Lavori in corso per gli acquisti di “beni digitali” ed esperienze nei mondi di realtà virutale. Il metaverso di Meta, l’azienda proprietaria dei due social network e di Whatsapp, prende sempre più forma: a Menlo Park si stanno testando metodi per la vendita di asset ed esperienze digitali sulla piattaforma di realtà virtuale Horizon Worlds, che è un elemento chiave del metaverso. “Come parte del nostro continuo impegno a supportare i creator”, ha detto l’azienda, “stiamo cominciato a testare numerosi nuovi strumenti che permetteranno loro di sperimentare con diversi modi per monetizzare ciò che creano in Horizon Worlds”.
Al momento la sperimentazione è circoscritta a Stati Uniti e Canada ed è riservata a coloro che utilizzano visori Oculus per immergersi nei mondi virtuali. Gli utenti vedranno comparire in Horizon Worlds i primi prodotti acquistabili (da utenti maggiorenni), come per esempio accessori di abbigliamento oppure l’accesso a mondi virtuali “privati” presenti sulla piattaforma. E Meta pare davvero intenzionata a coinvolgere il maggior numero di sviluppatori e aziende: dopo aver lanciato l’ottobre scorso un fondo da 10 milioni di dollari a supporto dei creator, ora ha annunciato un programma di ricompensa basato sulla capacità di attrarre utenti (più tempo passano nel mondo virtuale, più il creator viene ripagato) e, in futuro, anche sulla rapidità di adozione degli strumenti introdotti via via.
Come quelli di vendita, ovviamente, da cui Meta potrebbe ricavare benefici di vario tipo. Innanzitutto, il fatto di attrarre utenti e di far trascorrere loro più tempo nel metaverso, preparando così il trampolino di lancio per future attività di advertising. C’è poi il vantaggio di poter raccogliere e monetizzare i dati delle transazioni di pagamento processate (capire chi compra che cosa, quando e dove, per intercettare nuove tendenze o posizionare pubblicità mirata).
Meta sta anche lavorando su una valuta crittografica proprietaria, di cui si è parlato nei giorni scorsi citando il nome (probabilmente provvisorio) “Zuck bucks”, cioè i “dollari di Zuckerberg”. Dopo il fallimento del progetto Libra, l’amministratore delegato sta ancora provando a scommettere su forme di pagamento digitale alternative alle criptovalute classiche e questa volta forse riuscirà nell’intento. Rispetto a pochi anni fa, le criptovalute e gli Nft occupano un posto più rilevante come forma di pagamento e di investimento, e vengono visti con minori timori e scetticismo. Il grande ostacolo incontrato da Libra era stato però di altro genere, non legato all’immaturità del mercato ma a giustificate paure di monopolio e di lesione della privacy. Secondo indiscrezioni, gli Zuck bucks non saranno basati su blockchain ma al contrario su token in-app, controllati centralmente, simili a quelli che permettono di fare acquisti all’interno di videogiochi come Farmville.