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Aziende etiche, trionfo di statunitensi con alcune grandi assenti

Fra le 132 società premiate da Ethisphere Institute come “World’s Most Ethical Companies” figurano Microsoft, LinkedIn, Ibm, Hpe, Hp, Dell e molte statunitensi. Nessuna cinese, ma mancano anche molti colossi della Silicon Valley.

Pubblicato il 03 marzo 2020 da Valentina Bernocco

Di etica nel business si parla sempre più spesso, attraverso i bilanci di Corporate Social Responsability delle aziende, la tendenza dei green bond e discussioni ancor più ampie, riguardanti in particolare le tecnologie di intelligenza artificiale e la lotta al cambiamento climatico. Etica significa anche trasparenza sui dati e dimostrabile impegno nel ridurre le emissioni di gas serra, un tema su cui recentemente Greenpeace ha in parte lodato e in (gran) parte bacchettato i principali gestori di data center mondiali, criticando in particolari le cinesi Alibaba, Tencent e Huawei.

 

Una nuova ondata di riconoscimenti positivi giunge ora per le 132 aziende premiate nella nuova edizione del “World’s Most Ethical Companies”, una lista realizzata periodicamente da Ethisphere Institute. Nell’edizione di quest’anno le selezionate appartengono a 51 settori di mercato, operano in 21 Paesi del mondo e, sommate fra loro, impiegano una forza lavoro di 6,18 milioni di persone. Il loro giro d’affari annuo complessivo è di oltre 2.600 miliardi di dollari. Per selezionarle sono stati utilizzati oltre 200 parametri di valutazione, relativi alle pratiche ambientali e sociali dell’azienda, alle attività etiche e di compliance, alla governance, alla diversity della forza lavoro e alle iniziative a supporto della supply chain.

 

A detta di Ethisphere, le 132 società premiate definiscono su scala mondiale gli standard di integrità del business e di responsabilità sociale d'impresa. Ed è interessante osservare un aspetto: storicamente, nelle precedenti edizioni del “World’s Most Ethical Companies” così come in quella del 2020, le aziende più etiche ottengono risultati finanziari migliori delle loro concorrenti meno “etiche”. Difficile dire quale sia esattamente il rapporto causa-effetto, se la maggiore disponibilità di denaro consenta di adottare regole e comportamenti più etici o se, viceversa, questi ultimi si ripercuotano positivamente sul business.  La crescita economica di queste aziende negli ultimi cinque anni, in ogni caso, supera la media del mercato.

 

 

Ma chi sono queste aziende così degne di lodi? Nel settore informatico le premiate sono Dell, Hpe, Hp, Western Digital, Microsoft e la sua controllata LinkedIn: come si nota, nella lista non compare nessuna azienda asiatica né europea ma solo realtà statunitensi. Tra i produttori di semiconduttori ed elettronica c’è invece spazio per tre aziende nate e cresciute negli Usa, ovvero Intel, Arm e On Conductors, ma anche per la svizzera TE Connectivity. 

 

Un po’ di Europa figura anche nel settore dei servizi di consulenza, attraverso l’irlandese Accenture e la francese Capgemini. Nell’ambito definito come “Internet retail” c’è eBay, mentre Amazon è la grande assente, così come a Huawei è stato negato il riconoscimento di azienda etica del settore telecomunicazioni, concesso invece ai AT&T e T-Mobile e al produttore di apparati di rete Nokia. Non può che balzare all’occhio, accanto all’assenza di Amazon, quella degli altri colossi tecnologici suoi rivali, cioè Facebook, Apple e Alphabet (Google). L’abbondanza di indagini antitrust e polemiche sulle presunte violazioni di privacy di certo non porta pubblicità positiva e può aver influito nel giudizio dei redattori dell’indice di Ethisphere. D’altra parte va detto che, almeno a parole, della difesa della privacy Apple fa una delle proprie bandiere, mentre Google è stata tra i primi a preoccuparsi di definire gli utilizzi etici dell’intelligenza artificiale quando ancora il tema non era all’ordine del giorno.

 

Tag: microsoft, ibm, silicon valley, aziende, etica, green economy, corporate social responsibilty

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