01/07/2016 di Redazione

Big G dice “bienvenidos” agli ispettori del fisco spagnolo

Magistrati e funzionari hanno perquisito ieri gli uffici di Google a Madrid. Secondo El Mundo la società sarebbe nel mirino degli inquirenti per una presunta evasione fiscale. Tra indagini della Commissione Europea e pressing in Paesi come Italia e Franci

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Il vero “Europeo 2016” Google lo sta giocando sul fronte fiscale. Ieri le autorità spagnole hanno perquisito gli uffici di Big G a Madrid nell’ambito di un’inchiesta che mirerebbe, secondo quanto riportato dal quotidiano iberico El Mundo, a verificare la corretta dichiarazione di tutte le attività del colosso statunitense in essere in Spagna. Un’indagine, a quanto si apprende anche dalla Reuters, analoga per certi versi a quella condotta in Francia: poco più di un mese fa i magistrati transalpini hanno fatto visita al quartier general di Google a Parigi, situato nel IX arrondissement, per prelevare documenti e file. Big G è accusata dal fisco francese di aver evaso le tasse per 1,6 miliardi di euro. Tornando al caso di queste ore, il gruppo californiano ha dichiarato tramite portavoce di “osservare le norme fiscali in Spagna, così come in ogni altro Paese dove operiamo. Stiamo collaborando pienamente con le autorità di Madrid per rispondere alle loro questioni, come facciamo sempre”.

Sotto la lente dei magistrati dell’Alta Corte della capitale iberica si trovano presunte irregolarità sul pagamento dell’Iva: l’azienda è infatti sospettata di non aver dichiarato parte del proprio business svolto sul territorio spagnolo, probabilmente con il classico schema dell’esterovestizione, giocando sulla sede ufficiale europea di Google in Irlanda, Paese dove vige un regime fiscale agevolato per i grandi gruppi internazionali.

Big G, parte della holding Alphabet dal 2015, è riuscita fino ad oggi a pagare una parte minima di tasse nel Vecchio Continente, riconducendo la maggior parte del proprio fatturato all’Irlanda. Una scappatoia garantita dalla normativa internazionale e che permette allo staff a Dublino di Google di concludere formalmente tutti i contratti di vendita sul suolo irlandese, aggirando così di fatto le imposizioni fiscali degli altri Paesi in cui la società di Mountain View opera.

Ma il vento sembra essere cambiato negli ultimi mesi, a causa forse anche di una maggiore pressione a livello comunitario sulle attività delle corporation d’oltreoceano. È notizia proprio di questa settimana che la Commissione Europea sarebbe in procinto di avviare una nuova indagine formale, la terza, nei confronti di Alphabet per violazione delle norme antitrust sulla pubblicità online. Secondo il Wall Street Journal, Bruxelles potrebbe depositare un’accusa formale già a luglio o agosto.

 

Credits:Reuters. I funzionari spagnoli escono dagli uffici di Google a Madrid

 

In questo groviglio di accuse e indagine condotte sia a livello centrale sia dai singoli Paesi della Ue, l’Italia ha sicuramente “fatto scuola”. A febbraio Google è dovuta scendere ai patti con il Fisco e con la Procura di Milano, accettando il pagamento di circa 320 milioni di euro su 800 milioni di imponibile prodotto nella Penisola in cinque anni (2008-2013). La notizia aveva già iniziato a filtrare a fine 2015, in seguito a un altro accordo concluso dal procuratore Francesco Greco e dall’Agenzia delle Entrate con Apple.

Il colosso di Cupertino aveva dovuto versare 318 milioni di euro per rimborsare mancati versamenti Ires per 879 milioni. Proprio in quell’occasione gli uffici della Procura milanese avevano parlato di un “modello da esportare” in altri Paesi europei in casi analoghi. Vedremo come si comporteranno gli inquirenti francesi e spagnoli.

 

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