08/03/2016 di Redazione

Donne, tecnologia e lavoro: liberarsi dagli stereotipi è possibile

Un’indagine sponsorizzata da Ca Technologies e condotta da NetConsulting Cube conferma l’esistenza di una disparità di genere all’interno del mondo del lavoro, che accomuna l’Italia al resto del mondo: la presenza maschile domina ancora nelle professioni

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“Meno mimose, più Stem”. Il migliore augurio per le donne, nel giorno del calendario loro dedicato, l’amministratore delegato di NetConsulting Cube, Annamaria di Ruscio, lo riassume così.  Un augurio professionale ma anche di affermazione sociale, che riguarda la pari opportunità di carriera nei ruoli legati alle discipline Stem, cioè Science, Technology, Enigeering and Math. Nello Stivale, così come nel resto del mondo, questo è ancora un territorio popolato soprattutto da uomini e la sproporzione diventa più netta se si restringe il punto di vista ai ruoli di responsabilità, dal Cio al project manager dell’It. Qualcosa però sta cambiando, come certificato da un’indagine di NetConsulting Cube, sponsorizzata da Ca Technologies e dalla fondazione Sodalitas.

La ricerca si è basata su un questionario online, a cui hanno risposto fra gennaio e febbraio di quest’anno 60 responsabili delle risorse umane, 45 fra Cio e It manager di aziende medie e grandi di diversi settori, oltre a circa duecento ragazzi e ragazze delle scuole superiori. Fra gli studenti, il 53,7% è donna, mentre nella categoria dei Cio/it manager le donne solo limitate al 37,8%. Il che non stupisce: i big mondiali della tecnologia non sono un esempio migliore, se pensiamo (ce lo dice un report del Wall Street Journal) che fra i dipendenti di Google la percentuale di donne non supera il 22%, la medesima registrata in Twitter e quasi la stessa di Facebook (23%). Ancor peggio fanno Microsoft e Intel, con il loro 17% di quote rosa, mentre con Apple, eBay e LInkedIn si sale fino, rispettivamente, al 28%, 29% e 30%.

Da questi numero appare evidente una sproporzione che fra le righe del questionario di NetConsulting trova spiegate alcune delle sue ragioni. “Tra i responsabili delle risorse umane”, illustra Rossella Macinante, project leader di NetConsulting Cube e una delle autrici della ricerca, “il 58,3% ammette l’esistenza di un gender gap nei ruoli tecnico-scientifici, ma è positivo sul fatto che questo divario si stia riducendo. Una percentuale abbastanza significativa, il 37,5%, ritiene sia ancora molto elevato, mentre solo una minoranza del 4,2% ne nega l’esistenza”.

 

Le strutture Ict delle 45 aziende considerate dall'indagine (clicca per ingrandire)

 

Ostacoli oggettivi e culturali
Dal punto di vista della retribuzione non si osserva, invece, un particolare gap a sfavore delle dipendenti donne (solo il 10% è di questo parere). Nei confronti del gentil sesso non mancano segni di considerazione: gli stessi direttori delle risorse umane riconoscono alle donne alcune “soft skill”, possedute in maggior misura rispetto agli uomini. In particolare, viene segnalata una maggiore capacità di problem solving (per il 75% degli intervistati), di multitasking (62,5%), di gestione dei rapporti interpersonali (45,8%), di collaborazione e team working (45,8%), di flessibilità (45,8%).

“Esistono però delle difficoltà oggettive, riconosciute anche dai responsabili delle risorse umane, nelle attività di recruiting di professionisti donne con competenze tecnico-scientifiche”, precisa Macinante, alludendo alla minore disponibilità di laureate in discipline Stem. Ma le ragioni “oggettive” non sono sufficienti a giustificare la mancata parità. Quasi la metà degli intervistati delle Hr (45,8%) cita l’esistenza di resistenze culturali interne all’organizzazione intenzionata ad assumere, mentre addirittura più del 62% del campione ammette l’esistenza di stereotipi di genere associati alle competenze tecnico-scientifiche, ancora persistenti nelle aziende. Una motivazione più materiale, come la difficoltà delle donne nel conciliare impegni familiari e professionali, è citata solo dal 37,5% dei rispondenti. Poco meno della metà dei responsabili Hr, invece, il 47,8%, ritiene che le aziende stiano portando avanti politiche di sviluppo delle pari opportunità di carriera rispetto al genere, mentre per il 43,4% stanno aumentando le possibilità di lavoro flessibile o part-time.

 

I ruoli ricoperti (oggi o in futuro) dalle donne dell'It, secondo l'indagine di NetConsulting Cube

 

It manager e studenti, due punti di vista diversi
Il punto di vista dei chief information officer è l’altra faccia della medaglia. Fra gli intervistati da NetConsulting Cube, vale la pena evidenziare un dettaglio: nei contesti in cui il ruolo del Cio è affidato a un uomo, la percentuale di donne tende a essere minore di questa media; se il Cio è una “lei”, invece, la percentuale di donne con ruoli tecnico-scientifici sale oltre il 30%. I ruoli Ict ricoperti dalle donne sono, in ordine decrescente, responsabile di area (infrastrutture, applicativo, telecomunicazioni) nel 48,6%, project manager, 45,7% e sviluppatore/programmatore, 31,4%, mentre appena il 2,9% degli addetti alla sicurezza non è un uomo. E sembra di intravedere una certa solidarietà di genere non esplicitata, se si pensa che nelle (poche) aziende in cui il Cio è una donna le colleghe di sesso femminile tendono ad avere ruoli di responsabilità (project manager, responsabile di area) con percentuali superiori alla media. Il divario di genere si sta riducendo? Per il 64% degli It manager uomini sì, mentre fra le donne la fetta di ottimiste è del 58,8%.

Completa il quadro il punto di vista degli studenti, il più libero dagli stereotipi: l’88,7% degli intervistati non ritiene che le donne siano meno portate verso le materie tecnico-scientifiche. Fra i soli maschietti le percentuali sono simili: per il 61% dei ragazzi, non è affatto vero che le donne siano meno portate verso materie scientifiche o tecniche, mentre per il 25% questo è poco vero e solo il 13% lo ritiene abbastanza o molto vero. Persiste invece una tendenza storica, quella della maggiore inclinazione delle studentesse verso materie umanistiche con l’eccezione, in territorio scientifico, della laurea in Medicina (la sceglierebbe il 32,2% delle ragazze interessate alle materie Stem).

 

Le intenzioni di studio universitario degli oltre 200 studenti intervistati

 

Un’opportunità da cogliere in tutta Europa
Può darsi che, valutando la possibilità di trovare lavoro (e un buon lavoro), queste future professioniste cambino idea sul percorso universitario da intraprendere. Con la prospettiva che – anche alla luce dell’indagine di NetConsulting – l’accesso e le possibilità di carriera per le professioni tecnico-scientifiche si liberino via via delle disparità di genere. L’opportunità esiste, e va sfruttata: secondo le stime dello Digital Scoreboard della Commissione Europea, il gap di competenze tecnico-scientifiche rispetto alla domanda delle aziende Ue andrà aumentando nei prossimi anni. Si ipotizza per il 2020 un deficit di 825mila risorse in Europa. In Italia nel 2013 i laureati nelle materie Stem di età compresa fra 20 e 29 anni nel erano  l’1,3%, sotto la media Europea dell’1,8% circa e sotto Paesi come il Regno Unito (2,3%), la Francia (2,2%), la Spagna (1,9%) e la Germania (0,9%). E i tutte le nazioni citate le donne laureate in area Stem sono sotto questa media.

Certamente la scuola può fare molto per avvicinare di più gli studenti alle materia scientifiche e tecniche, sia rinnovando i metodi di insegnamento (la carenza di laboratori ed esperienze pratiche, accanto alla teoria, è fra le lamentele raccolte dall’indagine) sia avvalendosi dell’aiuto delle aziende. Ca Technologies quest’anno, per la terza volta, aderisce a “Deploy you talents”, un’iniziativa promossa dal network europeo Csr Europe e lanciata in Italia dalla fondazione Sodalitas. L’obiettivo è quello di creare accordi fra le scuole e le aziende per sensibilizzare gli studenti sul valore delle materie tecnico-scientifiche. Demolendo, fra le altre cose, ogni residuale stereotipo di genere. “Ca Technologies crede nella partnership tra imprese, scuole e organizzazioni no profit quale formula vincente nell’orientamento dei giovani verso percorsi formativi che offrano opportunità occupazionali concrete”, ha commentato Daniela Avignolo, direttore delle risorse umane della software house in Italia.

 

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