Conflitti nel segno dell’intelligenza artificiale: ce ne sono tanti, tecnologici, filosofici, sociologici e soprattutto di mercato, di grandi interessi economici. Da tempo il legame tra OpenAI e Microsoft non sembra più troppo idilliaco, mentre le due aziende e la concorrenza (in particolare Google, Meta, Anthropic e le cinesi Alibaba e Deepseek) inseguono il sogno dell’Artificial General Intelligence, l’intelligenza artificiale generale o forte, a seconda di come la si voglia chiamare.
Si tratta, come ormai noto, di un tipo di AI al momento solo teorizzato, capace di apprendere, comprendere e ragionare come un cervello umano su problemi complessi in modo generalizzato. Oltre ad avere un maggior grado di autonomia sarà quindi, se e quando esisterà, un’AI flessibile e utilizzabile per diversi scopi, anziché una AI specializzata come quelle attuali.
Come accennavamo, i rapporti tra OpenAI e Microsoft sembrano essersi allentati un po’, almeno rispetto a quando un anno e mezzo fa Satya Nadella aprì le porte della propria azienda a Sam Altman, temporaneamente estromesso dalla propria. Investitore sin dal 2019, Microsoft ha da allora messo sul piatto di OpenAI più di 10 miliardi di dollari, che hanno foraggiato lo sviluppo di Large Language Model e di servizi poggiati su di essi, tra i quali ChatGpt è ovviamente il più celebre.
In cambio, l’azienda di Redmond ha ottenuto un accesso preferenziale a quelle tecnologie, usandole per trasformare l’esperienza d’uso di Windows, delle applicazioni Microsoft 365, della ricerca Web. Specularmente, Azure è diventata l’infrastruttura cloud di riferimento per le attività di OpenAI legate alla ricerca, allo sviluppo di prodotti e alle interfacce di programmazione applicativa.
All’indomani dell’annuncio di Stargate, la joint-venture tra OpenAI e Softbank, balzava però all’occhio che l’operatore di cloud computing più direttamente coinvolto nel progetto fosse Oracle e non Microsoft. Recentemente, poi, il Wall Street Journal ha segnalato che OpenAI starebbe cercando di ottenere maggiore indipendenza nel rapporto tecnologico e commerciale con Microsoft. Allo stesso tempo, vorrebbe avere l’appoggio dell’azienda di Nadella in merito all’obiettivo di diventare una società profit, un appoggio che serve a OpenAI per attrarre nuovi investitori e preparare il terreno a un’eventuale quotazione in Borsa.
E arriviamo alle nuove indiscrezioni di The Information, secondo cui le due aziende sarebbero ai ferri corti su un particolare del contratto che le lega. Un dettaglio fondamentale, però. In base ai termini attuali, nel momento in cui OpenAI avrà sviluppato una Artificial General Intelligence, Microsoft non avrà accesso a questa tecnologia e non potrà usarla all’interno dei propri servizi. L’Agi di OpenI sarà soltanto sua. L’azienda di Redmond, secondo i rumors, vorrebbe invece modificare questa clausola. Rispondendo alla richiesta di conferma di Reuters, le due aziende hanno risposto con calcolata vaghezza: “Abbiamo una partnership produttiva di lungo periodo, che hanno permesso di offrire a chiunque incredibili strumenti di AI. Le discussioni sono in corso e siamo ottimisti sul fatto che continueremo a costruire insieme negli anni a venire”.