17/02/2025 di redazione

Una Intel fatta a pezzi, tra Broadcom e Tsmc: solo un’ipotesi per ora

Indiscrezioni parlano di trattative informali per una possibile vendita. La taiwanese prenderebbe le fabbriche, Broadcom le attività di progettazione e marketing.

(Immagine: Intel)

(Immagine: Intel)

Una Intel spaccata a metà: una parte alla rivale Tsmc, l’altra alla “pigliatutto” Broadcom. Sarebbe davvero una rivoluzione nel mondo dei semiconduttori e quasi la fine di un’era nella storia dell’informatica. Per adesso è solo un’indiscrezione fatta circolare dal Wall Street Journal e partita da una “persona informata sui fatti”. 

Secondo la fonte, Broadcom sarebbe interessata alle attività di progettazione di chip e di marketing, ma per un’eventuale offerta di acquisizione avrebbe la necessità di trovare prima un partner interessato alle attività di produzione di Intel. Broadcom si ingigantirebbe ancora di più, dopo il colossale acquisto di Vmware per 69 miliardi di dollari nel 2023.

Taiwan Semiconductor Manufacturing Co, cioè il principale produttore indipendente di semiconduttori al mondo, starebbe invece valutando l’acquisto di alcune o di tutte le fabbriche di chip di Intel. Tsmc potrebbe avanzare un’offerta ma non da solo, bensì all’interno di un consorzio di investitori o altra struttura. La fonte confidenziale ha rimarcato che Broadcom e Tsmc si stanno muovendo indipendentemente l’una dall’altra e che finora ci sono state solo discussioni informali con Intel o trattative in fase preliminare.

In seguito all’indiscrezione del Wall Street Journal, i giornalisti di Reuters hanno contattato la Casa Bianca per sapere se l’amministrazione di Donald Trump avrebbe ancora supportato Intel con sussidi pubblici (come previsto dal Chips Act statunitense) nel caso di vendita a Tsmc e Broadway. Risposta: il governo supporta gli investimenti di società estere negli Stati Uniti, ma è “improbabile” metta risorse sulle fabbriche di Intel se queste verranno comprate da un soggetto straniero.

Dopo le dimissioni di Pat Gelsinger e la nomina di due co-Ceo ad interim (il direttore finanziario David Zinsner e la direttrice della divisione Intel Products Michelle Johnston Holthaus), la società di Santa Clara ha comunque portato a casa un discreto trimestre, ovvero il previsto calo dei ricavi c’è stato ma inferiore alle stime. Quel che è sicuro, in tutta questa incertezza, è che qualcosa andrà fatto per preservare l’innovazione, la proprietà intellettuale e la forza produttiva di Intel (azienda che tra l’altro negli ultimi anni ha puntato molto sulle attività di fonderia per conto terzi). Bisogna superare il momento critico e potrebbero servire investitori esterni. Anche perché la corsa all’innovazione nel frattempo non rallenta, anzi, e finora Samsung, Amd e Nvidia hanno saputo meglio cavalcare la domanda di chip per l’intelligenza artificiale. La stessa Intel sta comunque puntando a incrementare quest'area di attività, per esempio con gli acceleratori di AI Gaudi, alla terza generazione.

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