23/04/2020 di Redazione

Maggiore sicurezza nella release di Zoom in arrivo in settimana

La versione 5.0 integrerà la crittografia Aes a 256-bit Gcm per proteggere meglio i dati dei meeting. Rivista anche l’esperienza utente con nuove funzioni.

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Dopo le numerose polemiche di questi ultimi mesi sulla sicurezza di Zoom, programma per videoconferenze che in questo periodo di emergenza sanitaria da Coronavirus ha visto crescere a dismisura i suoi numeri, l’azienda corre ai ripari. La società ha infatti annunciato che nella versione 5.0, di prossimo rilascio verrà integrata la crittografia Aes a 256-bit Gcm. Inoltre, l’account amministratore potrà scegliere quali data center regionali potranno essere utilizzati per ospitare i meeting virtuali.

Sono orgoglioso di questo primo passo fatto nell’ambito nostro piano di 90 giorni, ma questo è solo l'inizio", ha affermato Eric S. Yuan, Ceo di Zoom. “Conquisteremo la fiducia dei nostri clienti e manterremo un’elevata attenzione per fornire la piattaforma più sicura”.

La crittografia Aes a 256-bit Gcm offre maggiore protezione e resistenza alle manomissioni ai dati dei meeting in transito sulla rete, migliorando riservatezza e integrità quando si utilizzano Zoom Meeting, Zoom Video Webinar e Zoom Phone. La versione 5.0 di Zoom, che dovrebbe essere disponibile entro questa settimana, supporta la crittografia Gcm che avrà effetto una volta abilitati tutti gli account. A livello di sistema questo avverrà il prossimo 30 maggio.

La nuova release presenta anche diverse novità a livello di esperienza utente e controlli. Le funzionalità di sicurezza sono ora raggruppate per un più facile accesso, mentre la “sala di attesa” è ora attivata per default in tutte le licenze Education, Basic e Pro. Nella dashboard, gli amministratori con piani aziendali o education possono visualizzare il modo in cui le loro riunioni si connettono ai data center Zoom.

I limiti del sistema crittografico di Zoom erano emersi all’inizio di questo mese quando si erano registrate incursioni da parte di hacker, tanto che la società aveva deciso di affidarsi a un nuovo responsabile per la sicurezza. Questo non ha purtroppo impedito che i dati di mezzo milioni di utenti venissero messi in vendita sul “dark web”.

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