01/08/2025 di Valentina Bernocco

Meta vuol portare la “superintelligenza personale” sugli smart glasses

Secondo Zuckerberg, funzionerà come un’estensione cognitiva, integrata negli occhiali di realtà aumentata. Intanto gli utili trimestrali di Meta crescono del 36%.

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Dall’intelligenza artificiale alla “superintelligenza personale”: ci stiamo arrivando. Almeno, secondo Mark Zuckerberg. L’amministratore delegato di Meta in una lettere aperta ha parlato di questa nuova evoluzione, che a suo dire sarebbe già all’orizzonte. “Negli ultimi mesi abbiamo iniziato a vedere segnali di come i nostri sistemi di AI migliorano sé stessi”, ha scritto. “Per ora è un miglioramento lento, ma innegabile. Lo sviluppo della superintelligenza è ora a vista”.

Ma come funzionerà esattamente e a che cosa dovrebbe servire questa superintelligenza? Il Ceo di Meta non è sceso in dettagli tecnici ma l’ha descritta come una forma di AI “più evoluta del cervello umano e che può far funzionare degli assistenti digitali sempre più “personali”, cioè ritagliati sulle necessità, sulle preferenze e anche sui valori del singolo utente. Alludendo probabilmente a OpenAI, Zuckerberg ha detto di non concordare con la visione di suoi concorrenti che “pensano che la superintelligenza debba essere gestita centralmente”.

Gli assistenti digitali a cui Meta sta pensando sono destinati non tanto ai Pc o agli smartphone bensì a dispositivi indossabili come gli smart glasses. Pronti, quindi, a combinarsi con applicazioni di realtà aumentata. Questa tecnologia dovrebbe quindi diventare una sorta di appendice del cervello, un’estensione cognitiva sempre accessibile per l’utente, mascherata dentro a un paio di occhiali. Anzi, chi non utilizzerà la superintelligenza potrà essere penalizzato e vivrà con un “significativo svantaggio cognitivo” rispetto a chi ne farà uso. 

Che l’idea sia più affascinante o più discriminatoria e inquietante (riportando alla mente alcuni episodi della serie Black Mirror), dipende dai punti di vista e dalla sensibilità. Zuckerberg si è detto “estremamente ottimista” sul fatto che la superintelligenza “aiuterà l’umanità ad accelerare il ritmo del progresso”, incluso quello scientifico e medico, e che abbia il “potenziale di avviare una nuova era di empowerment personale”, in cui ciascuno di noi avrà maggiori capacità di “migliorare il mondo nella direzione scelta”. 

Il miliardario imprenditore ha ammesso i potenziali rischi per la sicurezza, promettendo che la sua azienda sarà “rigorosa” nel mitigarli e anche attenta a quali elementi di questa tecnologia vorrà rendere open source e quali no. “Il resto del decennio sembra essere, probabilmente, il momento decisivo per determinare il percorso che questa tecnologia imboccherà, e se la superintelligenza sarà uno strumento di empowerment personale o una forza focalizzata sulla sostituzione di larghe porzioni della società”, ha scritto Zuckerberg.

La scommessa degli smart glasses

Non stupisce che l’azienda di Menlo Park voglia puntare sugli occhiali di realtà aumentata, anziché su altri dispositivi o applicazioni, visti gli investimenti fatti negli anni passati e rimarcati oggi. Nonostante il buon successo commerciale, la divisione Reality Labs da anni opera in perdita per via degli elevati costi di ricerca e sviluppo. Il “rosso” accumulato ammonta a quasi 70 miliardi di dollari.

Gli attuali smart glasses sviluppati dalla divisione Reality Labs (anche in collaborazione con Ray-Ban e Oakley) permettono di ascoltare musica, di catturare foto e video e di interagire con l’assistente Meta AI per identificare oggetti o chiedere informazioni sull’ambiente circostante che viene inquadrato dalla fotocamere. Futuri modelli di occhiali della linea Orion AI potrebbero impiegare uno schermo olografico o dei micro-display che amplierebbero le funzionalità.

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Numeri e strategia per l'intelligenza artificiale

La “superintelligenza” da integrare negli smart glasses è solo parte della strategia di Menlo Park. Come noto, Meta è tra le aziende che per accelerare nella corsa all’AI stanno snocciolando investimenti da decine di miliardi di dollari l’anno, destinati all’acquisto di Gpu e alla costruzione di nuovi data center, ma anche a spese di ricerca e sviluppo, ad acquisizioni e grandi investimenti su startup e di talenti (come nel caso di Scale AI).

La società fa leva sul machine learning come strumento a uso interno, che aiuta nella gestione delle piattaforme social di Facebook, Instagram e dell’applicazione di messaggistica Whatsapp, ma ha anche sviluppato la famiglia di Large Language Model Llama e altre applicazioni di AI generativa. Più di recente, ha integrato l’assistente chatbot Meta AI in Whatsapp, con modalità che non sono piaciute a tutti e nemmeno all’Agcm italiano, che sospetta un abuso di posizione dominante e ha avviato un’indagine sul tema.

Meta continuerà a investire per lo sviluppo di realtà aumentata e AI, il che significa potenziare i propri data center, ma si prevedono anche nuove acquisizioni. Inoltre per la “superintelligenza” è stato creato un team di ricerca e sviluppo dedicato, alla cui guida c’è Alexandr Wang, il giovane genio dell’informatica già a capo di Scale AI.

Le dichiarazioni sulla superintelligenza arrivano a margine dell’annuncio sui risultati del secondo trimestre dell’anno fiscale di Meta. Il gruppo ha ottenuto 47,52 miliardi di dollari di ricavi, segnando un’ottima crescita anno su anno del 33%, mentre i 18,33 miliardi di dollari di utili (oltre a indicare un’ottima marginalità) rappresentano una crescita del 36%. L’utile per azioni, pari a 7,14 dollari, ha abbondantemente superato la stima di 5,92 dollari degli analisti di Wall Street. L’azienda si aspetta per il terzo trimestre di mantenere una simile rotta ascendente, con utili in crescita del 36% e con ricavi compresi tra 47,5 e 50,5 miliardi di dollari. 

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