25/10/2019 di Redazione

Cloudera apre ai propri clienti la strada del multicloud

Dopo la fusione con Hortonworks, sta per diventare disponibile la nuova Cloud Data Platform, per la gestione big data in ambienti ibridi, open source e integrabile con varie soluzioni di acquisizione dei dati.

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Di fatto, Cloudera è rimasto il più importante player indipendente sul mercato delle piattaforme big data (più o meno l’unico, visto che MapR è stata assorbita da Hpe), dopo la fusione con Hortonworks, completata all’inizio di quest’anno e il successivo rafforzamento arrivato con l’acquisizione di Arcadia Data, che ha accentuato la componente di intelligenza artificiale per le soluzioni analytics, discovery e Bi per cloud e data lake.

Nonostante il nome, l’azienda trae ancora oggi il 90% delle proprie revenue da installazioni on-site e questo rappresenta di per sé un limite, visto che stanno crescendo soprattutto le implementazioni di soluzioni big data in cloud, a vantaggio dei soliti grandi nomi come Aws, Microsoft o Google. Il tema della customer retention non è trascurabile per una realtà che conta quasi un migliaio di clienti nel mondo con un investimento annuo ricorsivo di almeno 100mila dollari.

L’operazione combinata di consolidamento e recupero di terreno viene affidata dal vendor alla nuova Cloud Data Platform (Cdp), che sarà disponibile in novembre per ambienti Aws, con estensioni ad Azure, Google e anche cloud privati già previste per il 2020: “Si tratta di una reingegnerizzazione della nostra piattaforma in ottica multicloud”, spiega Yari Franzini, da poco nominato country manager di Cloudera Italia. “Abbiamo verificato come nelle aziende permangano silos, varie componenti core legacy, una gestione dei dati ancora in buona misura on premise, pur in presenza di un’evoluzione verso il cloud nelle sue varie declinazioni. Per superare i vincoli e far sì che l’It possa rispondere con velocità alle richieste del business, la nostra soluzione propone il vantaggio di essere open source, libera da infrastrutture preesistenti e capace di mantenere policy e interfaccia comuni lungo tutto il percorso dei dati, a prescindere dall’ambiente in cui si sta lavorando”.

Yari Franzini e Christian Violi, rispettivamente regional director e channel sales director di Cloudera Italia

Cdp mette a frutto l’integrazione di Hortonworks soprattutto con la possibilità di allargare le funzionalità della piattaforma verso l’edge computing, ma ci sono diverse innovazioni alla radice della soluzione. Per l’elaborazione e la memorizzazione dei dati, per esempio, gli utenti possono ancora utilizzare Hadoop Distributed Files System, ma l’intento del vendor è indirizzare la scelta verso le opzioni di cloud storage native, allo scopo di separare le risorse di calcolo dallo spazio del data warehouse. Un altro elemento chiave è rappresentato dal supporto dell’orchestrazione di container Kubernetes, cosa che allarga le opzioni infrastrutturali per i clienti impegnati nello sviluppo di data warehouse e sistemi analitici.

La piattaforma viene proposta in modalità PaaS “per agevolare i clienti nella creazione della propria infrastruttura”, sottolinea Franzini. “Rilevante è anche il fatto che la disponibilità è accompagnata da use case basate su esperienze già provate negli ambiti Data Hub, Data Warehouse e Machine Learning”. Questi servizi sono fatturati in base all’utilizzo, come detto per ora sul cloud Aws. Più avanti sarà lanciata anche la versione di Cdp per i data center.

 

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