Elon Musk non ha ancora finito di trasformare Twitter, ora X. Sulla piattaforma social debutta, al momento per un selezionato numero di beta tester, un nuovo chatbot di AI generativa: Grok. Si tratta del primo frutto di xAI, progetto in cui Elon Musk ha raccolto le migliori menti esperte di intelligenza artificiale generativa per sfidare le aziende attualmente in fase avanzata su questa tecnologia, come Microsoft, Alphabet, Antrhopic e Meta.
E soprattutto per sfidare OpenAI, se guardiamo alle provocazioni scagliate da Musk su X per presentare Grog. Il miliardario ha sbeffeggiato ChatGpt per il suo “stupido nome” e l’ha bollato come “woke, educato e irritante”. Provocazioni a parte, Grok vanta almeno due caratteristiche degne di nota. Innanzitutto,ome scritto dal team di xAI, Grok “ha una conoscenza del mondo in tempo reale attraverso la piattaforma X”. Dunque il programma aggiorna la propria base di conoscenza in base ai dati che continuamente alimentano X. In controcorrente rispetto all’attitudine politically correct di altri chatbot, il programma “è progettato per rispondere quasi a tutto” e addirittura può anche suggerire altre domande da porre.
La seconda caratteristica distintiva è il sarcasmo: l’utente può scegliere di interrogare il chatbot per ottenere risposte fattuali, esposte con tono neutrale, impostando la "modalità normale", oppure risposte meno seriose con la modalità "divertente". Grok, si legge nel post di presentazione, è una AI modellata sulla base della Guida galattica per autostoppisti, e quindi può generare testi dal tono ironico e sopra le righe. Gli sviluppatori avvertono che il programma è ancora un prodotto molto acerbo, appena entrato in fase beta avendo alle spalle appena due mesi di addestramento. Potrà però migliorare rapidamente, di settimana in settimana, attraverso le interazioni e il feedback degli utenti.
L’impegno di Elon Musk nell’intelligenza artificiale generativa potrebbe sembrare contraddittorio alla luce delle critiche sfoderate dall’imprenditore e della sua firma in calce alla petizione che chiedeva di “fare un passo indietro nella pericolosa corsa verso modelli scatola nera ancora più ampi, non prevedibili”. Il miliardario è però anche tra gli antesignani di questo mercato, avendo contribuito a fondare OpenAI nel 2015 prima di lasciare l’azienda tre anni dopo. La settimana scorsa, incontrando il primo ministro britannico Rishi Sunak durante l’AI Safety Summit, Musk ha definito l’intelligenza artificiale come “la più grande forza dirompente della storia” e come una tecnologia capace di “fare tutto” e di rivoluzionare il mondo del lavoro.