20/03/2015 di Redazione

Adattarsi al cambiamento in un mondo virtuale

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Non dovrebbe sorprendere che l’impatto tecnologico principale sui dipartimenti IT nel 2013 sia stato causato da Mobile e Big Data. Entrambe le problematiche hanno dominato le conversazioni nell’arena dello storage lo scorso anno e, considerato che il numero dei dipendenti che lavorano da remoto è in continuo aumento, è molto probabile che il 2014 vedrà sempre più aziende in difficoltà nel fronteggiare grandi volumi di dati. Parimenti impegnativo sarà fornire protezione e accesso sicuri a informazioni potenzialmente riservate ma senza dubbio di valore, generate su un numero crescente di dispositivi mobili.

Con approssimativamente un terzo della forza lavoro globale in procinto di diventare mobile (entro il 2015 secondo l’analisi IDC, Worldwide Mobile Worker Population, 2011-2015), è chiaro come il BYOD (Bring Your Own Device) abbia creato un’ampia richiesta da parte di utenti finali di accedere ai dati da qualunque dispositivo e beneficiare della collaborazione e della condivisione di informazioni indipendentemente da dove si trovano.

La quantità di dati attualmente contenuti nei dispositivi mobili sta tuttavia spingendo le aziende a riconsiderare il modo in cui questi vengono acquisiti, conservati e recuperati in modo sicuro per ottenere da essi ancora più valore, nel rispetto della compliance. Gartner ha infatti suggerito di recente nel suo report ‘BYOD is an application strategy, not just a purchasing policy’ (novembre 2013) che ciò di cui si ha bisogno è un computing di “classe globale” - “un approccio alla progettazione di architetture e sistemi che estenda i processi di calcolo oltre l’azienda e nelle culture dell’utente finale, del lavoratore mobile e de business partner”.

Detto questo, sembra inoltre che poche aziende abbiano concepito o implementato strategie complete a supporto dei lavoratori mobili o abbiano già posto in essere delle misure per assicurare i backup regolari dei dispositivi mobili. La protezione dell’accesso a dati sensibili e l’offerta di un’alternativa all’archiviazione dei dati aziendali su dispositivi locali o rimovibili sono problematiche fondamentali che vanno indirizzate senza esitazione.

Ci si affida molto a servizi cloud come Box e Dropbox per raccogliere e condividere informazioni in tutta l’azienda, attività che però crea dei grattacapi all’IT.  Provare a utilizzare un prodotto consumer in ambiente enterprise fa sì che inevitabilmente la gestione mobile rimanga al di fuori del controllo e della visibilità del dipartimento IT, e di conseguenza importanti dati aziendali rimangono senza protezione. Da un’altra prospettiva, sono dati essenzialmente “persi” per tutti i dipendenti ai fini della collaborazione e della condivisione di informazioni.

Per cui, mentre l’enfasi nel 2013 poteva essere incentrata sulla creazione di strategie per una moderna gestione dei dati, la priorità nel 2014 deve essere la sincronizzazione dei file e la preparazione per metodi di conservazione automatica al fine di ridurre il rischio di perdite di dati.

Il più importante vantaggio derivante da una sincronizzazione continua e automatica di file e cartelle è quello di rendere i dati fluidi e non bloccati in silos. Supportare sistemi operativi e ambienti differenti e fornire un accesso garantito sia ai vecchi documenti che ai file più recenti, indipendentemente dal device su cui erano stati creati. Tuttavia, poiché la sincronizzazione è differente dal backup tradizionale, ciò di cui si ha bisogno per incoraggiare un’adozione su larga scala di un archivio aziendale centrale, sono processi automatici ma definiti centralmente che migliorino la protezione dei dati mobili senza coinvolgere l’utente. L’IT deve recuperare visibilità e controllo su tutti gli uffici remoti e i dispositivi mobili ed essere in grado di fornire un servizio di backup che tocchi tutte le aree della rete in un istante. Questo è forse l’unico modo per assicurare che l’IT sia in possesso dell’ultima versione dei file di ogni utente in un determinato momento. Parimenti importante in questa epoca focalizzata sui dati è l’offerta di accesso self-service 24 ore su 24 sette giorni su sette a file e email protetti. Gli utenti si aspettano tempi di ripristino rapidi e funzionalità di ricerca basate sui ruoli per tutti i dati aziendali come regola per semplificare ricerca ed e-Discovery. Aprire un ticket e aspettare il supporto IT non è più accettabile. Ogni ritardo nell’accesso incrementa solo la possibilità che i dipendenti ritornino a strumenti consumer ad alto rischio per la condivisione dei file e a servizi ad hoc di backup nel cloud.

È importante tuttavia notare  come le aziende stiano prendendo sempre più confidenza con la sicurezza e la scalabilità di risorse public cloud messe a disposizione da provider di grandi dimensioni. Piuttosto che appesantire le proprie reti, stanno scegliendo di utilizzare questa soluzione quando fanno uso di applicazioni pesanti come SharePoint, Oracle o SAP. Ciò fa in modo che con tutta probabilità assisteremo a una crescita del cloud privato in settori come la finanza e la sanità dove esistono significativi problemi di compliance e sicurezza e nei quali è necessario sapere che i dati ospitati on site sono trattati come “mission critical”.

Le aziende stanno cominciando a considerare i benefici derivanti dall’integrazione delle proprie soluzioni di data management con le piattaforme cloud, che consente loro di migrare senza problemi i dati da un data center on premise a un’infrastructure-as-a-service di cloud provider di primaria importanza come Amazon Web Services (AWS). La sfida relativa ai dati è quella di sfruttarne la raccolta, protezione, accesso e ripristino in modo automatizzato e indicizzato per contenuto da una console centrale con uno storage cloud low cost per l’archiviazione degli stessi. Questo approccio ha il potenziale per consentire alle aziende di aggiungere capacità di storage e tenere il passo della crescita dei dati senza appesantire ulteriormente il dipartimento IT.  Rende inoltre possibile per aziende e service provider sfruttare in modo efficiente i servizi cloud per soddisfare i service level agreement (SLA) e i requisiti di budget.

Sebbene sia vero affermare che questo approccio è più adatto ad archiviazioni di lungo periodo nelle quali non si prevede di ripristinare i dati di frequente e dove questi possono essere conservati in forma deduplicata per ridurre al minimo la crescita del loro volume nel tempo, l’integrazione della gestione dei dati con piattaforme cloud offre alle aziende un livello maggiore di certezza in merito alla loro capacità di eseguire complesse attività di eDiscovery. L’indicizzazione per contenuto combinata con l’integrazione di allerte, tracciamento e verifica basati su policy delle copie di dati nel cloud  sta dando prova di essere il modo migliore per assicurare che i dati secondari o terziari possano essere recuperati con successo da archiviazioni di lungo periodo. In sostanza questo significa che i backup deduplicati più recenti possono essere prioritizzati per lo storage su dischi più performanti che garantiscono un recupero immediato e che le aziende possono livellare i costi dello storage secondo il profilo SLA di dati/applicazioni/servizi, senza correre il rischio di perderli.

Detto questo, considerata la natura incentrata sulle applicazioni dell’IT, è anche molto probabile che le aziende cominceranno a bilanciare i vantaggi della virtualizzazione con i costi associati alla diffusione delle macchine virtuali (MV). La promessa di ridurre i costi operativi e l’infrastruttura di rete, la flessibilità e la scalabilità delle applicazioni continueranno senza dubbio a incoraggiare le aziende a implementare più applicazioni critiche in un contesto di macchine virtuali. Tuttavia, queste applicazioni critiche richiederanno i più rigorosi SLA per quel che riguarda uptime applicativo, punti di ripristino granulari e tempi di recovery rapidi. Con risorse limitate persino per le attività di gestione IT di routine (come backup e ripristino), gli amministratori di storage e backup potrebbero avere ancora più difficoltà a gestire e proteggere i dati delle applicazioni critiche su MV, che risulterebbero a rischio.

Le aziende devono chiaramente riconsiderare la tecniche tradizionali di protezione dei dati. Di fronte alla crescente virtualizzazione nello storage nel 2014,  al confine sempre più sottile tra cloud e on-premise,  e all’impatto del BYOD sull’adozione della virtualizzazione e del cloud, ciò che è necessario è la capacità di gestire automaticamente la strategia di data management da un’unica console. Le aziende devono essere in grado di spostare MV inutilizzate su storage economico, con la possibilità di ripristinarle istantaneamente per un aumento di utilizzo, efficienza e risparmi. Se le aziende non fronteggiano queste problematiche, rischiano di pagare sempre più nel lungo periodo per archiviare dati che non verranno più utilizzati, e di faticare per controllarne la proliferazione -  appesantendo ancora di più una rete già sottoposta a notevoli pressioni.

Michiel von der Crone
Field Advisory Services Team Director, EMEA, CommVault

 

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