03/06/2015 di Redazione

Mobile payment: la corsa vera deve ancora iniziare

Secondo uno studio di BI Intelligence, negli Stati Uniti quest’anno il giro d’affari dei pagamenti via smartphone e tablet raggiungerà di 37 miliardi di dollari, metà della stima precedente. Ma con il lancio di Android Pay e Samsung Pay, il mercato arrive

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È un boom annunciato, ma non ancora effettivo: il mobile payment ha soltanto cominciato a far vedere le sue potenzialità. Questo è il messaggio di fondo che si legge sotto i numeri di BI Intelligence, società di ricerca nel cui ultimo report alcune stime sono state riviste al ribasso. Quest’anno il giro d’affari dei pagamenti via smartphone e tablet negli Stati Uniti raggiungerà i 37 miliardi di dollari, valore dimezzato rispetto a una precedente previsione di BI Intelligence. Il motivo è puramente circostanziale: alcuni servizi, come CurrentC (nato dall’accordo fra alcuni colossi del retail statunitensi come Walmart, Cvs, Best Buy, 7-11 e altri), pur annunciati da tempo non sono ancora partiti.

Ma per questa e per altre soluzioni di “portafoglio digitale” si tratta solo di aspettare. Molta dell’attesa è rivolta ad Android Pay, il servizio annunciato da Google la scorsa settimana e atteso nei prossimi mesi, cui spetta il duplice compito di rimpiazzare Google Wallet (non un successo, poiché lanciato a mercato ancora immaturo) e di contrastare la proposta di Cupertino, Apple Pay. Quest’ultima sembrerebbe prossima allo sbarco in Europa, stando ad alcune speculazioni nate da un tweet di una banca belga, Kbc Bank.

Nel corso dell’estate, inoltre, è fissato il debutto del servizio di Samsung in Corea del Sud e in Nord America, poi destinato a raggiungere il Vecchio Continente entro la fine dell’anno. La marcia in più di Samsung Pay potrebbe stare nella compatibilità con i terminali Pos anche datati e sprovvisti di chip Nfc, dal momento che questo metodo si basa su una tecnologia diversa dalla Near Field Communication ovvero la Magnetic Secure Transmission (che trasforma i lettori magnetici di carte di credito/debito in ricevitori wireless dei segnali emessi da uno smartphone).

 

Samsung Pay sfrutta la tecnologia dell'acquisita LoopPay

 

Google, invece, ha scelto di puntare sull’Nfc e quindi sulla sfida diretta a Apple, sostenuta dalla immensa diffusione di Android. Oltre ai pagamenti alle casse dei negozi, Android Pay permetterà anche di effettuare acquisti in-app e, nel caso di smartphone provvisiti di lettore, potrà richiedere l’autenticazione tramite impronta digitale. Il servizio funzionerà non solo con il nuovo sistema operativo, Android M, ma anche con KitKat e Lollipop; sarà, inoltre, preinstallato sui telefoni associati a scheda Sim di AT&T, Verizon e T-Mobile, pronto per essere usato in circa 700mila negozi degli Stati Uniti.

C’è dunque abbastanza carne al fuoco per prevedere un banchetto ricco e affollato di alternative. Per questo Bi Intelligence ha confermato la sua stima di lungo periodo: nel 2019, dai 37 miliardi di dollari di quest’anno, il mercato esploderà fino a valere 808 miliardi di dollari. E mentre nel 2014 soltanto l’8% degli statunitensi aveva effettuato almeno una volta all’anno un pagamento mobile, fra quattro anni la percentuale salirà al 65%. “La nostra previsione”, scrivono i ricercatori, “è una delle più alte, e pensiamo che il mobile payment si affermerà più rapidamente rispetto a quanto credono altre società di ricerca”.

Avanguardisti e follower
La voglia di velocizzare e semplificare i pagamenti, evitando in un sol colpo le code alle casse e l’uso del contante, esiste ed è evidente. Un esempio “apripista” di chiaro successo è quello di Starbucks: i clienti della catena di caffetterie si sono dimostrati entusiasti di Mobile Order and Pay, l’applicazione testata in 600 locali della West Coast. In pochi mesi di sperimentazione, Starbucks ha conteggiato 16 milioni di utenti attivi e otto milioni di pagamenti settimanali, quasi un quinto di quelli totali realizzati nelle 600 caffetterie.

 

 

Entro la fine dell’anno è prevista l’estensione del servizio a tutti i punti Starbucks di Stati Uniti, Canada e Regno Unito. E va detto che, in un caso come questo, il merito va anche all'intelligenza del marketing: l'app permette non solo di pagare tramite smartphone, ma anche di individuare su una mappa il locale più vicino, calcolare i minuti necessari a raggiungerlo, inoltrare il proprio ordine e ritirare il caffè fumante o la bevanda fresca in perfetto tempismo.

Avanguardie straniere a parte, anche da noi il percorso del mobile payment prosegue a buon ritmo. In Italia, secondo l’Osservatorio Digital Innovation del Politecnico di Milano, il mobile commerce (cioè la somma del proximity payment, ossia i pagamenti in prossimità effettuati con lo smartphone, e degli acquisti digitali dagli app store) quest’anno è cresciuto del 55% e rappresenta ormai il 18% del giro d’affari del più ampio e-commerce. L’arco temporale previsto per il boom è di tre anni, quando il mobile commerce arriverà a rappresentare il 40% del commercio elettronico realizzato in Italia.
 

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