13/03/2017 di Redazione

Microsoft sperimenta i chip Arm di Qualcomm sulla propria nuvola

L’azienda di Redmond ha fatto sapere che utilizzerà i processori Centriq 2400 a 10 nanometri per una serie di primi test interni, implementandoli in server dell’ecosistema Azure impiegati per funzioni di ricerca e indicizzazione, storage, database, Big Da

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Si delinea meglio la strategia congiunta tra Qualcomm e Microsoft nel mercato dei chip per data center. Annunciata lo scorso dicembre, la partnership prevede l’utilizzo dei nuovi SoC Centriq 2400 a 48 core realizzati da Qualcomm con processo produttivo a 10 nanometri e basati su architettura Arm, al fianco dei quali troverà posto Windows Server. Nelle ultime ore, durante l’Open Compute Project Summit, il colosso di Redmond ha sottolineato che al centro della collaborazione ci sono in particolar modo le soluzioni cloud. L’iniziativa, ribattezzata “Project Olympus”, prevede una serie di nuovi design aperti per lo sviluppo di hardware adatto a sostenere la crescente domanda di risorse in cloud. La sfida è proprio quella di puntare sull’architettura Arm, ampiamente sfruttata nei dispositivi mobili grazie al suo ridotto impatto energetico, anche per il mondo data center.

Questo genere di processori “fornisce il massimo valore per i nostri servizi cloud, in particolar modo per le nostre applicazioni interne come ricerca e indicizzazione, storage, database, Big Data e machine learning”, ha spiegato in un blog post Leendert van Doorn, distinguished engineer del team di Azure. Ma cosa significa realmente questa partnership per il mercato dei chip per server?

Considerando che l’obiettivo di Microsoft è quello di ampliare il più possibile le collaborazioni con i chip maker in questo settore (oltre a Qualcomm nell’elenco è presente anche Cavium), il soggetto chiamato indirettamente in causa è Intel. Il gruppo di Santa Clara detiene praticamente il 100 per cento di quote di mercato ed è in sintesi l’unica realtà che, da questo genere di partnership e dall’avanzata dei chip Arm per server, ha solo da perdere.

Realizzare server con consumi ridotti è il sogno di tutti i colossi tecnologici, i cui data center richiedono grandi quantità di energia per sostenere la crescente domanda infrastrutturale globale. Se è vero che dell’impiego dell’architettura Arm nei data center si parla da tempo (Qualcomm ci sta lavorando dal 2014), senza però aver visto fino ad oggi utilizzi significativi, è altrettanto vero che la strada da seguire sembra ormai esser stata tracciata.

 

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