30/07/2019 di Redazione

Trump ha fatto un favore a Huawei: impennata di vendite in Cina

Secondo i dati di Canalys, la società cinese ha raggiunto nel mercato domestico una quota di mercato del 38%, guadagnando oltre dieci punti percentuali in un anno. Per Idc, è anche il risultato di una reazione alla politica della Casa Bianca.

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Huawei fa di necessità virtù: se il commercio di smartphone (oltre che di apparati di rete) negli Stati Uniti si scontra con polemiche politiche, dazi e liste nere, tanto vale puntare con maggiore decisione sulla Cina. Il mercato domestico sta regalando nuove soddisfazioni alla società di Shenzhen, almeno per quanto riguarda i dispositivi mobili: stando ai nuovi dati di Canalys, Huawei ha raggiunto in territorio cinese un market share del 38,2% nel secondo trimestre del 2019, crescendo di oltre dieci punti percentuali rispetto all’analogo periodo del 2018. 

 

E oltre a crescere la quota di mercato, salgono anche i numeri assoluti di vendita, 37,3 milioni di terminali nei tre mesi, contro i 28,5 milioni di un anno prima. Il balzo in avanti è del 31%, davvero notevole, specie considerando che a livello mondiale le vendite di smartphone stanno rallentando un po’ per tutti. La Cina non si sottrae alla tendenza globale, poiché anche qui, spiegano gli analisti di Canalys, “i consumatori tengono i loro telefoni per più tempo e li aggiornano con minore frequenza”.

 

Il mercato cinese cala, Huawei è l’eccezione
Che l’andazzo sia questo e che Huawei rappresenti la felice eccezione lo si capisce facilmente guardando i numeri degli altri quattro produttori della top-5: tutti perdono terreno, sia nei volumi di vendita sia nel market share. Oppo, al secondo posto (17,9 milioni di smartphone commercializzati nel trimestre), cala del 18% anno su anno, dopo di lui Vivo perde il 19% (17,1 milioni di terminali) e ancor peggio fa il quarto in classifica, Xiaomi, con un crollo del 20% (11,5 milioni). 

 

Non stupisce, visto l’andazzo degli ultimi tempi, nemmeno il calo di vendite dell’iPhone di Apple (-14%) e a chiudere il quadro di Canalys c’è il ruzzolone del -26% della somma degli “altri” marchi successivi ai primi cinque. Nel secondo trimestre, sul totale degli smartphone complessivamente commercializzati nel mondo, le vendite realizzate in Cina hanno rappresentato il 64% dei volumi.

 

 

 

Patriottismi e incertezze sul futuro

Come suggerito da un’altra società di ricerca, Idc, a favore di Huawei potrebbe aver giocato un sentimento patriottico sorto nei consumatori cinesi, un atteggiamento di difesa per un’azienda nazionale ingiustamente attaccata dalla Casa Bianca. “Il prodotto in sé è ben conosciuto”, ha commentato l’analista di Idc Kitty Fok, “e la guerra commerciale ha spinto le persone a pensare di dover dare sostegno a Huawei. L’unica preoccupazione per loro era quella di non avere la fornitura di componenti, ma alla fine l’hanno avuta”. L’analista si riferisce alla clausola dell’ordine esecutivo di Donald Trump circa l’interruzione dei rapporti commerciali “in uscita”, cioè da aziende Usa che vendono prodotti o servizi a società cinesi.

 

Huawei ha la necessità di rifornirsi di semiconduttori (chip per smartphone, modem cellulari, componenti per apparati di rete) da aziende come Intel e Qualcomm, mentre la possibilità di usare Android sugli smartphone dipende dalle licenze di Google. Ed è una dipendenza tanto delicata da spingere Huawei ad allentarla: dopo anni di ricerca e sviluppo, l’azienda sta rispolverando il progetto di HongMeng, il sistema operativo proprietario. Sarà tuttavia una piattaforma destinata a sistemi IoT e automotive, perché l’intento dichiarato per gli smartphone è di continuare a utilizzare Android. Se però qualcosa andrà storto, a quel punto il “piano B” di HongMeng potrebbe giungere in soccorso.

 

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