Un nuovo capitolo della gara per l’intelligenza artificiale è cominciato negli Stati Uniti. Con l’insediamento di Donald Trump, il suo legame con Elon Musk e l’annuncio del progetto Stargate, che vede coinvolte OpenAI e Oracle (ma anche un fondo d’investimento degli Emirati Arabi), nei prossimi anni ci sarà un’accelerata nella costruzione di data center, e quindi nella corsa all’energia. Non solo da fonti rinnovabili, in un’America che è uscita dall’Accordo di Parigi. Anche Microsoft e Amazon hanno annunciato importanti investimenti in data center, la prima con un impegno 80 miliardi di dollari nel solo 2025 e la seconda con livelli di spesa superiori alla stima fatta lo scorso anno, cioè a 75 miliardi di dollari.
In questo contesto altamente competitivo, Meta non vuol perdere il treno e ora, dopo l’annuncio dell’interruzione del programma di fact-checking su Facebook (una chiara mossa per ingraziarsi l’amministrazione Trump), l’azienda rilancia con un piano da 65 miliardi di dollari teso a potenziare l’infrastruttura di calcolo per l’intelligenza artificiale.
Le azioni previste includono l’assunzione di nuovo personale esperto in materia e l’acquisto di 1,3 milioni di Gpu di Nvidia, ottimizzate per l’AI. Ma soprattutto, come già annunciato lo scorso dicembre, Meta costruirà in Louisiana un data center da record, esteso su oltre 371mila metri quadri: il budget previsto è di circa 10 milioni di dollari. Sarà una infrastruttura “green” almeno sulla carta, perché produrrà e distribuirà energia rinnovabile in misura uguale all’elettricità consumata.
“Sarà un anno decisivo per l’AI”, ha scritto Zuckerberg su Facebook post. “Questo è un impegno enorme, che nei prossimi anni alimenterà i nostri prodotti e attività chiave”. Per Meta il campo dell’intelligenza artificiale è estremamente vasto: include il machine learning usato da tempo nelle piattaforme social, in particolare per la personalizzazione dei feed e delle inserzioni pubblicitarie, ma anche lo sviluppo di modelli (la serie Llama) e di servizi di GenAI utili soprattutto a content creator e aziende.
Mark Zuckerberg, Ceo di Meta
Ma il 2025, per l’azienda di Menlo Park e per altre Big Tech, non sarà soltanto l’anno degli investimenti in intelligenza artificiale. Con l’abbandono dei programma di fact-checking e con gli continui sviluppi di un'AI capace di creare contenuti sempre più verosimili e potenzialmente ingannevoli, si prevedono anche tensioni con chi, specie in Europa, cerca di arginare la disinformazione. In vista delle elezioni tedesche di febbraio, la Commissione Europea ha già chiesto a Meta, X, ByteDance e ad altri colossi tecnologici di condurre uno “stress test” per mettere alla prova le loro piattaforme, verificando la capacità di contrasto a fake news e propaganda basata sull’AI.