Security by design? Servono tecnologie e il giusto approccio
In uno scenario di sicurezza in costante cambiamento, Hp ha deciso di affrontare il problema partendo dalla radice: progettando dispositivi dotati di soluzioni di protezione integrate che diano valore aggiunto all’hardware.
Pubblicato il 08 marzo 2019 da Alessandro Andriolo

La sicurezza viene prima di tutto, anche delle specifiche tecniche dei dispositivi. Hp, pur essendo sostanzialmente un produttore di Pc e stampanti (quello che viene spesso definito “ferro”), ha scelto da tempo di seguire con costanza la strada della cybersecurity, integrando nelle proprie soluzioni svariate funzionalità hardware e software per garantire maggiore protezione ai propri clienti. D’altronde, l’assoluta importanza del tema è sostenuta anche da evidenza numeriche. Secondo Cybersecurity Ventures, nel 2021 il cybercrime causerà danni per 6.000 miliardi di dollari e già oggi in media il costo di un data breach è di 3,6 milioni. C’è poi anche il problema delle competenze: secondo cifre elaborate da Ibm e Ponemon Institute, entro un paio d’anni mancheranno 3,5 milioni di professionisti nel campo della protezione di dati e sistemi.
Diventa quindi fondamentale dotare gli endpoint stessi di sistemi pronti a difendere il perimetro aziendale che, con l’avvento di cloud e lavoro in mobilità, ha ormai perso i tradizionali confini. “I dispositivi sono la prima linea di difesa”, ha affermato Boris Balacheff, chief technologist for system security research and innovation di Hp. “E la loro sicurezza riguarda due aspetti: la gestione dell’endpoint stesso, con il giusto software e l’expertise corretto, e la progettazione iniziale del terminale”.
Per Balachoff, intervenuto a Milano durante la “prima” del cortometraggio The Wolf, prodotto da Hp e dedicato alla cybersecurity con protagonisti Christian Slater e Jonathan Banks, la sicurezza deve essere sempre by design: “Ogni acquisto di hardware implica direttamente una decisione riguardante la protezione dei dati”, ha spiegato il responsabile del laboratorio di Bristol, fondato nel 1985 e dedicato oggi esclusivamente alla cybersecurity. “Non a caso uno dei trend emergenti riguarda gli attacchi al ‘cuore’ dei device, il firmware, anche delle stampanti: una volta penetrati nel dispositivo, gli hacker possono muoversi orizzontalmente nella rete aziendale”.
Boris Balacheff, chief technologist for system security research and innovation di Hp
Le risposte di Hp a questa vera e propria emergenza sono molteplici e fanno parte di un lavoro iniziato ormai anni fa, che oggi trova forma in un set di tecnologie pensate per proteggere le macchine in ogni istante: dal momento dell’avvio all’eventuale recovery del sistema operativo. “L’obiettivo è sempre quello di progettare soluzioni cyber-resilienti, che siano anche in grado di ‘anticipare’ le possibili minacce del futuro”, ha aggiunto Balacheff.
“Il nostro scopo è infatti quello di rimanere un passo avanti rispetto ai ‘cattivi’, dando la priorità alla sicurezza perché riguarda il cuore stesso del business”, ha concluso Tino Canegrati, amministratore delegato di Hp Italy e fresco di nomina a presidente dell’Associazione Produttori Sistemi di Stampa e Gestione Documentale (Asso.it). “E avendo bene in mente che la cybersecurity non è soltanto un aspetto tecnologico, ma anche organizzativo e culturale”.
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