14/04/2020 di Redazione

Nonostante lo smart working, per i PC sarà un anno difficile

Sia Idc sia Canalys evidenziano un forte calo nelle vendite di sistemi desktop, notebook e workstation nel primo trimestre. Nonostante un aumento della domanda che pare, peraltro, destinato a scemare.

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La pandemia di coronavirus e le conseguenti misure di lockdown hanno fatto della tecnologia un alleato indispensabile per comunicare e lavorare. Ma le esigenze dello smart working non basteranno, da sole, a far crescere il mercato dei Pc. Nuovi dati di Idc e di Canalys fotografano una situazione contraddittoria, in cui da un lato le consegne di nuovi computer desktop, workstation e notebook diminuiscono per colpa delle interruzioni di supply chain, e dall’altro la domanda aumenta. 

 

In altre parole, la chiusura forzata di fabbriche e centri logistici ha rallentato le attività degli Oem e limitato gli stock disponibili, mentre in tutto il mondo masse di consumatori (potere d’acquisto permettendo) si sono rese conto di aver bisogno di un nuovo computer da installare a casa. I numeri confermano questa dinamica. Secondo le stime preliminari di Idc, nel primo trimestre del 2020 le consegne di Pc tradizionali (da scrivania, workstation o portatili) sono calate del 9,8% anno su anno, toccando quota 53,2 milioni di unità. Un declino marcato che, spiegano gli analisti, “è il risultato delle riduzioni di forniture dovute all’emergere del covid-19 in Cina”, primo Paese al mondo esportatore di Pc o di componenti per Pc.

 

Nel trimestre di gennaio-marzo quattro dei primi cinque vendor del mercato hanno registrato cali più o meno drastici nel numero di unità commercializzate, con la sola eccezione di Dell. Particolarmente grave, superiore al 20%, il declino di Apple, penalizzata sia dalla chiusura degli impianti produttivi cinesi sia dal posizionamento premium dei suoi modelli.

 

 

Il peggio deve ancora arrivare?
Dopo un gennaio caratterizzato da livelli produttivi sostanzialmente in linea con quelli del 2019, a febbraio le attività si sono interrotte un po’ in tutto il Paese, mentre nel mese di marzo si è evidenziato un aumento della domanda di computer professionali, di modelli adatti per lo studio e anche, secondariamente, per il gaming. Purtroppo per i produttori, “questo incremento della domanda potrebbe avere vita breve”, ammonisce Jitesh Ubrani research manager dei Mobile Device Trackers di Idc, “perché molti temono che il peggio debba ancora arrivare e questo potrebbe spingere sia i consumatori sia le aziende a ridurre le spese nei prossimi mesi”. 

 

Idc, tuttavia, si dice convinta che ci saranno conseguenze positive di lungo periodo sul mercato dei Pc. Come sottolineato da Linn Huang, research vice president della divisione Devices and Displays, “Aziende che in passato avevano all’interno dei loro campus la maggior parte degli utenti dovranno investire in infrastruttura remota, se non altro, per poter continuare a operare. I consumatori chiusi in casa dovranno fare i conti con l’importanza di mantenere aggiornata la tecnologia”.

 

Un’impennata effimera
I dati di Canalys concordano nella sostanza, anche se i numeri sono leggermente diversi: la società conteggia 53,7 milioni di sistemi desktop, workstation e notebook distribuiti (mezzo milione in meno rispetto ai calcoli di Idc) e di stima un calo dell’8% nel primo trimestre 2020 versus l’analogo periodo del 2019. Ovvero il peggior declino a volume degli ultimi quattro anni. La lista dei principali vendor include, nell’ordine, Lenovo (23,9% di market share), Hp, Dell, Apple e Acer.

 

 

Anche in questo caso le previsioni non sono affatto rosee. “Nel secondo trimestre le difficoltà di produzione in Cina si sono ridotte”, commenta l’analista Ishan Dutt.Ma l’impennata nella domanda di Pc del primo trimestre probabilmente non potrà mantenersi e il resto dell’anno appare meno positivo. Solo poche aziende spenderanno in tecnologia per equipaggiare gli uffici, mentre molte abitazioni sono state recentemente dotate di nuovi dispositivi. È cominciata una recessione mondiale, per cui molte aziende falliranno e ci saranno milioni di nuovi disoccupati. Anche i governi e le grandi imprese dovranno dare priorità ad altre spese”.

 

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