05/10/2020 di Redazione

Facebook fa causa a due aziende per il data scraping

Le soeictà citate nella denuncia, BrandTotal con sede in Israele e Unimania costituita nello stato americano del Delaware, erano impegnate in un’operazione internazionale di estrazione dati che, secondo il social network, violava le sue politiche e i term

immagine.jpg

Facebook ha intentato una causa negli Stati Uniti contro due società - BrandTotal con sede in Israele e Unimania, un'azienda costituita nel Delaware - che avevano organizzato un'operazione internazionale di data scraping riguardante anche Instagram. A essere interessati diversi altri social network, siti e servizi, tra cui Twitter, Amazon, LinkedIn e YouTube. “Le società, che hanno raccolto i dati degli utenti di Facebook, Instagram e altri per scopi di ‘marketing intelligence’, lo hanno fatto in violazione dei nostri Termini di servizio e stiamo perseguendo azioni legali per proteggere i nostri utenti”, spiega Jessica Romero, Director of Platform Enforcement and Litigation dell’azienda, in un post sul blog.

La causa legale di Facebook si concentra in gran parte su due estensioni del browser utilizzate dalle società: Ads Feed di Unimania e UpVoice di BrandTotal. Con la prima utenti, che potevano salvare gli annunci visti su Facebook per un uso successivo, avrebbero partecipato a un panel che inviava informazioni sulle preferenze pubblicitarie ai clienti aziendali di Unimania. UpVote, invece, ha regalato gift card agli utenti come premio per aver utilizzato i principali social network e siti di shopping, e aver condiviso le loro opinioni sulle campagne online gestite dai grandi marchi.

Facebook afferma che queste estensioni hanno operato in violazione delle sue protezioni contro lo scraping e dei suoi termini di servizio. Quando gli utenti le installavano e visitavano i siti web, queste aggiungevano dei programmi automatici che estraevano e raccoglievano il loro nome, ID utente, sesso, data di nascita, stato della relazione, informazioni sulla posizione e altri dati relativi ai loro account, che sono poi stati inviati a un server condiviso da BrandTotal e Unimania.

La maggior parte dei casi che coinvolgono lo scraping dei dati sono controversi in base al Computer Fraud and Abuse Act, scritto negli anni '80 per perseguire i casi di pirateria informatica. Chiunque acceda a un computer "senza autorizzazione" può essere soggetto a multe salate o addirittura al carcere. Ma poiché la legge non definisce in modo specifico cosa sia l'accesso "autorizzato" e cosa non lo sia, i giganti della tecnologia hanno ottenuto risultati contrastanti nei loro sforzi per combattere i data scraper. Quest’ultima causa intentata da Facebook ha maggiori possibilità di un esito positivo perché le accuse si basano sul fatto che BrandTotal ha raccolto dati che non erano intrinsecamente pubblici.

Lo scopo di Facebook, quando reprime le attività di scraping dei dati, non è solo quello di proteggere la privacy degli utenti. Infatti, se non lo facesse, rischierebbe multe elevate. Non a caso all'inizio di quest'anno l’azienda è stata condannata a pagare oltre mezzo miliardo di dollari per risolvere una causa legale collettiva, che presumeva una violazione sistemica di una legge sulla privacy dell'Illinois. Inoltre l'anno scorso si è accordato con la Federal Trade Commission (Ftc) per le violazioni della privacy e ha dovuto pagare una penale di 5 miliardi di dollari.

ARTICOLI CORRELATI