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Java, Oracle vince contro Google: rimborso miliardario in vista?

Un tribunale d’appello californiano ha ribaltato il verdetto di primo grado: nello sviluppare Android, Big G ha violato il copyright sulle Api del linguaggio di programmazione. Il risarcimento potrebbe essere di nove miliardi di dollari. Ma la parola finale potrebbe spettare alla Corte Suprema.

Pubblicato il 28 marzo 2018 da Redazione

C’è un giudice in California per Oracle. Una corte federale d’appello degli Stati Uniti ha clamorosamente ribaltato il verdetto di primo grado nella causa pluriennale che vede fronteggiarsi il colosso di Redwood e Google. L’oggetto del contendere? Le Api del linguaggio di programmazione Java che, per Oracle, sarebbero state utilizzate impropriamente da Big G nello sviluppo di Android, il sistema operativo mobile più diffuso al mondo. La battaglia legale fra le due aziende ha ormai origini antiche: scattò infatti nel 2010 dopo l’acquisizione di Sun Microsystems (creatrice nel 1995 di Java) da parte della società di Larry Ellison. Due anni fa, dopo un numero impressionante di udienze, una giuria di primo grado della California diede ragione a Google, stabilendo che l’utilizzo delle Api da parte del gigante di Mountain View fu “equo” e non violò la normativa sul copyright. Ma, con una sentenza che ha spiazzato tutti gli osservatori, i tre giudici del distretto californiano di San Francisco hanno nuovamente cambiato le carte in tavola.

“Non c’è niente di equo nel copiare letteralmente un progetto e utilizzarlo per lo stesso scopo su una piattaforma concorrente”, si legge nel verdetto. Per Mark Schonfeld dello studio legale Burns & Levinson di Boston, si tratta di “una decisione importantissima per il concetto di utilizzo corretto” delle tecnologie. Una conclusione che potrebbe aprire nuovi scenari per l’intera industria del software.

Talmente importante che, per lo stesso Schonfeld, è molto probabile che il caso approdi alla Corte Suprema per una sentenza definitiva. Il massimo organo giuridico statunitense rimane quindi l’ultima ancora di salvezza per Google, che in caso di rifiuto o di un’ulteriore verdetto sfavorevole potrebbe trovarsi a pagare circa nove miliardi di dollari di risarcimento.

“Siamo delusi che la corte abbia ribaltato l’analisi della giuria, che ha stabilito come Java sia aperto e gratuito per chiunque”, ha dichiarato Big G. “Questo genere di decisioni renderà le applicazioni e i servizi online più costosi per gli utenti”. La questione è infatti delicata e sono numerosi i commenti che, in queste ore, stanno emergendo a sostegno della tesi di Google.

 

 

“Tutto ciò va contro decenni di pratiche consolidate nel mercato del software”, ha spiegato a Bloomberg Meredith Rose di Public Knowledge, organizzazione no-profit che si occupa di tematiche legate alla proprietà intellettuale in particolar modo sul digitale. “La sentenza potrebbe avere effetti devastanti sulla competitività, sull’apertura e sullo sviluppo dell’industria tecnologica, causando un’impennata dei prezzi e dando ai consumatori minor scelta e prodotti peggiori”. Public Knowledge sta sostenendo la “battaglia” di Big G in tribunale.

Di parere ovviamente opposto Oracle che, tramite il general counsel Dorian Daley, ha sottolineato come “la decisione protegga gli sviluppatori e i consumatori da abusi illegali dei loro diritti. La corte ha sostenuto i principi fondamentali della normativa sul copyright e chiarisce come Google abbia violato la legge”.

 

Tag: mercati, google, java, oracle, android, cause legali, dispute legali, fair use

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