05/09/2019 di Redazione

Gli errori di YouTube sui bambini costano a Google 170 milioni di dollari

La società ha patteggiato con la Federal Trade Commission statunitense il pagamento di una multa, inflittale per la raccolta di dati a fini pubblicitari sui minori di 13 anni. Intanto nuove indagini su antitrust e privacy sono in corso, negli Usa e in Irl

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I bambini non si toccano, ma nemmeno i loro dati: Google invece lo ha fatto, attraverso YouTube, attirando le ire della  Federal Trade Commission e arrivando a sborsare 170 milioni di dollari per placarle. A tanto ammonta il risarcimento patteggiato fra la società di Mountain View, proprietaria della piattaforma video più celebre del Web, e la Ftc. La somma è relativamente piccola, sia se rapportata al giro d’affari di Google (il trimestre 2019 le ha fruttato 38,9 miliardi di dollari di fatturato) sia considerando che l’azienda ha violato una legge federale statunitense che tutela la privacy dei bambini.

Varata nel 1998, la legge vieta alle società di raccogliere dati riferiti ai minori di 13 anni e, necessariamente, nel 2013 è stata aggiornata per includere tra le modalità vietate anche la raccolta dei cookie sul Web. E proprio i cookie sarebbero stati usati dalle società del gruppo Alphabet per tracciare e studiare l’utenza dei giovanissimi internauti, così da proporre annunci pubblicitari mirati. Più efficaci di quelli generici, certamente, quindi più interessanti per gli inserzionisti e più remunerativi per YouTube.

A detta del procuratore generale di New York, Letitia James, “Google e YouTube consapevolmente e illegalmente hanno monitorato, tracciato e raggiunto con annunci pubblicitari mirati bambini solo per continuare a macinare dollari con la pubblicità”. Aziende come Mattel e Hasbro, ha scritto James, per anni hanno ricevuto comunicazioni di marketing in cui si sottolineava che YouTube, più dei canali televisivi, è la meta preferenziale dei bambini di età compresa fra sei e undici anni.

In realtà la piattaforma sta modificando le proprie regole per evitare di incappare, in futuro, in analoghe accuse e multe. A fine agosto Google ha annunciato il lancio di YouTube Kids, una versione della piattaforma da cui saranno esclusi contenuti non adatti ai più piccoli e annunci pubblicitari basati sulla cronologia e sui cookie. Dal blog di YouTube, inoltre, è giunta la promessa che “limiteremo la raccolta dei dati e l’utilizzo dei video creati per i bambini solo a ciò che è necessario per supportare l’operatività del servizio”.

 

 

I guai per Google, in ogni caso, non sono finiti. L’azienda è sotto indagine per non ragioni di privacy e violazioni antitrust, stando a un’indiscrezione di Reuters che nel giro di poche ore è stata seguita da un’altra, pubblilcata sulle pagine del Financial Times. Brave Software, azienda che sviluppa un omonimo browser basato su tecnologia open-source, ha raccolto e consegnato alla Data Protection Commission irlandese le prove di presunte scorrettezze di Google: l’azienda passerebbe sottobanco (attraverso pagine Web non pubbliche) dati personali degli utenti agli inserzionisti pubblicitari, in violazione delle regole europee sulla privacy. L’azienda di Mountain View ha però rigettato le accuse, facendo sapere tramite un portavoce che “non serviamo annunci pubblicitari personalizzati e non inviamo richieste agli inserzionisti senza il consenso dell'utente”. Si attendono sviluppi della vicenda, in un autunno che si preannuncia ricco di discussioni sul tema della privacy.

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