20/02/2020 di Redazione

Buoni numeri per Lenovo, mentre si lotta contro il coronavirus

Nel trimestre di ottobre-dicembre 2019 l’azienda cinese ha raggiunto il valore di fatturato trimestrale più alto di sempre, 14,1 miliardi di dollari. La chiusura della fabbrica di Wuhan sarà gestita sfruttando gli altri stabilimenti produttivi.

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Al pari di molte aziende cinesi o che producono in Cina, Lenovo sta affrontando il coronavirus, ovvero i rallentamenti e gli stop forzati alla produzione in alcuni stabilimenti. Ma è serena, o così si dichiara. Può esserlo, innanzitutto, perché ha alle spalle l’ottimo andamento del trimestre di ottobre-dicembre 2019, il terzo dell’anno fiscale in corso, periodo non solo fortunato ma portatore di un nuovo record: per la prima volta un fatturato trimestrale ha raggiunto un valore di 14,1 miliardi di dollari. L’utile pre-tasse, 390 milioni di dollari, ha segnato una crescita anno su anno dell’11%, e analogo è stato l’incremento dell’utile netto, arrivato a 258 milioni di dollari.

 

Una buona fetta della torta è rappresentata dalla divisione Intelligent Devices Group, in cui confluiscono sia i prodotti legati al mondo del computer (PC e Smart Devices) sia gli smartphone (Mobile Business Group). La prima delle due sottodivisioni ha fruttato 11,1 miliardi di ricavi, un utile pre-tasse di 684 milioni di dollari e un margine dell’utile pre-tasse del 6,2%: risultati buoni, che hanno fatto crescere la quota di mercato dei Pc di Lenovo (arrivata al 24,3% nel trimestre, +1,6% anno su anno), a dispetto del problema di carenza di Cpu lungo la supply chain. I telefoni Motorola hanno anch’essi portato delle soddisfazioni, facendo dimenticare gli anni di tribolamento di un’attività in perdita: il Mobile Business Group ha registrato il suo quinto trimestre consecutivo di utili. Il Motorola Razr recentemente lanciato rappresenta un rientro nel segmento premium, segmento che “sarà un focus per il futuro”, spiega Lenovo.

 

 

Per quanto riguarda il Data Center Group, invece,  i ricavi della divisione mostrano un andamento piatto per via di un calo del prezzo medio, sebbene le vendite di server siano cresciute (+18% anno su anno) e così anche i prodotti per l’infrastruttura e lo storage software-defined (+40%). Nei prossimi mesi l’azienda prevede che cresceranno un po’ tutte le aree di questa divisione.

 

Ma è probabile che i numeri del quarto trimestre dell’anno fiscale (cioè il trimestre di gennaio-marzo 2020) possano risentire degli scombussolamenti prodotti dal coronavirus su tutta la supply chain. Lenovo, tra l’altro, concentra alcune delle sue principali fabbriche proprio a Wuhan, ma ciononostante si dice pronta a gestire l’emergenza appoggiandosi ad altri siti produttivi che hanno già riaperto i battenti, come quelli di Shenzhen e Hefei. “La grande maggioranza delle fabbriche del gruppo in Cina hanno riaperto e sono parzialmente operative, benché le forniture di materiali e anche i servizi logistici nel Paese siano ancora colpiti”, ha fatto sapere l’ufficio stampa di Lenovo. 

 

Per quanto riguarda il coronavirus”, prosegue la nota, “la priorità aziendale continua a essere quella di garantire la salute e il benessere dei dipendenti di Lenovo, la continuità della produzione e il ripristino della capacità, l'assistenza a coloro che lavorano per contenere l'epidemia. Come il resto del settore, Lenovo sta inevitabilmente affrontando alcuni limitazioni e ritardi a breve termine, con la riattivazione della supply chain dopo la chiusura prolungata degli stabilimenti produttivi a margine del Capodanno cinese. Di conseguenza, Lenovo farà leva sul proprio equilibrio a livello geografico, sull'eccellenza operativa e sulla forza nella gestione di una rete di supply chain distribuita a livello globale, e su una solida esecuzione della strategia di Gruppo al fine di superare queste sfide”.

 

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