30/03/2017 di Redazione

La “distrazione” di YouTube sul terrorismo costerà 755 milioni

Acuni grandi inserzionisti hanno abbandonato la piattaforma video in seguito alla pubblicazione dei loro spot all'interno di video che incitavano all'odio e al terrorismo. Secondo i calcoli delgi analisti, Google rischia danni economici pari a 755 milioni

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Una distrazione si può perdonare a chi, come YouTube, gestisce volumi di traffico immensi, con una media giornaliera (nel 2016) di oltre un miliardo di ore di visualizzazioni e 400 ore di video caricati? Si potrebbe rispondere di sì, se non fosse che l'errore in questione riguarda la pubblicazione di inserzioni pubblicitarie all'interno di filmati inneggianti al terrorismo e all'odio religioso. È accaduto nei giorni scorsi, provocando nel Regno Unito e negli Stati Uniti il fuggi fuggi di inserzionisti del calibro di AT&T, Verizon, le catene Walmart, Tesco e Marks and Spencer, e ancora Pepsi, Gsk, Johnson & Johnson, L'Oreal, Volkswagen, Renault, McDonald's e Royal Mail.

 

Seguendo l'esempio, hanno poi scelto di allontanarsi da YouTube anche le società australiane di Vodafone, Nestlé, Holden e Kia.Tutti scontenti, comprensibilmente, dell'associazione fra i propri contenuti pubblicitari e video di censurabile natura, come per esempio alcuni discorsi dell'imam fondamentalista Wagdi Ghoneim e del predicatore pro-terrorismo Hanif Qureshi. Ma, giusto per soddisfare la par condicio, l'errore ha riguardato anche il canale di un ultranazionalista fan del Ku Klux Klan, l'americano David Duke.

 

Oltre al danno d'immagine per gli inserzionisti, la discutibile collocazione degli spot pubblicitari ha permesso a chi aveva caricato i video (contenuti che vantano, purtroppo, decine di migliaia o anche milioni di visualizzazioni) di guadagnare percentuali sul ricavato degli ads. Cifre pari a circa 318mila dollari, secondo il Guardian. Google ha comunque tentato di trattenere i clienti del servizio pubbliciario di YouTube con la proposta di sconti sulle campagne. Non di meno, gli analisti hanno stimato danni economici diretti pari a qualche cifra percentuale sui ricavi annui della piattaforma: si è ipotizzato, inizialmente, un impatto anche superiore ai 10 miliardi di dollari sul fatturato del 2017, per calare a 755 milioni di dollari nell'ultima stima (degli analisti di Nomura Instinet).

 

 

Più della valutazione del danno economico in sé, è però interessante una considerazione: l'accaduto è stato un esempio fulminante di come l'intelligenza artificiale sia una tecnologia sui cui si debba ancora lavorare molto. L'associazione fra pubblicità e filmati su YouTube è gestita dagli algortimi di machine learning, che molto possono fare in termini di ragionamento, ottimizzazioni e rapidità d'azione su grandi volumi di dati, ma non senza rischiare cantonate. Era già accaduto, d'altra parte, al chatbot di Microsoft Tay, che sui social network aveva confezionato frasi a dir poco razziste.

 

 

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