21/07/2016 di Redazione

Skype va sul cloud e abbandona il passato per funzionare meglio

Nei prossimi mesi Microsoft completerà la transizione del servizio da un’architettura peer-to-peer a una basata sul cloud. Miglioreranno ulteriormente alcune funzionalità, ma l’applicazione non sarà più utilizzabile sui vecchi Windows Phone.

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Skype è costretta a compiere scelte difficili ma necessarie e, soprattutto, tese al miglioramento. Microsoft ha così motivato i cambiamenti tecnici all’infrastruttura sottostante al suo servizio di comunicazione VoiP, chat, video e file sharing, o meglio ha così motivato una vera e propria transizione da un modello architetturale all’altro. “Di recente abbiamo lavorato per spostare Skype da un’architettura peer-to-peer a una più moderna e mobile friendly, basata su cloud”, si legge in un blogpost di Gurdeep Pall, corporate vice president della divisione Skype & Skype for Business.

Il processo non è ancora stato completato, ma lo sarà gradualmente nei prossimi mesi. E qui arrivano le “decisioni difficili”: alcuni sistemi operativi e dispositivi, datati o marginali, non potranno più utilizzare Skype. Soltanto i dispositivi Windows Xp e successivi, Android 4.03 e successivi, iOS 8 e successivi, Mac OS X Yosemite e successivi potranno eseguire gli aggiornamenti dell’applicazione di Skype. Il perimetro del cerchio è piuttosto ampio, come si nota. I più penalizzati sono, paradossalmente, i “fedelissimi” di Microsoft in campo mobile, dato che l’app di Skype non supporterà più i telefoni Windows Phone non aggiornabili a Windows 10 Mobile.

Si tratta comunque di un sacrificio a fin di bene, che consentirà all’azienda di Redmond di concentrarsi sulla completa transizione del servizio verso il modello cloud. Quest’ultimo, nel parziale percorso realizzato finora, ha già permesso di “migliorare significativamente alcune funzionalità esistenti, come la condivisione di file e I messaggi video, e di lanciarne di nuove come le chiamate video di gruppo, Skype Translator e Skype Bots, per citarne solo alcune”, scrive Pall.

La Skype delle origini era un servizio totalmente basato sullo scambio di dati punto-a-punto, cioè su un modello a rete in cui ciascun Pc comunicava direttamente con il Pc dell’intelocutore e in cui i computer dotati di particolare potenza di calcolo o che potevano sfruttare più larghezza di banda agivano da “supernodi” coordinando le connessioni fra i nodi semplici. Diventata proprietaria di Skype nel 2011, dall’anno seguente Microsoft ha migliorato il servizio aggiungendovi dei supernodi dedicati, in grado di rendere più stabile la rete. In questo assetto sono poi stati inseriti anche dei server in cloud dedicato ed è stata introdotta la classica topologia client-server.

 

 

Questi cambiamenti, come si diceva, hanno permesso di migliorare le generali prestazioni del servizio e alcune singole funzioni. Grazie al cloud, per esempio, i file possono ora essere condivisi e scaricati da destinatari multipli (o dal medesimo utente su più dispositivi) senza dover essere ritrasmessi.  La nuova architettura, inoltre, si adatta meglio allo scenario attuale, fatto non solo di comunicazioni fra utenti seduti dietro a un Pc ma anche e soprattutto di smartphone e tablet. Senza contare (ma di quest oil blogpost di Microsoft non fa menzione) che le architetture peer-to-peer in passato hanno già destato preoccupazioni di sicurezza ed è capitato che indirizzi Ip di singoli utenti venissero usati per generare attacchi DDoS. Sorvolando su tale questione, Pall ha invece sottolineato che ora Microsoft potrà “concentrare gli sforzi su ciò che è davvero importante, come la qualità delle chiamate e le nuove funzionalità”.

 

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