16/12/2020 di Redazione

Facebook porterà via un po’ di privacy ai britannici post Brexit?

Con l’uscita dall’Ue, gli utenti del Regno Unito saranno sottratti alle regole del Gdpr ed sottoposti agli stessi termini d’uso previsti per gli statunitensi.

A causa della Brexit, gli utenti britannici di Facebook dovranno forse rinunciare a un po’ di tutele di privacy. Un tema già di per sé spinoso e ambiguo per i social network, specie per quello di Menlo Park: il caso Cambridge Analytica resta impresso nella fedina penale dell’azienda, per quanto da allora Mark Zuckerberg abbia cercanto di cancellare quella macchia con ripetute scuse e dichiarazioni d’amore per la privacy. Per le negligenze che consentirono a Cambridge Analytica di accedere ai dati di 87 milioni di utenti (poi bersagliati con  advertising personalizzato e messaggi di propaganda politica) proprio nel Regno Unito l’anno scorso Facebook è stata multata per 500 milioni di sterline dall’Information Commissioner’s Office, il garante della privacy britannico. 

 

Un po’ paradossalmente, forse, ma come logica conseguenza della Brexit, ora l’azienda californiana può sottrarre i suoi utenti britannici alle tutele di riservatezza dei dati previste dall’Unione Europea. Il Gdpr, in particolare, dalla sua entrata in vigore nel maggio del 2018 ha posto alcuni paletti in merito alla raccolta, al trattamento e alla conservazione dei dati personali dei cittadini residenti in Europa, richiedendo alle aziende (e dunque anche alle tech company) maggiore chiarezza nella descrizione dei termini d’uso di un servizio e nell’esplicitazione del consenso.

 

Al momento, nella “fase di transizione” da qui al 31 dicembre, in Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord le regole del Gdpr sono ancora valide. Una volta completata la procedura di uscita dall’Ue, però, a partire dal 1 gennaio 2021 il regolamento non si applicherà più ai sudditi della Regina, anche se le aziende britanniche dovranno continuare a rispettarlo fino a differenti disposizioni. Dovranno, inoltre, rispettare la legge nazionale sulla privacy ovvero lo Uk Data Protection Act del 2018.

 

Facebook però non è un’azienda britannica, quindi allo scoccare del 2021 in riferimento agli utenti del Regno Unito potrà ritenersi libera dalle costrizioni del Gdpr, pur continuando a rispettare lo Uk Data Protection Act. Secondo quando dichiarato dalla filiale locale della società, “Facebook, come altre aziende, ha dovuto apportare dei cambiamenti per rispondere alla Brexit e trasferirà le proprie responsabilità e obblighi legali verso gli utenti britannici da Facebook Ireland a Facebook Inc. Non ci saranno cambiamenti sui controlli di privacy o sui servizi che Facebook offre alle persone nel Regno Unito”.

 

 

A leggere queste parole sembrerebbe che questo passaggio sia più che altro un atto burocratico dovuto, che non avrà sostanziali conseguenze sulla privacy degli utenti. Ma di fatto per il governo Usa diventerà possibile, in presenza di determinate condizioni (controlli di sicurezza, indagini su persone o gruppi sospettati di terrorismo), richiedere a Facebook dati di utenti britannici per accertare eventuali responsabilità penali o collusione con attività illegali. “Più grandi sono le aziende e più dati personali conservano, più è probabile che siano sottoposte a doveri di sorveglianza o a richieste di cessione dei dati al governo statunitense”, ha dichiarato Jim Killock, direttore esecutivo dell’associazione no-profit britannica Open Rights Group. “I tribunali statunitensi hanno stabilito che le protezioni costituzionali contro le ricerche irragionevoli non si applicano ai non cittadini residenti oltreoceano”.

 

Nei prossimi mesi è probabile che torneremo a sentir parlare della questione. Intanto, un portavoce di Twitter si è affrettato a specificare che i dati degli utenti britannici della piattaforma continueranno a essere gestiti dalla filiale irlandese della società.

 

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