani si andrà verso i container e siamo già pronti”.

Se c’è una cosa che DataCore non fa, né intende fare, è sostituirsi agli specialisti della virtualizzazione. “Uno storage deve restare uno storage e un hypervisor deve restare un hypervisor, però devono parlarsi”, ha affermato il manager francese. “Tanti dei nostri competitor che facevano storage si sono allargati sulla parte di hypervisor o di networking. Noi non abbiamo questa idea: vogliamo invece diventare ancora di più degli specialisti dello storage, ma mantenendo buone collaborazioni con le aziende che propongono hypervisor, come Microsoft e Vmware”.

Roberto Zaninello, senior solution architect di DataCore

Roberto Zaninello, senior solution architect di DataCore

IL POSIZIONAMENTO DI DATACORE in Italia

In Italia sono circa 850 le aziende clienti (sulle circa cinquemila conteggiate in tutta Europa), anche se DataCore non ha visibilità sul numero preciso, dal momento che vende per vie indirette. In particolare, si affida a tre distributori, cioè Ready Informatica (con cui ha rotto il ghiaccio sul mercato italiano), Computer Gross e V-Valley. A questi si affiancano circa 140 rivenditori certificati, di cui 75 attivi su base trimestrale, con circa 250 professionisti certificati su territorio, “da Bolzano a Ragusa, anche se è il Nord a fare da traino”, ha specificato Roberto Zaninello, senior solution architect di DataCore. “Continuiamo a formare i nostri system integrator e rivenditori, in modo che siano in grado di far capire i vantaggi della tecnologia ai clienti finali, anche quando sono piccoli”.

Nel nostro Paese la tecnologia di DataCore è particolarmente radicata nel settore manifatturiero, nella sanità e nel farmaceutico, e più di recente ha incrementato la presenza nell’ambito della Pubblica Amministrazione (tra i clienti anche il ministero dell’Interno, il ministero del Made italy e il Mef), nei trasporti (Autostrada del Brennero, Enav) e nei servizi finanziari, dove oggi esistono necessità di storage ad alte prestazioni legate all’intelligenza artificiale.

L’elevata fidelizzazione della clientela è uno dei vanti di DataCore: la retention gross (cioè la percentuale di entrate ricorrenti conservata sui clienti esistenti in un certo periodo di tempo) arriva al 93%. “La percentuale di fidelizzazione che abbiamo non è dovuta a lock-in, ma alla bontà della tecnologia”, ha sottolineato Zaninello. “Il cloud è il vero lock-in, mentre le nostre tecnologie sono facilmente rimpiazzabili. in particolare il nostro object-storage permette di replicare i dati su sistemi di terze parti, in qualsiasi momento e senza costi”.

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