08/03/2023 di Redazione

Donne e tecnologia, a che punto siamo con il gender gap?

Nel campo della cybersicurezza le donne sono solo il 25% della forza lavoro. Tra le startup del metaverso l’87% dei team fondatori è composto di soli uomini.

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Secondo il ”Global Gender Gap Report 2022” del World Economic Forum, a livello mondiale nel  settore tecnologico le donne sono appena il 24% degli occupati, e in tutti i settori la rappresentanza femminile tende a ridursi tra i ruoli di leadership. Il tema non è nuovo, né sconosciuto: la carenza di studentesse e professioniste negli ambiti Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) è un problema atavico e legato a molteplici fattori culturali, economici, sociali e anche psicologici, considerando che le persone vengono influenzate dalle opinioni e dai pregiudizi che le riguardano. Se le donne, fin da bambine, vengono abituate a credere di non essere “portate” per le materie scientifiche, le loro future scelte di studio e di carriera potrebbero essere non del tutto libere.

 

Nell’anno 2023 queste discussioni potrebbero e dovrebbero essere ormai superate, in una società sempre più digitalizzata e dove, specie tra le giovani generazioni, la cultura della diversità e dell’inclusione ha messo radici. In programmi come Girls Who Code o Women in Cybersecurity si osserva una sostanziosa presenza femminile, ma le statistiche più generali sul mondo del lavoro (come quella, sopra citata, del World Economic Forum) ci dicono che il tema del gender gap nella tecnologia è ancora tristemente attuale.

 

Le opportunità ci sono, e sarebbe bello che venissero colte da uomini e donne allo stesso modo anche per garantire quella pluralità di punti di vista di cui c’è bisogno, per esempio, nel campo dell’intelligenza artificiale. Secondo il “Women Know Cybersecurity 2022 Report” di Cybercrime Magazine, l’anno scorso tra i professionisti della sicurezza informatica la “quota rosa” si limitava al 25%, dato comunque in crescita rispetto al 20% del 2019 e al 10% del 2013. Secondo gli autori del report, si arriverà al 30% nel 2025 e poi al 35% nel 2031, considerando non soltanto le occupate all’interno di società di cybersicurezza ma anche i ruoli di sicurezza informatica in aziende di altri settori.

 

Un altro ambito promettente dal punto di vista delle possibilità di carriera è quello del Web3, l’universo (in via di sviluppo) delle tecnologie a supporto del metaverso, come realtà virtuale, criptovalute, blockchain, beni Nft. E anche qui il gender gap è marcato. Un recente studio di Boston Consulting Group e People of Crypto Lab, basato sull’analisi di migliaia di startup che si occupano di Web3, ha evidenziato che su un totale di 2.388 team fondatori ben l’87% è composto di soli uomini, il 10% da persone di entrambi i sessi e appena il 3% di sole donne.


Nel 93% dei casi la startup è stata fondata da un uomo. Sul totale dei collaboratori la “quota rosa” nel campione sale al 27% ma è concentrata in ruoli non tecnici, specie nel marketing e nelle risorse umane. Colpisce anche scoprire che i team interamente maschili hanno più successo nell’ottenere finanziamenti per la startup rispetto a quelli “misti” o femminili. "I numeri sono allarmanti”,  ha commentato Paola Scarpa, managing director e partner di Boston Consulting Group. “Oltre che una crisi di diversità questa è una crisi economica, perché così si perde l’occasione di supportare e far crescere quei business pensati per le consumatrici e non solo per i consumatori”.

 

 

 

 

Stalkerware, l’Italia è seconda in Europa
Un altro problema da affrontare è quello dell’uso potenzialmente lesivo della tecnologia, a svantaggio delle donne, ma non solo. Lo stalking digitale è un problema che non ha genere, ma più di frequente la vittima è una donna. L’anno scorso i software di Kaspersky hanno intercettato e bloccato stalkerware (cioè programmi spia che vengono installati segretamente sullo smartphone della vittima, potendo visualizzare le sue attività Internet, leggere messaggi, catturare immagini, registrare video o audio e vedere la geolocalizzazione tramite Gps) diretti a 3.158 utenti europei, 405 dei quali in Italia.

Questi dati, contenuti nel nuovo report “State of Stalkerware 2022” di Kaspersky, ci dicono tra l’altro che l’Italia è il secondo Paese europeo più colpito per numero di utenti presi di mira dallo stalkerware, dopo la Germania (736 casi) e prima di Francia, Regno Unito e Spagna.

“Oltre a sensibilizzare l’opinione pubblica, condividere le nostre competenze e collaborare con i partner”, ha spiegato  Christina Jankowski, senior external relations manager di Kaspersky, “abbiamo aggiornato il Privacy Alert in caso di rilevamento di stalkerware sui dispositivi degli utenti, in modo da informarli che la rimozione del software potrebbe essere notata dall’autore del reato. Il motivo è semplice: se il software viene eliminato, si cancella la prova che lo stalkerware è stato installato e se un autore perde il controllo su un dispositivo, la situazione potrebbe degenerare. La nostra missione è garantire che le vittime siano in condizione di agire nel modo migliore per ottenere il risultato più sicuro possibile e invertire la tendenza a questa forma di violenza digitale”.

Dallo stalkerware deriva spesso il cyberstalking, che però solo digitale non è, bensì ha “un impatto concreto sulla vita reale di chi lo subisce”, come sottolineato da Elena Gajotto, vicepresidente della cooperativa sociale Una Casa per l’Uomo.Ci sono effetti psicologici, fisici e sociali a medio e lungo termine che vediamo quotidianamente nei nostri centri antiviolenza. Il cyberstalking comprende diverse tipologie di comportamenti, come l’invio continuo e insistente di messaggi, il monitoraggio dell’attività della vittima o altre forme di persecuzione online e, come afferma lo stesso studio, è possibile che il cyberstalking sia semplicemente uno strumento aggiuntivo nel kit dello stalker”. La cooperativa collabora con Kaspersky e con altri partner della Coalition Against Stalkerware per sostenere le vittime e contribuire alla formazione dei professionisti che operano nel campo della violenza domestica.

 

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