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Applicazioni e controllo sui dati per vincere le sfide del presente

Diverse dinamiche legate alla digitalizzazione alimentano il business di Appian. Ma molte sono le potenzialità ancora da realizzare.

Pubblicato il 16 dicembre 2022

Se l’economia è in crisi, l’application economy e la data economy continuano a prosperare. E non potrebbe essere altrimenti, perché la spinta alla digitalizzazione non sembra destinata a esaurirsi, a dispetto delle vicende geopolitiche e delle dinamiche dei mercati. L’ennesima conferma a quella che per molti vendor tecnologici è una verità inconfutabile giunge da Appian, società statunitense (nata in Virginia) che si occupa di automazione e sviluppo low-code, ma che oggi spinge sempre più sul tasto della gestione e integrazione dei dati. Per dirla con le parole dell’azienda, sul data fabric: un’architettura che permette di aggregare e integrare input provenienti da applicazioni distinte, creando un livello di astrazione che separa il dato dalla sua fonte originaria. A differenza di quanto avviene con soluzioni di altro tipo, non è necessario spostare materialmente il dato.

I recenti aggiornamenti dell’ultima versione della piattaforma (la 22.4), hanno ulteriormente semplificato le attività di modellazione dei dati in logica no-code e la visualizzazione dei dati stessi, a beneficio di una migliore user experience. E il continuo sviluppo della piattaforma tecnologica sta dando i suoi frutti: nel terzo trimestre del 2022 i ricavi sono cresciuti del 30%, anno su anno, mentre per l’intero esercizio fiscale si prevede un giro d’affari compreso tra 461 e 466 milioni di dollari. La vendita di sottoscrizioni rappresenta oltre l’80% del fatturato, garantendo una larga quota di entrate ricorrenti.

 

Il chief technology officer Michael Beckley, che ha co-fondato l’azienda nel 1999 insieme a tre soci (l’attuale Ceo Matt Calkins, Robert Kramer e Marc Wilson), aveva idee chiare e grandi ambizioni fin dall’inizio: “Ci aspettavamo di avere successo e di diventare una società software quotata”, ha raccontato. “Questo può suonare arrogante, e forse lo è, ma avevamo buone ragioni per crederci: appena usciti dal college avevamo fondato una startup che in tre anni era diventata una compagnia software pubblica. Ma parte delle nostre ambizioni non era compatibile con le tecnologie di trent’anni fa. Ciò che facciamo richiede molta potenza di calcolo e l’abbassamento dei costi reso possibile dal cloud è stato essenziale”. 
 

A detta del Cto, ci sono ancora territori da conquistare e l’azienda non ha realizzato pienamente il proprio potenziale. “Appian è già la scelta predefinita per le compagnie bancarie e assicurative e  per oltre 200 pubbliche amministrazioni”, ha spiegato. “Non siamo ancora molto conosciuti in altri settori, nei quali ci affidiamo molto ai nostri partner di canale per affermarci”. Il manifatturiero è uno tra i territori di conquista, ma già presidiati. In quest’ambito Appian può vantare un cliente illustre come Jaguar Land Rover, che ha usato il data fabric per gestire i molti cambiamenti  conseguenti alla Brexit, tra documentazione, processi, relazioni con i clienti e compliance.

 

 

Michael Beckley, Cto e cofondatore di Appian


“Il nuovo data fabric è molto adatto per la supply chain”, ha aggiunto Beckley, “perché essa è composta da sistemi che appartengono a diverse organizzazioni. Poterle trattare come un unico database è qualcosa di potente”. Tra i progetti realizzati in Italia spicca la collaborazione con il Comune di Milano, che ha utilizzato la piattaforma low-code di Appian per automatizzare e digitalizzare diverse procedure, dai servizi al cittadino al backoffice. E si intreccia con un tema molto attuale, quello della sostenibilità, il progetto della compagnia idrica britannica Anglian Water, che con un’applicazione cloud sviluppata tramite Appian ha potuto ridurre di oltre il 60% le proprie emissioni di carbonio.

 

Un altro possibile impiego del data fabric riguarda la sicurezza informatica: la stessa Appian ha usato la propria tecnologia per creare una piattaforma di aggregazione e correlazione di dati, mettendo insieme il rilevamento, le threat intelligence, la gestione delle minacce e altre attività. “Gli alert prodotti sono molto più numerosi delle vere minacce”, ha sottolineato Beckley, “e dunque serve quindi un modo per orchestrare tutti questi eventi di sicurezza e assegnare le priorità. E lo stesso è vero per i nostri clienti. Se possiedono un’architettura di sicurezza possono facilmente integrarla con Appian. Probabilmente la recessione continuerà anche nel 2023 e ci aspettiamo nuove sfide per i nostri clienti, con un incremento di incidenti, frodi e controlli dei regolatori. Appian può aiutarli a soddisfare la compliance  e la sicurezza”.

 
L’andamento di Appian in Italia
“La pandemia, prima, e la contingenza economica del 2022 poi hanno accelerato la digitalizzazione delle aziende e anche la loro esigenza di orchestrare processi più frammentati, se pensiamo allo smart working”, ha illustrato Silvia Fossati, area vice president per il Sud Europa di Appian. “Ciò che prima poteva essere fatto con procedure cartacee oggi, avendo team dispersi, non è più possibile. Non torneremo più al modello precedente alla pandemia. In Italia, inoltre, il Pnrr sta dando una grande accelerazione alla digitalizzazione, in particolare quella della Pubblica Amministrazione, come non si vedeva da tantissimo tempo”.

 

 

Silvia Fossati, area vice president per il Sud Europa di Appian


Lo scenario generale della trasformazione digitale, ça va sans dire, favorisce le aziende che lavorano con il software. Ma per Appian, rispetto ad altre software house, ci sono ulteriori elementi di spinta. “Un altro vantaggio competitivo per noi”, ha proseguito Fossati, “è il fatto che nei periodi di recessione le aziende hanno necessità di ottenere efficientamento e ottimizzazioni con risorse limitate. Appian permette di sviluppare software e prodotti con un rapido time-to-market e con risorse limitate, e dunque siamo un asset importante per le aziende in questo momento”. Citiamo un dato di Gartner: la società di analisti prevede che l'anno prossimo, a livello globale, le tecnologie per lo sviluppo low-code movimenteranno 26,9 miliardi di dollari di giro d'affare, valore in crescita del 19,6% rispetto al 2022.


La vice president ci ha confermato che anche nel nostro Paese, così come a livello globale, le società di servizi finanziari, le compagnie assicurative e gli enti della Pubblica Amministrazione sono attualmente i pilastri di Appian. “In Italia abbiamo in corso iniziative con enti della PA centrale e locale”, ha spiegato, “e oggi il settore governativo, grazie anche al Pnrr, è a un punto di svolta”. La società comincia ora ad approcciare il settore sanitario italiano, potendo far leva sulle esperienze consolidate già altrove. “Abbiamo molte referenze, negli Stati Uniti ma anche in Europa e questo è un ambito promettente anche in Italia, considerando le nuove frontiere che affronteremo con la telemedicina”, ha commentato Fossati.

 

Tag: application economy, data fabric, appian, low code

APPLICATION ECONOMY

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