26/09/2025 di redazione

Nella videosorveglianza, una “buona connessione” non basta più

I sistemi di videosorveglianza basati su intelligenza artificiale elevano i requisiti di connettività. L’analisi di FibreConnect.

Non solo uno sguardo, non solo un paio di occhi. Ma la capacità di capire il senso e il contenuto delle immagini, una capacità propria del cervello. I nuovi sistemi di videosorveglianza funzionano in modo sempre più simile all’apparato visivo umano, dove nervo ottico, neuroni e memoria lavorano in modo sincronizzato. Il merito, naturalmente, è dell’intelligenza artificiale, ma non va dimenticato il ruolo fondamentale della connettività di rete. Ce ne parla Renzo Ravaglia, Ceo e co-founder di FibreConnect.

Renzo Ravaglia, Ceo e co-founder di FibreConnect

Renzo Ravaglia, Ceo e co-founder di FibreConnect

"Per decenni la videosorveglianza è stata considerata un presidio statico, un archivio di immagini a cui attingere in caso di necessità. Le telecamere registravano quanto accadeva, e solo dopo un evento si tornava a consultare le registrazioni per cercare prove o ricostruire l’accaduto. Un approccio inevitabilmente reattivo, che permetteva di indagare a posteriori, ma non di prevenire o contrastare le minacce in tempo reale. Negli ultimi anni questo paradigma si è trasformato in modo radicale. Oggi i sistemi più avanzati di videosorveglianza aziendale non si limitano a riprendere, ma interpretano ciò che vedono. Un magazzino che segnala automaticamente un’intrusione fuori orario, un punto vendita che individua assembramenti sospetti, un edificio direzionale in cui telecamere e sistemi di controllo accessi dialogano tra loro per attivare contromisure immediate: scenari che fino a poco tempo fa sembravano fantascienza sono ormai realtà quotidiana.

La chiave di questa rivoluzione è l’integrazione tra telecamere IP e intelligenza artificiale. Non più semplici 'occhi elettronici', ma veri e propri sensori intelligenti, capaci di distinguere persone e oggetti, di riconoscere comportamenti anomali, di inviare alert tempestivi e, in alcuni casi, di azionare direttamente procedure automatiche di sicurezza. Una tecnologia che cambia il concetto stesso di sicurezza Secondo l’ultima ricerca di Axis Communications, “The state of AI in Video Surveillance”, l’intelligenza artificiale (compresa la sua declinazione generativa) è ormai percepita come uno dei trend più significativi per il futuro del settore. Il 34% dei clienti finali la indica come una tecnologia destinata a cambiare le regole del gioco, percentuale che sale al 62% tra gli esperti di canale e addirittura al 66% tra dirigenti e top manager.

Questi dati mostrano chiaramente come la sicurezza non sia più considerata un tema confinato agli addetti ai lavori, ma un fattore strategico per l’intero business. Le aziende vedono nella videosorveglianza intelligente non solo uno strumento di difesa, ma un abilitatore di efficienza operativa, un modo per ridurre rischi, migliorare i processi interni e rispondere con prontezza a situazioni impreviste.

Il ruolo cruciale della rete

Dietro ogni telecamera intelligente, ogni software di analisi e ogni alert automatico c’è un’infrastruttura che rende possibile lo scambio continuo di dati. È la rete, con la sua capacità di trasportare grandi volumi di video in alta definizione, a rappresentare il pilastro nascosto di tutto il sistema.

Un flusso video in tempo reale non ammette rallentamenti. Se la connessione è instabile o congestionata, le conseguenze sono immediate: analisi errate, falsi positivi, eventi critici non rilevati, protocolli di emergenza che non scattano. Per questo la semplice disponibilità di una “buona connessione” non basta. Occorre una rete progettata per garantire banda simmetrica, stabilità e bassissima latenza, condizioni imprescindibili per la trasmissione continua e l’elaborazione in tempo reale.

Immaginiamo, ad esempio, un’azienda logistica con più sedi distribuite sul territorio. Per centralizzare la sorveglianza in un’unica control room è necessario che decine di flussi video viaggino in contemporanea verso un cloud privato. Anche solo pochi minuti di interruzione possono compromettere registrazioni e allarmi. Oppure pensiamo a un punto vendita che deve monitorare affollamenti sospetti: se la rete introduce ritardi, l’intervento rischia di arrivare troppo tardi, quando l’assembramento si è già trasformato in un problema. In questo senso, la fibra ottica professionale diventa la vera base della sicurezza. Solo una connettività ultra performante consente di sfruttare appieno le potenzialità dell’AI applicata alla videosorveglianza.

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Non solo tecnologia: le regole da rispettare

Accanto alle questioni tecniche, le imprese devono confrontarsi con un quadro normativo sempre più articolato. In primis, il Gdpr fissa principi stringenti sulla liceità e proporzionalità del trattamento dei dati personali, imponendo che le immagini siano raccolte solo quando necessario e conservate per un tempo limitato. Allo stesso tempo, lo Statuto dei lavoratori vieta controlli a distanza non autorizzati: le telecamere che possono indirettamente monitorare l’attività dei dipendenti devono essere installate solo dopo accordo sindacale o autorizzazione dell’Ispettorato del lavoro. Inoltre, il Garante della Privacy aggiunge altri vincoli: obbligo di informative chiare e visibili, limiti temporali di conservazione delle immagini e, in molti casi, la necessità di predisporre una valutazione d’impatto (Dpia).

Per quanto riguarda l’uso del riconoscimento facciale, fino al 31 dicembre 2025 vige una moratoria: le aziende possono adottare algoritmi di intelligenza artificiale per analizzare comportamenti o situazioni, purché in forma anonima, ma non possono utilizzare sistemi biometrici che identifichino univocamente le persone. Questo quadro normativo, complesso ma necessario, garantisce che l’innovazione non comprometta i diritti fondamentali e che l’evoluzione tecnologica sia accompagnata da un uso responsabile dei dati.

Casi d’uso della videosorveglianza potenziata dall’AI

Le potenzialità della videosorveglianza intelligente non restano sulla carta, ma trovano già applicazione in diversi settori:

  • Magazzini industriali: i sistemi dotati di intelligenza artificiale rilevano intrusioni fuori orario e inviano clip video direttamente al personale di sicurezza. L’efficacia dipende dalla rapidità con cui il segnale viaggia sulla rete: un upload garantito superiore ai 50 Mbps fa la differenza tra un intervento immediato e uno tardivo.
  • Aziende logistiche multi-sede: la gestione centralizzata delle immagini in cloud consente di ridurre i costi e migliorare il coordinamento, ma la trasmissione simultanea di decine di flussi HD richiede una connettività robusta e stabile.
  • Retail: l’AI analizza in tempo reale i comportamenti dei clienti, individuando situazioni di rischio come affollamenti eccessivi o accessi non autorizzati. Senza una rete a bassa latenza, queste analisi diventano inutili perché non garantiscono interventi tempestivi.
  • Edifici direzionali: l’integrazione con i sistemi di controllo accessi permette di rilevare porte forzate o anomalie nei flussi di entrata e uscita, attivando automaticamente le contromisure. Anche qui la tempestività è interamente legata alla qualità della connettività.

Un’infrastruttura coerente, stabile e scalabile

La scelta di adottare una videosorveglianza intelligente non è quindi una decisione meramente tecnica. È una strategia di lungo periodo che coinvolge la sicurezza, la compliance normativa, l’efficienza delle operations e, in ultima analisi, la resilienza dell’impresa. In un panorama caratterizzato da minacce sempre più sofisticate, normative rigorose e aspettative tecnologiche crescenti, la vera innovazione non è solo nell’intelligenza artificiale, ma nella capacità di costruire un’infrastruttura coerente, stabile e scalabile.

La rete diventa, così, parte integrante della sicurezza: non un semplice canale di trasporto, ma un elemento fondamentale per l’integrità, la tempestività e l’affidabilità dei sistemi. Solo su questa base la videosorveglianza può trasformarsi da archivio passivo a strumento proattivo di protezione e governo del rischio. La sicurezza aziendale del futuro non passerà soltanto dalla potenza degli algoritmi o dall’evoluzione delle telecamere, ma dalla solidità delle reti che le connettono. È qui che si gioca la vera partita per una protezione capace non solo di registrare, ma di prevenire, reagire e garantire continuità alle attività delle imprese.

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