20/11/2017 di Redazione

La missione sempreverde dell'Information Technology

Le nuove tecnologie del presente – dal cloud al mobile, dai Big Data all'intelligenza artificiale – non si allontanano dagli scopi per cui, a fine anni Cinquanta, due sociologi statunitensi per la prima volta parlavano di “It”: rendere il mondo più sempli

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Chiamatelo Information Technology o, se preferite, semplicemente “It”. Oggi racchiude un mondo, o forse più mondi, l'espressione utiizzata per la prima volta nel 1958 in un articolo (qui la versione originale) dei sociologi sttunitensi Harold J. Leavitt e Thomas L. Whisler, pubblicato sull’Harvard Business Review: "La nuova tecnologia”, scrivevano i due, “non ha un singolo nome già affermato. Dovremmo per cui chiamarla Information Technology, It”. Sono passati 59 anni e ci ritroviamo a utilizzare un concetto che più attuale non potrebbe essere: quello di tecnologia dell’informazione, per cui i dati sono la materia grezza del processo di produzione.

Secondo la definizione riportata da Wikipedia, lt è "l'utilizzo di elaboratori e attrezzature di telecomunicazioni per memorizzare, recuperare, trasmettere e manipolare dati, spesso nel contesto di un'attività commerciale o di un'altra attività economica". Oggi Big Data, cloud e mobile computing, Internet of Things, intelligenza artificiale, machine learning sono solo innovazioni ed evoluzioni di un medesimo e onnicomprensivo percorso avviato nel secolo scorso.

Rileggendo l’articolo di Leavitt e Whisler, c’è un passaggio che lascia riflettere: “Crediamo che l'Information Technology prenderà piede rapidamente. Un motivo importante per cui possiamo aspettarci cambiamenti rapidi è che l'It renderà molto più agevole la centralizzazione. Consentendo a un maggior numero di informazioni di essere organizzate in un modo più semplice e di essere processate più rapidamente, in sostanza estenderà la capacità di pensiero degli individui”. L'It inoltre, scrivevano i due sociologi nel 1958, permetterà di avere maggior controllo sui processi decisionali. Un’affermazione che, traslata nel nuovo millennio dell’era digitale, non potrebbe essere più attuale: si pensi a quello che è oggi il cloud computiing, in termini di centralizzazione dei dati, oppure all’analisi dei dati funzionale alla business intelligence.

 

 

 

Le analogie fra passato e presente non sono finite. Per Leavitt e Whisler era possibile prevedere il successo e futuri sviluppi dell'It soprattutto per un motivo, cioè “la pressione subita dai manager che devono fare i conti con problemi di ingegnerstica, di logistica e di marketing sempre più complessi. La distanza temporale fra la scoperta di una nuova conoscenza e la sua applicazione pratica si è ridotta rapidamente, quasi con progressione geometrica. La richiesta di riorganizzarsi per poter gestire un mondo complicato e veloce diventerà enorme nel prossimo decennio. L'improvvisazione e gli aggiustamenti delle attuali strutture organizzative si riveleranno, probabilmente, inadeguati”.

Un’analisi, quella riportata nel passaggio di cui sopra, che potrebbe essere scritta più o meno negli stessi termini oggi, nel 2017. Che dire? Grazie Harold J. Leavitt, grazie Thomas L. Whisler. Big Data, cloud e mobile computing, Internet of Things, intelligenza artificiale, computing cognitivo rimangono ancora delle semplici subordinate dell’Information Technology.

 

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