12/03/2015 di Redazione

Emc: “La trasformazione più grande è quella legata alla mobilità”

Il cambiamento di abitudini degli utenti e i nuovi player che hanno puntato con decisione su questo aspetto hanno aperto la strada agli altri grandi trend attuali: l’esplosione dei Big Data, la necessità di Analytics per sfruttarne le potenzialità e il cl

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Presi nel turbine della quotidianità a volte si perdono di vista i progressi che l’economia e il mercato hanno fatto nell’ultimo periodo. Tre anni fa la reputazione dell’Italia all’estero era ai minimi storici, l’Expo 2015 di Milano era una sorta di “buco nero”, l’economia mondiale era un disastro. Oggi la situazione, anche se presenta ancora notevoli margini di miglioramento, è cambiata. In questo contesto a trasformarsi non sono stati solo i mercati, ma anche le aziende. Emc è un buon esempio di come il cavalcare correttamente i trend di mercato possa dare buoni frutti. Per spiegare il lavoro che è stato fatto, Marco Fanizzi, che è alla guida della società da circa tre anni e mezzo, ha incontrato i rappresentanti della stampa per un incontro informale.

Tre anni fa abbiamo intrapreso un percorso di crescita legata non solo al fatturato, ma soprattutto alle persone, ai talenti,” spiega. “Con queste premesse l’azienda è cresciuta e siamo arrivati a ottenere la terza posizione nel ‘Great Place to Work’ sul panorama italiano. Ma la cosa più importante è il trend positivo, più che la posizione: quattro anni fa eravamo diciottesimi. A livello di fatturato i numeri ci danno ragione, con una crescita costante. Numeri non ne posso fare, ma sono molto soddisfatto sotto ogni punto di vista. Emc in questo momento sta andando nella giusta direzione.”

 

Ecco come funziona la "federazione" Emc-VMware-Pivotal-Rsa-vce

 

A guidare la trasformazione sono stati i quattro pilastri che Emc ha messo al centro della sua strategia: cloud computing, Big Data, Analytics e mobilità. La società ha anche continuato a operare seguendo la strategia della “federazione” di aziende, che vede coinvolte anche VMware, Pivotal, Rsa e Vce. Il fatto di non trovarsi di fronte a un gruppo “classico” porta spesso a chiedersi se questo modello stia funzionando e se verrà mantenuto nel tempo.

VMware, per quanto possiamo vedere ora, rimarrà nella federazione di aziende,” dice Fanizzi. “Pivotal è l’ultima nata e quindi ha delle crescite ‘bulgare’, come tante altre nuove aziende del settore. Vce è invece una business unit a tutti gli effetti di Emc. Il suo trend di crescita è impressionante: ha superato il miliardo di dollari in due anni e mezzo. Per quanto riguarda la federation pensiamo che sia la risposta corretta: ci permette di essere agili, veloci e capaci di modificare il nostro business model in base ai trend di mercato. Oggi c’è la necessità di avere una velocità completamente diversa rispetto al passato.

 

L’indicatore di come pochi anni abbiano completamente cambiato il volto dell’azienda arriva dal suo livello di fatturato mondiale, e soprattutto dalla sua composizione. Cinque anni fa la società fatturava 14,8 miliardi di dollari, mentre nell’ultimo anno fiscale si è arrivati a 24,4 miliardi. Parte fondamentale della crescita di un’azienda che è nata come fornitore di hardware per lo storage è stato il software.

La maggior parte della crescita si è registrata sul software, pur essendo rimasti leader nello storage,” afferma Fanizzi. “Il mercato sarà sempre più ‘software driven’. Il trend della crescita del software è impressionante: oggi il 40 per cento del fatturato italiano è fatto dal software e questo peso continuerà a crescere. Il ‘software defined data center’ è il nostro motto”. A livello italiano, l’altro cambiamento fondamentale nella strategia della società è legato a come vengono raggiunti i clienti. “In Italia nel 2011 Emc ha realizzato il 40 per cento del suo fatturato attraverso i partner, mentre lo scorso anno questo valore è salito al 70 per cento,” conferma Fanizzi. “E penso che ci avvicineremo all’80 per cento.

 

Il software-defined data center visto da Emc

 

Se i quattro mercati citati all’inizio come pilastri della strategia di Emc sono tutti importanti, uno più di altri ha influenzato la crescita nel nostro Paese: quello della mobilità. Storicamente in Italia la diffusione dei cellulari è sempre stata elevatissima, e gli smartphone non fanno eccezione. Fanizzi è convinto che questa nostra tendenza abbia pesato enormemente sul modo di agire di alcuni grandi player di settori specifici, banche in testa, e spiega cosa sia cambiato da un punto di vista estremamente pratico.

Tre anni e mezzo fa BlackBerry era ancora uno degli strumenti più utilizzati e in pochi pensavano di rinunciarvi,” dice. “Ora sembra di parlare del giurassico. BlackBerry aveva già molte app, che però non venivano utilizzate. Oggi invece ce ne sono centinaia di migliaia, se non milioni, che vengono sfruttate sia a livello personale sia a livello aziendale. Le app delle banche nella sostanza non esistevano, mentre oggi sono diventate la loro nuova interfaccia. Quando le banche tradizionali hanno capito che i circuiti di pagamento di nuova generazione, come PayPal prima o Apple Pay oggi, erano in grado di generare un mercato captive enorme, composto da milioni o addirittura miliardi di persone, sono state costrette a reagire.

 

L’esplosione della mobilità ha poi fatto da volàno agli altri tre pilastri. “L’uso di dispositivi mobili ha portato alla generazione di una enorme mole di nuovi dati, e quindi parliamo di Big Data e di nuove problematiche,” afferma Fanizzi. “In più i  dati vengono ora generati in modo diverso: una volta erano strutturati, mentre oggi sono singoli file che nascono da miliardi di transazioni diverse. Ed ecco che emerge la necessità di strumenti di Analytics, ulteriore conseguenza di questo trend. L’Analytics è l’evoluzione della Business Intelligence, i cui progetti - cinque anni fa - richiedevano un anno e mezzo per la loro ideazione e implementazione. Oggi questo non è più possibile: un progetto di Analytics deve essere veloce. Ed ecco perché le piattaforme cambiano e nasce il cloud computing, con nuovi provider capaci di far fronte ai picchi di necessità”. Che sono destinati ad aumentare ulteriormente con l’arrivo dei wearable device e delle applicazioni It al mondo dell’automobile.

 

 

Aziende come Emc, che sono sostanzialmente fornitori di tecnologie, hanno il compito di provare a guidare la trasformazione all’interno delle aziende. “Negli ultimi anni i clienti sono stati abituati a gestire i loro data center in condizioni di emergenza,” spiega Fanizzi. “Oggi si trovano con un fattore competitivo molto più forte, hanno di fronte nuovi player di mercato e devono quindi trasformarsi gestendo al contempo la forte esplosione dei dati. Stiamo quindi cercando di aiutare le aziende attraverso l’implementazione sempre più spinta di soluzioni di automazione per i data center, che è l’unico modo per diminuire gli errori e i cicli uomo necessari.

Cercando di capire se ci siano settori verticali che più di altri hanno contribuito alla crescita di Emc la risposta di Fanizzi è chiara: “In generale i settori che rispondono meglio in Italia sono quelli che cinque anni fa hanno cominciato a investire nell’export. Non è quindi una crescita legata a mercati verticali, ma al cambiamento nel modello di business: investire in It al fine di riuscire a crescere all’estero. Ed è un fenomeno accelerato oggi dal cambio euro-dollaro. Chi si è posizionato meglio in questa direzione è quello che cogli i frutti più interessanti.”

 

Ora l’amministratore delegato di Emc Italia è focalizzato sulla redazione del piano strategico per il prossimo triennio. “Vogliamo essere ancora primi attori nei quattro ambiti già citati. In Italia lo facciamo attraverso i processi di sviluppo che vedono al centro della nostra strategia l’attenzione al cliente. Per questo valorizzeremo ancora di più le persone: alla fine c’è sempre una relazione tra cliente e fornitore.” La filiale italiana conta oggi oltre cinquecento persone, che dovrebbero crescere nei prossimi 36 mesi di una cinquantina di unità.

 

Il profilo ideale di un "data scientist"

 

Quello che a noi serve, così come alle altre aziende,” dice Fanizzi, “è un’iniezione di ‘sangue fresco’ molto preparato, costituito dai neolaureati. Ci servono nuovi ingegneri, nuovi informatici. E poi abbiamo bisogno di portare a bordo nuove figure come quella dei ‘data scientist’ per le soluzioni di Analytics. Sono persone abbastanza destrutturate, ma molto informatiche, capaci di stare dentro il digitale, con una formazione universitaria e ingegneristica, che hanno fatto una breve esperienza in una ‘big five’ o in un provider di un certo tipo. Devono avere voglia di cambiare e di crescere. E all’interno di un vendor possono fare esperienze diversificate.”

La sfida per Emc è quella di riuscire a convincere i clienti, soprattutto quelli di medie dimensioni, della necessità di sposare il cambiamento. Mentre nelle piccole aziende il processo decisionale è snello e in quelle più grandi si lavora a strategia dedicate, nella media impresa c’è più confusione. “Ai clienti bisogna riuscire a proporre degli ‘use case’, soluzioni specifiche che permettano loro di risolvere un problema di business. Oggi i Cio oggi sono potenzialmente al centro dell’azienda. Ma c’è un problema di persone e c’è un problema di infrastrutture e di processi, che non sono facili da cambiare.”

Ma sull’onda degli ultimi tre anni la sfida sembra alla portata di Emc. “Nel 2015 in Italia pensiamo di chiudere con una crescita a doppia cifra,” conclude Fanizzi. “Le premesse sono buone”. Del resto, lavorando per una società che ogni anno investe l’11 per cento del suo fatturato e altrettanto in nuove acquisizioni le opportunità non mancano.

 

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