25/06/2015 di Redazione

Mail sbagliata? Da oggi si può “richiamare” anche con Inbox

La funzione “Undo send”, introdotta da poche ore da Mountain View in Gmail, approda anche nell’applicazione che unisce le funzionalità di posta elettronica a Google Now. Abilitando l’opzione, si potrà bloccare l’invio del messaggio incriminato entro dieci

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Sei anni per inaugurare una preziosa funzionalità “anti figuracce”, ma soli due giorni per portarla anche all’interno di Inbox. Si parla di Google, che ieri ha finalmente pubblicato in Gmail il tasto “Undo send”, con cui richiamare entro trenta secondi un messaggio di posta elettronica spedito per errore. Una risorsa molto preziosa, basta chiedere a tutte quelle persone che si sono trovate a giustificare una mail piena di insulti a qualcuno, spedita proprio al destinatario sbagliato. Big G ha aggiunto ora la funzione all’app Inbox, un applicativo nato per rendere più ricca e intuitiva l’esperienza utente su dispositivi mobili. È nata infatti per fondere in una singola piattaforma e in un flusso di informazioni unico sia il servizio di posta elettronica che quello di Google Now. Inbox, inoltre, permette di creare promemoria e di raggruppare fra loro le conversazioni simili.

Il tasto “Undo send” è ora disponibile nelle versioni via browser e nelle app per sistemi Android e iOs. A differenza della funzionalità per Gmail, che consente di impostare l’intervallo di richiamo tra i cinque e i trenta secondi, utilizzando Inbox si avranno a disposizione soltanto dieci secondi per annullare l’invio e tirare così un sospiro di sollievo.

Ovviamente, il cuore dell’applicazione rimane ancora Gmail. Chi utilizza Inbox, infatti, potrà accedere senza problemi a tutte le mail contenute nella propria casella di posta targata Google, sfruttando però ad esempio funzionalità di ricerca avanzata, sia che si tratti dell’indirizzo di un amico che del prossimo volo. “Inbox non è stata creata per reinventare l’email, ma per aiutarvi a reinventare il modo in cui gestite i vostri impegni e le cose da fare”, scriveva a febbraio Alex Gawley, director of product management, Gmail and Inbox su un blog. Sembra che Big G non stia tradendo la parola data.

 

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