03/10/2017 di Redazione

Oracle svela il database smart completamente automatico

Autonomous Database Cloud integra algoritmi di machine learning per ridurre a zero la necessità di intervento umano nelle fasi di aggiornamento, patching, regolazione e molto altro, lasciando all’It altri compiti più di rilievo. Lanciate anche novità per

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È giunta l’era del database “pensante”. Dal palco della propria conferenza Openworld 2017, in corso a San Francisco, Oracle ha svelato l’Autonomous Database Cloud, un sistema con algoritmi di machine learning per portare all’estremo l’automazione e lasciare così la componente umana libera di portare a termini compiti ben più importanti. Larry Ellison, fondatore, presidente esecutivo e Cto del colosso californiano, ha parlato di una capacità gestionale autonoma del 100 per cento, con funzionalità di aggiornamento, patching e regolazione sempre attive, senza interrompere l’erogazione dei servizi (il suo vero valore aggiunto). La soluzione di Oracle sarebbe in grado, secondo dati forniti dalla stessa azienda, di ridurre i downtime (pianificati e non) a trenta minuti all’anno, vale a dire cinque secondi al giorno, oltre a tagliare del 50 per cento i costi rispetto ai prodotti di Amazon Web Services.

Per non parlare della disponibilità pari al 99,995 per cento, contro il 99,95 per cento di Aws. La novità di Oracle si basa su Database 18c e sui sistemi ingegnerizzati della famiglia Exadata e, inoltre, è in grado di scalare da solo (dal basso verso l’alto e viceversa), ridimensionando alla bisogna le capacità di elaborazione e di storage.

Gli ambiti applicativi per cui la piattaforma nasce sono diversi, dalle ovvie esigenze transazionali ai compiti di data warehouse, passando per l’analisi dei grafi all’Internet delle cose. L’aggiornamento è disponibile on-premise, nel cloud pubblico e nella versione cloud at customer. Il data warehouse arriverà a dicembre e la variante Oltp (per le applicazioni orientate alle transazioni) a giugno 2018.

Come sottolineato da Ellison, nello sviluppare il database Oracle ha mantenuto un lavoro parallelo su nuove soluzioni di cybersicurezza, anch’esse in procinto di diventare completamente automatizzate. “Abbiamo fatto tutto il possibile per evitare l’intervento umano”, ha dichiarato Ellison, con lo scopo di limitare al massimo gli errori degli operatori grazie “all’infusione” dell’intelligenza artificiale.

Algoritmi che Oracle ha portato su tutto il proprio portafoglio di applicazioni residenti in cloud, pensate per l’intero set di processi aziendali: dal finance alle risorse umane, passando per la supply chain, il marketing, l’assistenza clienti e le vendite. Le nuove funzionalità basate sull’intelligenza artificiale uniscono dati di prima mano e di terze parti, informa il vendor, aggiungendovi on top tecnologie di machine learning.

 

 

Infine il gruppo di Redwood Shorese ha lanciato un nuovo servizio interamente gestito per il blockchain, anch’esso in cloud, che fornisce una piattaforma di livello enterprise scalabile, sicura e ad alta resilienza, con strumenti integrati di monitoraggio, backup continuo e recupero dati point-in-time. Il registro distribuito risiede sulla Oracle Cloud Platform e il vendor ha già pianificato di offrire il servizio come parte della propria Platform for Open Banking, fornendo connettività fra Flexcube (soluzioni per le istituzioni finanziarie) e le banche clienti.

 

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