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Avanade fa sbocciare anche in Italia la realtà mista di Microsoft

L’azienda è in prima linea nella sperimentazione degli Hololens, gli innovativi visori del colosso di Redmond che uniscono la percezione del mondo reale alle immagini olografiche interattive. Nel nostro Paese il gruppo conta su 750 dipendenti, di cui una ventina impegnati a tempo pieno nella progettazione di “nuove esperienze”.

Pubblicato il 22 febbraio 2017 da Alessandro Andriolo

Nel 2015 Microsoft presentò gli Hololens, visori stand-alone per la realtà mista, prospettando per questa nuova categoria di dispositivi “un viaggio della durata di cinque anni” (parole del Ceo, Satya Nadella) che sarebbe dovuto uscire dai confini del computing per abbracciare nuovi ambiti di interazione fra uomo e tecnologie. Una proposta, quella degli Hololens, accolta inizialmente con scetticismo, forse a causa di progetti analoghi di altre aziende (Google Glass su tutti) miseramente naufragati per vari motivi, tra cui tecnologie e mercati non ancora maturi. Ma, grazie anche all’avvento di Windows 10 e alle sue caratteristiche di universalità, Microsoft sembra essere riuscita a far sbocciare il progetto, portandolo ben oltre una prima fase prototipale e facendolo approdare nel porto oggi più congeniale per gli Hololens, vale a dire l’ambito industriale.

Uno dei cantieri sperimentali al momento più attivi su questo fronte è Avanade, realtà nata nel 2000 da una joint venture fra la stessa Microsoft e Accenture e, in qualità di consulente e system integrator sotto steroidi (provenienti ovviamente da Seattle), in prima linea nell’offrire a clienti e partner la tecnologia Microsoft. In Italia il team di Avanade può contare su oltre 750 dipendenti e su un centro di sviluppo inaugurato a Cagliari a fine 2015.

L’azienda si compone di quattro market unit: cloud; business application, servizi e digital. Quest’ultima area è supportata dal gruppo Experience Design, formato da 208 professionisti, di cui una ventina opera nel nostro Paese e ha come mission quella di offrire, all’interno della system integration, “servizi disegnati attorno agli uomini”. È proprio il caso dei progetti imperniati sugli Hololens che, dopo diversi mesi di lavoro, stanno ora iniziando a maturare.

“A differenza di altre tecnologie, è ancora difficile convincere il potenziale cliente che un investimento su Hololens abbia ragione di esistere”, commenta Roberto Chinelli, vp digital market unit lead e chief technology innovation officer di Avanade Italia, durante un evento stampa dedicato alla prova dei visori. “Ma in molti casi il ritorno sugli investimenti può essere sbalorditivo, nell’ordine di milioni di euro”.

 

Roberto Chinelli di Avanade indossa i visori Hololens

 

L’obiettivo dell’azienda è ampliare il concetto di experience design, proponendo offerte differenzianti per i clienti, non solo tecniche ma anche strategiche. Il tutto basandosi su tre pilastri: migliorare l’efficienza, aumentare la produttività e ridurre il tempo necessario per prendere decisioni. “Bisogni che, secondo noi, si sposano benissimo con quanto può offrire Hololens”, aggiunge Chinelli.

Per avvicinare clienti e prospect al mondo della realtà mista, Avanade ha ideato anche gli Holoworkshop: momenti di confronto in cui si cercano di capire le esigenze delle imprese, chiedendo loro di costruire innanzitutto prototipi cartacei (sfruttando i cari, vecchi lucidi) per capire in quali contesti reali si potrebbero sfruttare le potenzialità dei visori. E per arrivare poi eventualmente al proof of concept.

 

Il futuro del computing mobile

Alla prova, gli Hololens mostrano una precisione inattesa e un’estrema semplicità d’uso. Il dispositivo può essere controllato essenzialmente con il movimento della testa, con i gesti e con la voce. Nel secondo caso i comandi di base sono soltanto due, ma è comunque possibile prevederne altri per applicazioni specifiche: il “bloom” (un fiore che sboccia) consente di aprire i menu e il “pinch” (simile al gesto di zoomare sul cellulare) seleziona le voci. I comandi vocali vengono invece interpretati dall’onnipresente Cortana, l’assistente virtuale di Windows 10.

Ed è proprio l’ultimo sistema operativo di Microsoft a rappresentare l’elemento fondante su cui è imperniata la strategia del gruppo nel campo della realtà mista. O meglio, la piattaforma Windows Holographic, di cui Hololens è al momento il device di riferimento ma che permette a produttori e sviluppatori terzi di realizzare hardware e software compatibile. Le applicazioni olografiche disponibili (ancora poche) sono solitamente scritte in .Net o C++ e al cuore delle app lavora il motore grafico Unity.

Gli output previsti da Hololens sono numerosi: testo, ologrammi, audio (grazie a due speaker integrati che non coprono l’orecchio), interazioni con oggetti reali e così via. “È un dispositivo enterprise a tutti gli effetti, con funzionalità avanzate di sicurezza e di gestione”, sottolinea Chinelli. Dal punto di vista del comfort ci sono pochi appunti da fare, perché il fatto di non essere immersi in un mondo di pixel non arreca disturbi tipici della realtà virtuale, come nausea o mal di testa.

 

Il dev kit di Hololens

 

L’esecuzione di un videogioco basato su ologrammi ha causato soltanto un lieve surriscaldamento della batteria, la cui durata è stimata in circa cinque ore di utilizzo. Gli Hololens non sono ancora disponibili in Italia, ma sul suolo europeo sono reperibili in Francia, Germania, Irlanda e Regno Unito. Il prezzo per la versione sviluppatori è di 3.299 euro, mentre il modello enterprise costa 5.489 euro.

Secondo le ultime indiscrezioni circolate in questi giorni, Microsoft potrebbe lanciare una nuova versioni dei visori non prima del 2019, anno in cui si dovrebbero vedere aggiornamenti davvero sostanziali in quella che è a tutti gli effetti una nuova categoria di dispositivi (perché accosta la percezione del mondo reale alle immagini olografiche interattive), in cui il colosso di Redmond sta dimostrando di credere molto.

 

Tag: microsoft, accenture, Avanade, hololens, visori, realtà mista, Experience Design

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