03/08/2015 di Redazione

Uber vale 51 miliardi di dollari, 100 milioni sono di Microsoft

A cinque anni dalla fondazione, la società di car pooling ha raggiunto il valore che deteneva Facebook quando aveva sette anni di vita. Nell’ultimo round di investimenti, 100 milioni di dollari sono arrivati da Redmond.

immagine.jpg

Da startup che ha osato sfidare il sistema dei tassisti con un’idea sperimentale a società da 51 miliardi di dollari in cinque anni: il percorso di Uber ha del sorprendente, nonostante gli intoppi legali che in alcuni Paesi hanno comportato la sospensione del servizio Uber Pop. Ed è un percorso ancor più brillante di quello di Facebook, dal momento che al social erano serviti due anni in più per raccogliere altrettanto valore dagli stakeholder (ma oggi la società è valutata 267 miliardi di dollari).

La soglia dei 51 miliardi di dollari di valutazione è stata raggiunta da Uber dopo l’ultimo round di investimenti, in cui spiccano la partecipazione del colosso dei media indiano Bennett Coleman & Co. e quella di MicrosoftDa Redmond sono arrivati ben 100 milioni di dollari, un ulteriore elemento di intreccio fra il business di Microsoft e quello di Uber dopo la cessione a quest’ultima delle attività di acquisizione di immagini per le mappe di Bing. Un centinaio di dipendenti impegnati in questa divisione sono passati da Microsoft a Uber.

La casa madre di Windows non è l’unico investitore interessato. La strategia di Uber è quella di espandersi e rafforzare la propria presenza in regioni come l’India e la Cina, lavorando sui volumi e rendendo profittevole un modello di business oggi penalizzato dalla politica di tariffe basse (che è anche il suo punto di forza, ma che erode i margini di guadagno). Lo scorso anno 600 milioni di dollari di investimenti sono arrivadi da Baidu, il motore di ricerca numero uno nel Paese del Dragone, e hanno aiutato Uber a contrastare la concorrenza del servizio di car ppoling cinese Didi Kauidi Joint Co., sponsorizzato invece dai due colossi di Internet Alibaba e Tencent. A detta di fonti anonime, citate dal Wall Street Journal, sarebbero in corso contrattazioni per raccogliere fondi per UberChina e il round di investimenti potrebbe chiudersi già la settimana prossima.

In India, invece, il brutto fatto di cronaca della denuncia di un autista Uber per violenza sessuale ai danni di una cliente aveva portato a chiudere il servizio nella città di Nuova Delhi. Terminata la messa al bando, Uber ha ricomiciato a operare nella metropoli e investirà un miliardo di dollari per espandersi in altre città indiane oltre le 18 attualmente coperte.

 

 

Sulla corsia di Uber, per restare nella metafora automobilistica, c’è un’altra vettura intenzionata ad accelerare e che potrebbe ostacolarne la corsa. È Google: un iniziale supporter di Uber, da cui due anni fa era giunto un investimento di 250 milioni di dollari (mirato alla promozione del servizio attraverso l’applicazione mobile di Google Maps), e che oggi però sta sperimentando in Israele un suo servizio di car pooling. La competizione fra il gigante e la startup, nei prossimi anni, potrebbe inoltre giocarsi sul terreno delle automobili driverless.

 

 

ARTICOLI CORRELATI