20/03/2020 di Redazione

Dati Gps per monitorare le distanze: coronavirus-Grande Fratello?

La Casa Bianca si è rivolta a Google e, da indiscrezioni, ad altre società tecnologiche (come Apple, Facebook e Amazon) per valutare la raccolta dei dati di geolocalizzazione degli smartphone come “strumento di ricerca” sulla diffusione dei contagi.

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Il coronavirus ha imposto una necessaria, temporanea restrizione delle libertà individuali e sociali in molti Paesi, ma fino a che punto possiamo spingerci con la giustificazione del bene comune? E come evitare il rischio di abusi e danni alla privacy? Sono domande lecite, alla luce della notizia che negli Stati Uniti  i dati raccolti dai Gps degli smartphone potrebbero servire alle autorità governative per tracciare gli spostamenti delle persone e verificare se la distanza sociale venga rispettata. Un articolo del Washington Post sostiene che Alphabet (la holding di Google), Apple, Facebook, Amazon, Ibm e altre società tecnologiche abbiano incontrato ufficiali governativi per discutere il potenziale uso dei dati di geolocalizzazione come “strumento di ricerca”. 

Così avrebbe riferito ai giornalisti un rappresentante dell’Office of Science and Technology Policy della Casa Bianca. Finora questi incontri si sono svolti sostanzialmente in segreto, senza informare i cittadini. A detta del Washington Post, i dati di geolocalizzazione potrebbero servire sia per monitorare il modo in cui i cittadini rispettano o no le distanze sia per meglio comprendere i percorsi di diffusione del virus. 

E la privacy? L’ipotesi è quella di utilizzare dati aggregati e anonimizzati. Nondimeno c’è chi, come il senatore democratico Ed Markey, ha pubblicamente espresso preoccupazioni: “Abbiamo bisogno di rassicurazioni sul fatto che la raccolta e l’analisi di questo tipo di informazioni, anche se aggregate e anonimizzate, non comportino rischi per la sicurezza e la privacy delle persone”. In risposta alla circolazione di notizie, un portavoce di Google ha fatto sapere che “Questo lavoro rispetterebbe i nostri stringenti protocolli sulla privacy e non comporterebbe la condivisione alcun dato su geolocalizzazione, movimenti o contatti delle persone”.

La mappa dei contagi aggiornata da Microsoft Bing 

 

In un altro Paese, ben più autoritario degli Usa, una sperimentazione di questo tipo è già in corso. In settimana Associated Press ha svelato come il governo israeliano abbia concesso il via libera alla propria agenzia di intelligence per gli affari interni Shin Bet, per usare i dati prodotti dai Gps degli smartphone della cittadinanza allo scopo di studiare la diffusione del coronavirus. 

Non che Shin Bet già non faccia qualcosa di simile: i dati di geolocalizzazione raccolti dagli smartphone vengono usati per monitorare la popolazione palestinese. Il direttore dell’agenzia di intelligence, Nadav Argaman, si è detto “ben consapevole della delicatezza della questione” e ha assicurato che le informazioni raccolte saranno accessibili a un “numero molto limitato” di persone e non conservate negli archivi di Shin Bet .

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