21/02/2020 di Redazione

Data breach su dati del Pentagono nel 2019, per la seconda volta

Il Dipartimento della Difesa ha ammesso l’attacco informatico che l’anno scorso ha esposto i dati personali di 200mila persone. Un altro attacco era andato a bersaglio nel 2018.

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Nemmeno i sistemi informatici del Pentagono sono blindati: un data breach ha esposto dati della Defence Information Systems Agency (Disa), agenzia collegata al Dipartimento della Difesa e incaricata di gestire le comunicazioni militari, incluse quelle che partono dall’ufficio di Donald Trump. Il fatto è accaduto nel 2019, tra maggio e luglio, ma si è saputo solo ora grazie a Reuters: l’agenzia ha visionato una lettera, datata 11 febbraio 2020, nella quale la Disa avvisava del data breach le persone potenzialmente coinvolte. A detta della Bbc, sarebbero circa 200mila, ovvero gli ottomila dipendenti dell’agenzia e i loro familiari.

 

Sulla lettera non si fa riferimento al numero di utenti potenzialmente affetti dalla violazione, ma si citano fra i contenuti esposti alcune informazioni personali, inclusi i numeri di previdenza sociale. Dati che potrebbero essere poi stati usati per impersonare l’identità del “derubato” e commettere truffe online. L’agenzia, in ogni caso, specifica che non esistono prove di avvenuti furti di identità, poi sfruttati sul Web per azioni di questo genere.

 

Il termine “data breach” non chiarisce se sia avvenuto un attacco hacker o  un altro tipo di evento, per esempio un malfunzionamento dei server o una errata configurazione che ha esposto i dati a occhi esterni. Si tratta, in ogni caso, del secondo data breach di cui il Dipartimento della Difesa ha riferito notizia negli ultimi due anni: nel precedente, avvenuto nell’autunno del 2018 ai danni dei sistemi informatici di un fornitore esterno del Pentagono, risultavano coinvolti i dati personali e di carta di credito di 30mila dipendenti. 

 

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