L’assistente di intelligenza artificiale Meta AI è comparso su Whatsapp e lì è rimasto, senza la possibilità di rimuoverlo: per l’Agcm, l’ente antitrust italiano, si tratta di un potenziale abuso di posizione dominante. La distribuzione della fuzionalità chatbot basata su LLM di Meta risale allo scorso marzo ma solo ora l’Agcm annuncia di aver avviato un’istruttoria nei confronti dell’azienda di Mark Zuckerberg, per verificare se questa sia stata una pratica scorretta nei confronti della concorrenza, con abuso di posizione dominante, in violazione dell’articolo 102 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea.
A detta dell’antitrust, il danno causato è duplice: si è fatto un torto alla concorrenza ma anche agli utenti. Meta AI è stato, di fatto, abbinato all’applicazione di Whatsapp senza avvisare i singoli utilizzatori dell'applicazione (l’azienda, certo, aveva annunciato pubblicamente l’inizio della fase di rollout), senza chiedere consensi e senza consentire il rifiuto dell’aggiornamento, nè la rimozione postuma della funzionalità. Al massimo, possiamo non usarla (se invece vogliamo farlo, è sufficiente "invocare" l'assistente con la menzione @MetaAI per inserirlo in una chat, e a quel punto porre la domanda o richiesta). Come sottolineato dall’autorità antitrust nel suo comunicato stampa, l’assistente di intelligenza artificiale è stato posto sulla schermata home dell'applicazione, in bella vista e integrato nella barra di ricerca.
“Attraverso l’abbinamento di Meta AI con WhatsApp”, scrive l’Agcm, “Meta appare in grado di trainare la propria base utenti nel nuovo mercato, non attraverso una concorrenza basata sui meriti, ma ‘imponendo’ agli utenti la disponibilità dei due servizi distinti con potenziale pregiudizio dei servizi concorrenti, Secondo l’Autorità esiste dunque il rischio che gli utenti possano restare ‘bloccati’ o funzionalmente dipendenti da Meta AI anche perché tale servizio, utilizzando le informazioni fornite nel tempo, sarebbe in grado di dare risposte sempre più utili e rilevanti”.
Una sottolineatura curiosa, quest’ultima, perché esce un po’ dalle logiche di controllo antitrust strettamente intese e perché sottende (e possiamo essere d’accordo o meno) che l’intelligenza artificiale possa diventare una forma di dipendenza per gli utenti.
L’istruttoria è stata avviata nei confronti di Meta Platforms Inc., Meta Platforms Ireland Limited, WhatsApp Ireland Limited e Facebook Italy Srl. Nella giornata di ieri, i funzionari dell’Agcm hanno svolto ispezioni nelle sedi della controllata italiana di Meta, Facebook Italy Srl, con l’ausilio del Nucleo Speciale Antitrust della Guardia di Finanza.
Commentando l’accaduto, l’azienda ha sottolineato la propria collaborazione con l’antitrust e quelli che sono, a suo dire, i benefici offerti agli utenti. “Dare accesso gratuito alle nostre funzionalità di AI in Whatsapp consente a milioni di italiani la possibilità di usare l’AI in un luogo che già conoscono, di cui si fidano e che comprendono”, ha dichiarato Meta tramite portavoce.