04/12/2020 di Redazione

Brain on Tech, il primo studio sulle neuroscienze di Dell

Si tratta di una ricerca, realizzata in collaborazione con Emotiv. Attraverso una serie di esperimenti, condotti su utenti con caratteristiche molto diverse, ha valutato le loro reazioni e il livello di stress nello svolgere attività con pc di scarsa qual

Dell Technologies ha realizzato, in collaborazione con Emotiv - società australiana specializzata in bioinformatica e tecnologia, e in ricerche neurologiche - lo studio neuroscientifico Brain on Tech. La ricerca si basa su una serie di esperimenti per misurare le reazioni di alcuni utenti, di età e livelli di alfabetizzazione informatica differenti, nello svolgere attività al pc, sotto pressione in termini di tempo e con la prospettiva di una ricompensa una volta completati i compiti. 

Le condizioni sperimentali: erano diverse: "Bad Computer", ovvero con notebook di scarsa qualità, poco affidabili e con dei bug e "Good Computer", con pc nuovi, ad alte prestazioni e schermi tali da semplificare l'esperienza utente. I livelli di stressconcentrazione, eccitazione e frustrazione dei partecipanti sono stati valutati in tempo reale, grazie agli algoritmi di machine learning proprietari di Emotiv.

“Grazie alla tecnologia ci connettiamo, impariamo, lavoriamo e svolgiamo molte delle nostre attività quotidiane”, ha affermato Livio Pisciotta, CSG Sales Manager Dell Technologies Italia. “Ma proprio perché ci affidiamo sempre di più alla tecnologia, le sue performance ci condizionano. Questa ricerca ci aiuta a comprendere meglio le esigenze degli utenti e a indirizzare le innovazioni sulla base delle loro esigenze”.

Le principali evidenze emerse dallo studio tracciano uno scenario inedito: il livello di tecnologia (efficienza, velocità, facilità di utilizzo e così via) impatta positivamente o negativamente su vari aspetti. I dipendenti che utilizzano una tecnologia “buona” possono aumentare la propria produttività del 37% e, per ogni ora lavorata, si risparmiano 23 minuti, ovvero quindici ore in una settimana lavorativa di 40 ore.

Al contrario, una “cattiva” esperienza tecnologica ostacola le performance dei dipendenti e influisce negativamente sulla produttività per oltre il 30%, a prescindere dalla capacità di utilizzare gli strumenti informatici. Ci sono poi impatti generazionali. Sui Millennial più giovani e sulla Gen Z (i ragazzi con meno di 26 anni), un’esperienza tecnologica negativa impatta il doppio rispetto a quanto accade ai colleghi più maturi.

L’eccitazione dei partecipanti allo studio nel ricevere computer nuovi e meglio funzionanti è stata maggiore di quella provata quando hanno ricevuto la ricompensa pattuita. Inoltre, per riprendersi dallo stress generato dall’avere interagito per l’intera giornata lavorativa con dei pc meno performanti, hanno avuto bisogno del triplo del tempo rispetto a chi ha vissuto momenti meno stressanti, anche ascoltando musica rilassante.

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