30/10/2020 di Redazione

Furto di dati sensibili online, crescono paure e sfiducia

Una ricerca di OpSec Security evidenzia che nel 2020 si è registrato un aumento del 7% delle violazioni di dati associati a carte di pagamento. Un utente su due li teme e molti hanno smesso di fidarsi dei brand.

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Paure, sfiducia, ma anche per alcuni una certa dose di fatalismo. Riguardo al fenomeno del furto dei dati sensibili sembrano essere questi i sentimenti prevalenti fra gli utenti Internet, almeno stando all’annuale Consumer Barometer Report di OpSec Security. La nuova edizione dell’indagine ha coinvolto 2.600 intervistati, rilevando come dato di fondo un certo aumento delle violazioni con associato data breach: il 7% in più rispetto a quelle del 2019. Non ci si stupisce, se solo si pensa a quanto in questo 2020 un po’ in tutto il mondo, a causa dei lockdown, la Rete sia diventata una dimensione ancor più importante nella vita sociale e in quella lavorativa, nelle comunicazioni e negli acquisti di beni e servizi. 

Più tempo passato online ha significato per i criminali informatici maggiori occasioni per colpire. Oltre la metà del campione, il 51%, ha detto di aver osservato un incremento delle attività di phishing durante la prima ondata della pandemia. Ma al di là della crescita del fenomeno del furto di dati, sono interessanti i sentimenti che esso scatena. Il 30% degli utenti è stato effettivamente vittima di un furto di dati sensibili (bancari, per esempio) andato a segno, mentre il 48% degli utenti si aspetta di essere colpito o di esserlo nuovamente. 

A questo mix di fatalismo e realismo per molti si associa la sensazione di non essere abbastanza difesi dalle aziende che dovrebbero custodire i dati inseriti nei loro sistemi. Il 46% delle vittime di violazioni dei dati sensibili è stato contattato più volte (da due a cinque) dall’azienda o dalle aziende hackerate; il 9%, invece, è stato contattato più di cinque volte. La situazione di ripetuti data breach ha portato oltre la metà (55%) dei consumatori a convincersi che le aziende non stiano facendo abbastanza per proteggere i dati personali dei loro clienti.

 

 

"Molti consumatori assistono con impotenza alla frequenza con cui si verificano violazioni relative ai dati sensibili”, ha commentato Bill Birnie, senior vice president e general manager della divisione Online di OpSec Security. “La nostra ricerca rivela infatti che il 30% di coloro che sono stati vittime di data breach quando ne è venuto a conoscenza non ne è rimasto sorpreso. Tuttavia questa rassegnazione è spesso accompagnata dall'aspettativa, da parte dei clienti, che i brand dispongano degli strumenti necessari per salvaguardare i dati personali e delle carte di credito dei propri clienti. Inoltre, per far fronte a eventuali perdite economiche derivanti da un data breach, i consumatori si aspettano un rimborso da parte del brand. Nonostante ciò, le violazioni dei dati sensibili su larga scala continuano a danneggiare i brand, poiché il 64% delle vittime ha perso la fiducia nell'azienda o nel marchio, ritenendoli responsabili di non aver protetto adeguatamente i loro dati”.

Una tendenza da tenere sott’occhio riguarda l’e-commerce. Sicuramente cresciuto, e tanto, a causa della crisi sanitaria e dei lockdown, il fenomeno è però circondato da un più spesso alone di paure, che potrebbe spingere alcuni consumatori a non acquistare più o a farlo con maggiore cautela. Dalla ricerca è emerso che quasi la metà (47%) dei consumatori ha molti timori nell’utilizzare la carta di credita per effettuare un acquisto online, perché è preoccupato di possibili hackeraggi con furto di dati (62%), furto di denaro da parte di truffatori (58%) o un furto di identità (57%). 

 

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