24/04/2025 di Valentina Bernocco

Meta rilancia sull’AI in realtà aumentata (mentre incassa una multa)

L’assistente Meta AI è ora disponibile sugli smart glasses Ray-Ban in un maggior numero di Paesi europei. Intanto arriva una sanzione da 200 milioni di euro.

(Immagine: Meta)

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Intelligenza artificiale e realtà aumentata si incontrano nelle strategie di Meta, e più precisamente con l’integrazione dell’assistente Meta AI nell’interfaccia degli smart glasses Meta Ray-Ban. Gli utenti possono interagire con comandi vocali per ottenere risposte e informazioni di qualsiasi tipo.

Il lancio non è una novità a livello mondiale né lo è per l’Italia, dove già da qualche mese l’assistente virtuale Meta AI è disponibile, anche in italiano. Al momento, a causa (o per merito) delle tutele di privacy del Gdpr europeo, in Italia non è stata attivata la funzione forse più interessante ma anche più delicata: il riconoscimento in tempo reale dell’ambiente circostante. In sostanza, una funzione che permette agli smart glasses, tramite l’AI, di riconoscere elementi della scena inquadrata dalla fotocamera. In base a questo l’assistente virtuale può far visualizzare notifiche o informazioni contestualizzate.

La notizia di oggi è che l’azienda di Mark Zuckerberg ha esteso la distribuzione di Meta AI sugli smart glasses in un maggior numero di mercati europei, raggiungendo anche Germania, Austria, Belgio, Danimarca, Norvegia, Svezia e Finlandia.

L’uso dei dati per il training dell’AI

L’interesse per questa notizia non sta tanto nel fatto in sé, quanto nella strategia sottostante. Meta non ha rinunciato a spingere sulla realtà aumentata (nonostante gli smart glasses siano rimasti, dopo anni dal loro esordio sul mercato, una tecnologia di nicchia) né sta facendo passi indietro sull’intelligenza artificiale, pur tra gli ostacoli di natura legislativa e giuridica, legati in particolare al Gdpr.

Dopo essersi confrontata con il Comitato europeo per la Protezione dei Dati (Edpb) e con la Data Protection Commission irlandese, qualche giorno fa l’azienda ha annunciato alcune novità relative al trattamento dei dati degli utenti europei di Facebook, Instagram, Messenger e Whatsapp. A breve, anche in Europa, potranno essere saranno sfruttati per l’addestramento dei modelli di AI sia le interazioni tra gli utenti e gli strumenti di intelligenza artificiale di Meta, sia i contenuti e post condivisi pubblicamente (ma solo da utenti maggiorenni) sulle piattaforme social e di messaggistica.

Gli utenti riceveranno una notifica e potranno scegliere di negare l’accesso ai fini di addestramento per alcune tipologie di dati. Restano esclusi dalle attività di training i dati e le conversazioni private, nonché tutto quanto venga pubblicato sui social media da utenti minorenni.

A detta dell'azienda, questa attività di addestramento permetterà di “supportare meglio milioni di persone e aziende in Europa”, perché i modelli di AI generativa (come quelli della serie Llama) sapranno “comprendere e riflettere meglio la cultura, le lingue e la storia” dei Paesi europei, dunque anche i dialetti, i colloquialismi e le espressioni idiomatiche o il sarcasmo.

(Immagine: Meta)

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Nuova multa antitrust in Europa

L’altra notizia di questa settimana riguardante il rapporto fra Meta e l’Europa ha per protagonista una multa, l’ennesima, per violazione delle regole della concorrenza. La Commissione Europea ha optato per una sanzione da 200 milioni di euro, annunciata insieme alla multa da 500 milioni di euro riservata a Apple

A detta della Commissione Europea, i due gatekeeper hanno mancato di presentare agli utenti, e di farlo adeguatamente, delle alternative rispetto ai propri servizi, violando in questo modo il Digital Markets Act (Dma) valido in territorio Ue. Meta ha criticato la decisione, definendola “non solo una multa”, ma un tentativo di “cambiare il nostro modello di business” e di spingere l'azienda a offrire un servizio di inferiore qualità.

Entrambe le sanzioni arrivano in seguito a investigazioni antitrust e arrivano in un momento di tensione tra le istituzioni europee e statunitensi, con un Donald Trump determinato a “difendere le aziende e gli innovatori americani dalle estorsioni di oltreoceano”, come si legge in un memorandum dello scorso febbraio. Qui si fa anche esplicito riferimento ai regolamenti che, come il Digital Markets Act e il Digital Services Act europei, vorrebbero “comandare su come le aziende americane interagiscono con i consumatori in Unione Europea”. Questi regolamenti, si legge, saranno sottoposti ad attenta verifica.

La narrazione di Trump su un’Europa ingiustamente restrittiva verso le Big Tech statunitensi viene però contraddetta dal fatto che anche negli Usa un colosso come Google è imputato di violazioni antitrust. L’azienda di Mountain View sta affrontando un processo per difendersi dalle accuse di monopolio nel campo delle ricerche Web, avanzate niente meno che dal Dipartimento di Giustizia statunitense.

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