26/04/2021 di Redazione

Il covid è stato “uno shock totale”, la penura di chip è la conseguenza

Chuck Robbins, amministratore delegato di Cisco, ha dichiarato che il deficit di offerta di semiconduttori lungo la supply chain continuerà per altri sei mesi.

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La pandemia di covid-19 è stata uno shock per il mondo intero e anche per l’industria tecnologica, dalle telco all’IT, dall’elettronica al settore automobilistico: il problema della penuria di componenti e in particolare di semiconduttori ancora tormenta i vendor. La supply chain lavora a pieno ritmo ma fatica a star dietro a una domanda montata improvvisamente, in conseguenza dei lockdown e della spinta verso la digitalizzazione. Questo vale naturalmente per i personal computer, primo strumento essenziale per lo smart working, ma anche per i sistemi di data center necessari alle imprese per rafforzare le proprie infrastrutture, a sostegno di workload digitali più imponenti che mai. E intanto i grandi fornitori di servizi cloud e hosting non hanno mai smesso di ampliare i propri data center. 

“I semiconduttori stanno praticamente ovunque”, ha spiegato qualche giorno fa Chuck Robbins, amministratore delegato di Cisco, in un’intervista alla Bcc, “ed è accaduto che, con l’impatto del covid, tutti hanno pensato che la domanda sarebbe calata in modo significativo mentre in realtà è successo il contrario. Abbiamo visto la domanda aumentare”. 

Dunque i produttori di hardware, come Cisco, avevano inviato lungo la supply chain dei fornitori dei segnali di una riduzione delle richieste. I fornitori hanno quindi ridotto la capacità, ma la domanda è salita. “Questo è stato uno shock totale per molti di noi”, ha ammesso Robbins. A suo dire, serviranno altri sei mesi prima di superare la fase critica. Nel frattempo i fornitori stanno ampliando la propria capacità produttiva e la situazione “migliorerà progressivamente nel corso dei prossimi 12 o 18 mesi”, ha affermato Robbins.

Uno tra i maggiori nomi della supply chain, Tsmc (Taiwan Semiconductor Manufacturing Company) prevede che la situazione di sbilanciamento si protrarrà fino al 2022. Da mesi l’azienda sta sfruttando al massimo le proprie linee produttive e ha pianificato un investimento triennale di 100 miliardi di dollari per espandere la propria capacità.

La disponibilità di componenti è  inferiore alla domanda di mercato in numerosi ambiti: dai chip ai sensori fotografici per gli smartphone, dai drive per i televisori ai processori applicativi. Oltre a Cisco, altri colossi dell’industria Ict penalizzati da intoppi di supply chain sono Intel, Samsung Electronics ed Lg Electronics. Grandi nomi dell’automotive come General Motors, Mercedes-Benz, Peugeot e Porsche hanno temporaneamente sospeso le attività di alcune fabbriche, sapendo di non poter completare l’assemblamento di alcuni modelli prima di ricevere nuove forniture di semiconduttori. 

 

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