15/05/2017 di Redazione

Apple sostiene i vetri di Corning con 200 milioni di dollari

Prima operazione del nuovo Advanced Manufacturing Fund da un miliardo voluto dalla Mela. Le due aziende collaborano da dieci anni e i Gorilla Glass trovano posto nei prodotti di Cupertino sin dal primo iPhone.

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La prima pioggia di denaro del neonato Advanced Manufacturing Fund di Apple è caduta sul produttore Corning Incorporated, la popolare azienda di New York che fra le molte altre cose realizza anche display resistenti per dispositivi mobili (Gorilla Glass). La Mela ha deciso di destinare 200 milioni di dollari all’impianto di Corning a Harrodsburg, nel Kentucky, molto incentrato sulla ricerca e sviluppo di nuovi prodotti. Le due società collaborano da una decina d’anni, da quando la stessa Apple avviò un progetto di ricerca su un nuovo materiale di rinforzo per i vetri in tandem con Corning, in modo da utilizzarli poi sul primo iPhone. Il risultato furono i Gorilla Glass, giunti oggi alla quinta generazione e utilizzati da decine di Oem per cellulari, tablet, notebook, dispositivi indossabili, monitor e altre tipologie di device.

A inizio maggio la Mela ha annunciato la nascita di un fondo da un miliardo di dollari per finanziare le aziende statunitensi nel settore del manifatturiero avanzato. L’investimento su Corning è il primo della serie. Lo scopo di Cupertino è duplice: creare nuovi posti di lavoro e sostenere l’innovazione per poi sfruttare eventualmente gli avanzamenti tecnologici nei propri prodotti. Un miliardo di dollari può sembrare una cifra astronomica per un’azienda privata, ma Apple ha liquidità per circa 256 miliardi.

Il colosso californiano sostiene di aver creato direttamente o indirettamente due milioni di posti di lavoro nei soli Stati Uniti, di cui 450mila attribuibili agli investimenti effettuati con i fornitori nazionali. Nel 2016 il gruppo ha speso oltre 50 miliardi di dollari per saldare fatture con oltre novemila fornitori e costruttori a stelle e strisce.

Ultimamente la società sta cercando di solleticare il lato più nazionalistico dei cittadini statunitensi, e in particolare del presidente Donald Trump, che l’anno scorso in campagna elettorale aveva più volte sottolineato la volontà di far rientrare capitali e produzione dei colossi hi-tech in patria. Ovviamente 200 milioni di dollari rappresentano una goccia nell’oceano rispetto ai legami, industriali ed economici, che Apple ha con l’estero, ma sono un buon inizio per chi vorrebbe vedere rinascere il comparto manifatturiero americano.

 

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