31/01/2020 di Redazione

Multe salate per Apple e Broadcom, violati brevetti nei chip Wi-Fi

Una corte ha dato ragione al California Institute of Technology nella causa contro le due società, accusate di uso indebito di tecnologie brevettate. Apple deve pagare quasi 900 milioni di dollari.

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La tecnologia Wi-Fi usata sull’iPhone, sull’iPad e sui Macbook costerà cara a Apple: l’azienda di Cupertino dovrà pagare una multa da 837 milioni di dollari per aver venduto dispositivi equipaggiati con chip Wi-Fi basati su soluzioni coperte da brevetto. Una corte federale di Los Angeles ha riconosciuto Apple colpevole dell’accusa mossale dal California Institute of Technology (Caltech), il titolare dei brevetti in questione. Sedeva sul banco degli imputati anche Broadcom, azienda che ha prodotto e venduto a Apple i chip in questione: per lei la multa si limita a 270 milioni.

 

La causa di Caltech risaliva al 2016, ma in compenso le udienze in tribunale sono durate solo due settimane. L’oggetto del contendere è sono i codici di una tecnologia chiamata irregular repeat-accumulate (Ira), una tecnica matematica che permette di ricostruire una sequenza di dati nel caso alcuni bit siano andati persi durante la trasmissione.

 

Broadcom la impiega nei propri chip Wi-Fi 802.11n e 801.11ac, presenti in diversi dispositivi Apple tra iPhone, iPad e MacBook. Nessuna delle due aziende ha mai pagato alcuna licenza a Caltech, nonostante l’istituto sia titolare di diversi brevetti su tecnologie di Ira, brevetti depositati nell'anno 2000.

 

Caltech, dunque, pretendeva milioni di dollari di risarcimento per questo utilizzo, mentre a detta di Apple e Broadcom all’istituto non spettava alcuna licenza, dato che simili tecnologie di correzione degli errori sono in circolazione fin dagli anni Novanta. A detta della difesa, i ricercatori di Caltech avrebbero semplicemente derivato i propri algoritmi dal lavoro fatto in precedenza da altri. Inoltre, seconda argomentazione, i modelli matematici in questione non erano stati sviluppati per la trasmissione Wi-Fi. La corte, però, ha giudicato diversamente: a suo dire, sebbene non intenzionale, la violazione di brevetto c’è stata.

 

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